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I presidi sceglieranno i professori con i colloqui

Ma i sindacati la pensano diversamente e sono pronti alle barricate

21/07/2016
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Corriere della sera

ROMA Sessantamila professori in movimento. Sono soprattutto i neoassunti della Buona scuola, che circa un anno fa hanno ottenuto una cattedra definitiva. Ma poi hanno chiesto di spostarsi. E oggi sono in attesa di sapere quale sarà la loro destinazione. La legge 107 della Buona scuola prevede che siano assegnati nei cosiddetti «ambiti territoriali» da dove le scuole potranno sceglierli.

Come? Il ministero dell’Istruzione ha preparato delle linee guida per dare le indicazioni operative su come la «chiamata per competenze» dovrà essere gestita dalle scuole. Sarà il preside a decidere tutto. Tra la fine di luglio e i primi di agosto, farà un bando per cercare il docente che gli serve in base al Piano di offerta formativa (Pof) della sua scuola; definirà i requisiti che il suo prof dovrà avere (in base a esperienze, titoli di studio e attività formative); selezionerà i curricula e, se serve, convocherà i candidati anche per un colloquio di lavoro finale. Poi sceglierà. La «chiamata diretta» è quella che da mesi spaventa gli insegnanti perché assegnerebbe un potere discrezionale troppo ampio al dirigente scolastico. Per il prossimo anno scolastico, ogni istituto si troverà a cercare dai 2 agli 8 docenti. Il preside elencherà fino a 6 requisiti, poi partirà la «caccia».

«È un’innovazione profonda — dicono la ministra Stefania Giannini e il sottosegretario Davide Faraone —: si passa da un meccanismo che premiava l’anzianità, basato su punteggi e burocrazia, a una procedura che valorizza il percorso professionale dei docenti e consente alle scuole, per la prima volta, di poter scegliere gli insegnanti di cui hanno bisogno».

Ma i sindacati la pensano diversamente e sono pronti alle barricate. Già la settimana scorsa avevano interrotto le trattative contestando l’eccessivo numero dei requisiti elencati dal Miur ma soprattutto la discrezionalità dei presidi. Da ieri, dopo aver visto le linee guida ministeriali, la contrarietà è totale. «Inaccettabile», dicono Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals Confsal e Gilda: «La nostra battaglia non finisce qui».

Claudia Voltattorni


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