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Gli scienziati: 15 miliardi per la ricerca

La lettera al premier

01/10/2020
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Corriere della sera
Lucia Votano , Angela Santoni ,Curzio , Alberto Quadrio , Giorgio Parisi , Mantovani , Alberto , Luciano Maiani , Massimo Livi-Bacci , Massimo Inguscio ,De Bernardis ,Paolo , Daniela Corda , Luisa Cifarelli , Cinzia Caporale , Angela Bracco ,Ugo Amaldi

L’Italia investe l’1,4% del suo Pil in ricerca. È al ventitreesimo posto nella classifica mondiale. In una lettera al premier Conte, un gruppo di scienziati chiede che l’Italia si adegui agli standard dei Paesi più avanzati: «Per la ricerca 15 miliardi in 5 anni».

I llustrissimo signor presidente Conte, la pandemia Covid-19 ha mostrato l’importanza di avere sistemi di Sanità e Ricerca pubblici, avanzati e bene integrati nella comunità internazionale. Non meno determinante è stato il patrimonio di ricerca e innovazione industriale del Paese in settori di rilevanza strategica. Affrontare un virus sconosciuto richiede un alto contenuto di ricerca fondamentale in numerosi campi: microbiologia, fisiologia, caratterizzazione di nuove molecole, biotecnologie, nanotecnologie, intelligenza artificiale, calcolo di alta intensità, piattaforme per acquisire e distribuire i dati epidemiologici e biomedici, scienze sociali. Gli esiti di una prova così impegnativa e articolata implicano anche un grande potenziale di ricaduta industriale. Successivamente alla fase più acuta dell’emergenza, la ricerca di base rappresenterà una componente essenziale per la ripresa e per affrontare le sfide del futuro, quali i cambiamenti climatici, lo sviluppo di energie alternative, le future possibili pandemie.

Nel suo intervento al Forum Ambrosetti dello scorso 5 settembre, Lei stesso, Presidente, ha ricordato che il rilancio della ricerca è un obiettivo centrale per l’Italia. Il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi ha sottolineato come l’investimento pubblico in ricerca e formazione sia una leva fondamentale per migliorare l’equità, la competitività e il benessere nella nostra società.

Tuttavia, la ricerca pubblica in Italia è cronicamente sottofinanziata. Siamo fermi allo 0.5% del Pil (0,33% per la ricerca di base, 0,17% per la ricerca applicata), cifre che non reggono il confronto con lo 0,75% e 1% rispettivamente di Francia e Germania. Abbiamo 5,6 ricercatori ogni mille abitanti, contro 10,9 e 9,7 in Francia e Germania. Gran parte dei nostri giovani ricercatori, oggi, va a costruirsi una carriera all’estero non per libera scelta, ma perché in Italia non trova spazi e fondi adeguati. Mantenere le cifre attuali, quando tutti gli altri Paesi hanno già potenziato la ricerca di base come leva della ripresa o si apprestano a farlo, significherebbe marginalizzare definitivamente il nostro Paese, accelerando in modo catastrofico la fuga dei giovani più qualificati e il declino di interi settori ad alta intensità tecnologica. Il Recovery Fund messo a disposizione dalla Unione Europea fornisce un’occasione unica, sostanzialmente irripetibile per invertire questa tendenza e scongiurare simili scenari.

Come ricercatori e organizzatori di ricerca, chiediamo a Lei, al governo, e ai parlamentari, nell’esercizio delle rispettive prerogative e responsabilità istituzionali, di incrementare lo stanziamento per la ricerca pubblica di un miliardo di euro/anno per cinque anni a valere sul Recovery Fund, corrispondente a un investimento globale di circa 15 miliardi nel quinquennio. Questo sforzo adeguerebbe la ricerca pubblica in Italia a quella dei nostri vicini e consentirebbe al Paese di partecipare in modo competitivo alla ripresa economica e sociale dell’Europa.

L’aumento degli investimenti dovrebbe realizzarsi lungo tre linee critiche: finanziamento di bandi competitivi per progetti di ricerca, assegnati dal Mur in tutte le discipline, svolti con procedure aperte, trasparenti, basate sulle migliori linee guida internazionali e aperti al trasferimento tecnologico; la mappatura, il potenziamento e l’apertura sistematica ai ricercatori di tutto il Paese delle grandi infrastrutture di ricerca; ultimo, ma non per importanza, l’incremento e la valorizzazione del capitale umano secondo un piano strategico di concorsi con una programmazione certa, distribuiti nel quinquennio, basati sul merito e affidati a Università ed enti di Ricerca.

Riteniamo che l’adeguamento della ricerca italiana agli standard dei Paesi avanzati, a valere sul Recovery Fund, sia un passaggio cruciale per la ripartenza del Paese, un investimento strutturale per il presente e il futuro della Next Generation Ue, cui è diretto il Fondo stesso.

Le trasmettiamo, Presidente, i sensi della nostra più alta considerazione.

(fisico, presidente emerito Fondazione Tera),(fisica, Università di Milano, presidente della Sif),(Etica e integrità nella ricerca, Cnr),(fisica, Università di Bologna),(biologa, Cnr), (astrofisico, Sapienza Università di Roma),(fisico, presidente del Cnr),(demografo, Accademia dei Lincei),(fisico, Sapienza Università di Roma), (immunologo, Humanitas University, Milano),(fisico, presidente Accademia dei Lincei), (economista, presidente emerito Accademia dei Lincei),(immunologa, Sapienza Università di Roma), (fisica, Laboratori di Frascati dell’Infn)


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