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Gli europarlamentari alla ministra Fedeli: «Più soldi ai dottorandi»

Cinquanta eurodeputati italiani firmano l’appello per l’aumento delle borse e la valorizzazione della ricerca. «L’aumento di 200 euro a dottorando costerebbe allo Stato 70 milioni di euro»

27/09/2017
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Corriere delle Alpi

Da Mario Borghezio a Silvia Costa, da Lara Comi ad Alessandra Mussolini, Luigi Morgano, Alessia Mosca, David Sassoli, Gianni Pittella, Matteo Salvini: sono già 48 (su 74) gli eurodeputati italiani che chiedono alla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, di aumentare a livello nazionale l’importo della borsa di dottorato. Una battaglia che va avanti da anni, senza che al più alto titolo di studio dell’ordinamento italiano corrispondano gratificazioni sociali ed economiche.

L’appello

Nell’«Appello per la valorizzazione del Dottorato di ricerca» i dottorandi chiedono «l’adeguamento nazionale della borsa di dottorato ai più alti importi europei», per riavvicinare il nostro Paese al passo dei partner nell’Unione che, con il programma Horizon 2020 «si è posta l’obiettivo di diventare leader mondiale della ricerca». Investire in formazione, scienza, tecnologia e innovazione - è l’assunto - è essenziale per la competitività dei sistemi economici nell’attuale società della conoscenza.

Ma al periodo di studi intensi e approfondimenti di specifiche materie, il nostro Paese non dà - lamentano i dottorandi - il giusto valore: «l’importo minimo della borsa di dottorato è fermo da 10 anni a poco più 1.000 euro al mese, il compenso più basso d’Europa; e ha visto nel tempo una progressiva erosione dovuta all’aumento dell’aliquota dei contributi previdenziali», spiega Giulio Formenti, rappresentante dei dottorandi nel Senato accademico dell’università di Milano e tra i promotori dell’appello. Negli ultimi anni, alcune importanti università italiane (in particolare l’Università degli studi di Milano, l’Università degli studi di Milano-Bicocca, e il Politecnico di Torino) hanno coraggiosamente alzato gli importi delle borse, portandoli a 1.200 euro al mese, sfruttando le risorse dei propri bilanci, sostanzialmente per rendere più competitivo il proprio percorso di dottorato e magari anche cercare di attrarre dall’Italia e dall’estero i giovani dotati di talento. «Tuttavia, gli sforzi di poche università non servono al sistema-paese», sottolinea Formenti. «Il giovane ricercatore, alle prese con canoni di affitto sempre più alti e spesso costretto a pagare di tasca propria missioni e strumenti non coperti dai fondi universitari, fatica talvolta ad arrivare a fine mese».

70 milioni

«Investire nel salario dei dottorandi e dei giovani ricercatori è un atto di estrema importanza dal quale non si può prescindere se vogliamo che il nostro paese sia leader europeo e mondiale nella ricerca e nella formazione. Si tratta di un modesto sforzo economico per avere in cambio un grande Paese», sostiene Formenti. «Nel 2016 lo stipendio medio del laureato italiano a un anno dalla laurea, già più basso rispetto alla media europea, era di 1040 euro netti mensili, mentre a tre anni era di 1270 (fonte: Almalaurea). Un dottorando è un laureato magistrale che ha vinto un concorso pubblico eppure, anche se vincesse il posto immediatamente dopo la laurea, il suo stipendio a tre anni sarebbe ancora fermo a 1012 euro. Il rivendicato incremento di 200 euro netti mensili a dottorando (+20%, pari a circa 3.600 euro annui) porterebbe a una spesa complessiva (calcolata sulle 19.515 borse di dottorato totali nel triennio in corso), per lo Stato, intorno ai 70 milioni di euro.

La Notte della ricerca

Il miglioramento della retribuzione dei dottorandi dovrebbe invece essere - sostengono i giovani impegnati in attività di ricerca, una delle priorità del ministero dell’Istruzione. Una posizione che dottorandi di tutta Italia, giovani ricercatori rappresentanti della ricerca italiana, responsabili delle associazioni studentesche (i «dottorandi di domani»), sosterranno presentando la proposta di aumento della borsa di dottorato e il lancio del Comitato per la valorizzazione del dottorato di ricerca il 28 settembre alla Camera, alle 15, a ridosso della grande festa della ricerca. La Notte dei ricercatori, infatti, il 29 settembre vedrà la celebrazione in tutta Italia e in 300 città di 30 Paesi europei, della cultura scientifica e delle professioni della ricerca.


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