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I numeri che non tornano sul sito del governo “Dalla Campania al Piemonte cantieri in ritardo”

Sul sito “passodopopasso” i numeri sono ottimisti e annunciano svariati cantieri chiusi. I resoconti aggiornati — ottenuti informalmente — ridimensionano, però, sia il numero dei lavori eseguiti che l’ottimismo

16/09/2014
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA .

La partenza del grande cantiere dell’edilizia scolastica in Italia c’è stata, indubbio. Ma è una partenza lenta: 1.754 cantieri sui 7.751 previsti (il 23 per cento). In diversi casi raffazzonata. E con report ministeriali che non tornano. Sul sito “passodopopasso” i numeri sono ottimisti e annunciano svariati cantieri chiusi. I resoconti aggiornati — ottenuti informalmente — ridimensionano, però, sia il numero dei lavori eseguiti che l’ottimismo. Il sito di governo, per esempio, dice che a luglio e agosto ci sono stati 1.465 interventi tutti eseguiti nelle scuole italiane, perlopiù ritinteggiature e piccole manutenzioni. L’aggiornamento ministeriale, che arriva a tarda ora, riduce ampiamente il “già fatto”: sono 918 “i lavori ad oggi terminati”, 547 in meno dell’annunciato.
In Piemonte sono stati pubblicamente accreditati 41 cantieri scolastici aperti e chiusi, le cifre reali riducono l’eseguito a tre scuole. Tre. Lo stesso vicedirettore dell’Ufficio regionale scolastico, Antonio Catania, sentiti i suoi operativi, dice: «Le cifre rese pubbliche dal governo non ci risultano, i lavoratori delle cooperative sociali che stanno intervenendo sul nostro territorio a luglio e agosto non hanno lavorato». I contratti firmati prevedono dieci mesi di assunzione: i 41 cantieri dichiarati chiusi in Piemonte sono una speranza non un report.
Un primo monitoraggio del Piano scuole belle — «a settembre i nostri ragazzi rientreranno in istituti nuovi e sicuri», aveva detto il premier presentando la prima missione forte del suo governo; «saranno anche esteticamente belle», aveva aggiunto il ministro Stefania Giannini — rivela che dentro i dati oggettivi c’è un po’ di propaganda. I 42 cantieri accreditati all’Emilia Romagna sono, in realtà, zero. I 207 del Lazio solo 92. I 203 della Campania 72. In altre regioni il dato pubblico e quello reale sono più vicini, ma i tecnici della presidenza del Consiglio hanno chiuso sui “file excel” lavori che sono ancora in corso, hanno dato in scadenza a settembre cantieri (1.355) che in realtà a settembre devono ancora partire. I lavori conclusi a settembre, secondo l’ultimo aggiornamento ministeriale, sono solo 836.
Lo sforzo c’è, ma il grande cantiere è più lento di quello che viene comunicato. Con i numeri che ballano, poi, il progetto ambizioso e necessario rischia di perdere credibilità. Gli uomini di Renzi lo scorso marzo, a governo appena insediato, hanno parlato di 3,5 miliardi a disposizione per l’edilizia scolastica. Ancora ieri il ministro Giannini certificava 1,2 miliardi nella disponibilità del ministero. Si scopre poi — fonti Miur — che ad oggi sono stati erogati 110 milioni e che entro dicembre saranno 150 milioni per i primi, leggeri interventi di pulizia di 7.751 plessi. Siamo sugli stanziamenti promessi ed erogati dal precedente governo, il Letta- Carrozza.
Agosto, con gli uffici scolastici chiusi e le segreterie degli istituti vuote, è stato un mese di burocrazia lenta, non certo di impastatrici accese. Il sindacato confederale piemontese a metà estate ha denunciato che su oltre 300 istituti in regione (286 nella provincia di Torino) solo 35 avevano firmato l’attivazione dei lavori, l’ultimo atto prima dell’arrivo dei manovali. «Se non si chiude a giorni rischiamo di perdere i finanziamenti », hanno detto i sindacati. Sugli atti burocratici c’è stata un’accelerazione e venerdì scorso l’Ufficio scolastico regio- nale ha assicurato che l’85% delle attivazioni è partito. Ma il piano scuole belle per ora si è occupato di lavori facili, una media di 19.300 euro di spesa a scuola. Sono rimasti fuori i casi più importanti, gli edifici che necessitano una “messa in sicurezza”. A Rivoli il liceo scientifico Darwin, che nel 2007 seppellì sotto il tetto crollato Vito Scafidi, 17 anni, ha ancora aree impraticabili per lavori in corso: prima il sequestro giudiziario, poi la mancanza di soldi della Provincia proprietaria dell’immobile.In questi giorni le tv hanno riproposto lo stato della scuola Leopardi di Napoli, a Fuorigrottta: ascensori fuori servizio, intonaci che si staccano, porte tenute aperte con il filo, rifiuti attorno. E in Campania i piani di governo sulle scuole belle e, successivamente, sicure sono diventati materia di scontro politico. Il presidente della Regione Stefano Caldoro il 21 agosto ha denunciato che mancavano i fondi per sette scuole su dieci e che tutti gli interventi realizzati erano stati finanziati dalla Regione: 847 milioni. Ieri il suo staff ha confermato: «I numeri diffusi dalla presidenza del Consiglio non risultano neppure al provveditorato, con i 171 milioni arrivati da Roma si possono solo pagare i lavoratori socialmente utili chiamati a intervenire ».
Il neodirettore dell’Ufficio scolastico del Lazio, Gildo De Angelis, ha spiegato che molti soldi tardano ad arrivare: «Sono appesi al Cipe». Ma in questi giorni gli allarmi sulle scuole che cadono a pezzi si rincorrono dalla provincia di Roma (Istituto alberghiero di Ladispoli) all’Isola d’Elba (Istituto professionale di Stato, lì ha ceduto il tetto). A Roma l’Asal, l’associazione delle scuole autonome che raccoglie 250 istituti, ha scritto una dura lettera al ministro Giannini. Dice: «Molti lavori di questa prima fase sono inutili, servono solo per reimpiegare lavoratori, alle scuole servono a poco». I contratti firmati in tutta velocità con i sindacati hanno fatto assoldare muratori estemporanei (ex lavoratori socialmente utili, in altri casi ex bidelli e vigilantes) con un’età media superiore ai 50 anni, per due terzi donne. Per contratto non possono ritinteggiare corridoi e aule oltre i due metri d’altezza, «e solo con il rullo». Gli “ex” riattati a riparatori non possono salire su tetti e ballatoi, su impalcature esterne e interne e «spesso non hanno gli strumenti per realizzare lavori complessi». I vetri rotti, c’è scritto, si sostituiscono solo al piano terra dell’istituto.

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