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Gli studenti: "No a questa Legge di bilancio, torniamo in piazza"

Universitari dell'Udu e "medi" bocciano le bozze della manovra che sta entrando in Parlamento: "Troppo poco su borse di studio e welfare studentesco". Il 17 novembre manifestazioni in tutta Italia. E l'organizzazione Link rilancia: "Per noi sarà la Giornata dello sfruttamento"

26/10/2017
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA - Gli studenti organizzati - nello specifico l'Unione degli universitari e la Rete degli studenti medi - bocciano con largo anticipo la Legge di stabilità, che a breve inizierà il suo percorso parlamentare partendo dal Senato. E annunciano uno sciopero per il prossimo 17 novembre. Nel pacchetto di governo ci sono molte cose dedicate a scuola e università: gli aumenti per docenti scolastici e presidi, l'abbreviazione temporale degli scatti dei professori d'ateneo, i 1.611 nuovi ricercatori, il piccolo aumento delle borse per i dottorandi. Per l'Udu, però, non si assiste "a un'inversione di tendenza" rispetto al sottofinanziamento recente del mondo della conoscenza. Per ora non si è trovato spazio, per esempio, per nuove risorse sul welfare studentesco (necessarie per far crescere, innanzitutto, il numero delle borse di studio universitarie). Il Pd sta cercando di mettere 10 milioni di euro su questa partita per aumentarle durante il viaggio parlamentare della legge (la delega della Buona scuola ne aveva già messi a bilancio trenta).

A proposito della Finanziaria per il 2018, va registrato che nell'ultima bozza disponibile sono uscite di scena la riforma dell'Alta formazione artistica (con la nascita dei Politecnici dell'arte) e l'annessa graduatoria nazionale. Sono stati anche depennati l'inquadramento dei ricercatori del Servizio sanitario (Irccs e Izs) e la soppressione della Fondazione Ime. Sono bozze di legge, va ricordato, e saranno riviste più volte prima dell'approvazione finale.
 
Lo sciopero del 17 novembre - che fa seguito a quello sull'Alternanza scuola lavoro dello scorso 13 ottobre - si inserisce nella Giornata internazionale dello studente, dal 1941 memoria dell'universitario ceco Jan Opletal ucciso dai nazisti durante l'occupazione e motivo di sempre rinnovate contestazioni sul diritto allo studio. 
 
Elisa Marchetti, coordinatrice dell'Udu, dice: "In questo Paese studiare è diventato un lusso. Il numero chiuso a livello nazionale impedisce a centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi di iscriversi all'università. Le tasse crescono di anno in anno e le borse di studio sono poche e insufficienti. Questa Legge di bilancio pensa a distribuire sgravi, ma non riesce a invertire la tendenza all'abbandono scolastico in tutte le fasce anagrafiche. Per le borse le anticipazioni parlano di 10 milioni in più. Un primo segnale, ancora troppo piccolo. Serve aumentare di almeno 150 milioni il fondo statale per eliminare gli idonei non beneficiari e quindi investire nel Fondo di finanziamento ordinario per abbassare le tasse nell'ottica della gratuità. E' necessario, infine, un piano di reclutamento nell'università che inverta lo smantellamento dell'accademia, svuotata in pochi anni di 14.000 docenti".
 
Continua Giammarco Manfreda, coordinatore della Rete degli Studenti medi: "In questa Legge di bilancio si parla esclusivamente di aumenti di stipendio per i presidi e di 85 euro in più per i docenti, che rischiano però di rinunciare ai famosi 80 euro dell'ex premier Matteo Renzi. Viene riconfermato il bonus di 500 euro ai neo-diciottenni prevedendo un capitolo di spesa di 290 milioni, fondi che potrebbero essere destinati al diritto allo studio, nella legge mai citato. Si sceglie di continuare a investire in bonus spot e sostanzialmente inutili e negli sgravi unilaterali verso il mondo dell'impresa, come quello previsto per chi assume gli studenti che hanno svolto almeno il 30 per cento delle ore di Alternanza scuola lavoro nella propria azienda scambiando quello che dovrebbe essere uno strumento didattico per una fonte occupazionale. Unica nota positiva sembra lo stanziamento di 900 milioni per gli enti locali di cui 400 destinati a interventi di edilizia scolastica, insufficienti per pensare a un piano di risanamento strutturale e duraturo".

L'Unione degli studenti e la Rete della conoscenza, le altre due organizzazioni di riferimento, fanno proprio il "17 novembre" come data di protesta e lo trasformano nella "Giornata dello sfruttamento"

declinandolo sull'Alternanza scuola lavoro voluta dalla "Buona scuola". Spiegano quelli di Link: "Bisogna interrompere un'economia della speranza e dell'impegno non pagato che sta producendo due risultati: o accettiamo lavoro povero o andiamo all'estero".


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