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Gli editori guardano avanti «Senza scuola nessun futuro»

A Roma la cerimonia per l’anniversario Il presidente Levi: il sapere sia una priorità politica

12/09/2019
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Corriere della sera

di Paolo Conti

«Non abbiamo futuro se non mettiamo l’istruzione, la conoscenza, il sapere al centro dell’agenda politica nazionale. Dunque: scuola, scuola, scuola. Dalle scuole materne all’università, dagli istituti di ricerca all’educazione ricorrente degli adulti». Ricardo Franco Levi, presidente dell’Aie, l’Associazione italiana editori, parla all’Auditorium di Roma di fronte al capo dello Stato, Sergio Mattarella (salutato da una lunga standing ovation) e a una fitta platea di editori, scrittori, imprenditori della cultura, politici. In prima fila, accanto al presidente, il ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini (in un tweet: «La lettura è emancipazione, ricchezza per la persona e la comunità»).

Levi sceglie questa esortazione, a governo appena avviato, per guardare al domani della lettura e della cultura nel nostro Paese festeggiando i 150 anni di fondazione dell’Aie. Per Levi «non c’è quasi un singolo parametro tra quelli che misurano lo stato di salute dell’istruzione e della cultura nel quale l’Italia non si collochi agli ultimi posti tra i Paesi europei. Se non è già scaduto, il tempo a nostra disposizione è pochissimo. Quella della lettura è un’autentica emergenza nazionale». Gli indicatori economici non sono negativi, anzi: il mercato del libro nel primo semestre 2019 vede una crescita del fatturato del +3,8% (530 milioni di euro) e una crescita più contenuta di copie, +2,9% (39,7 milioni di copie vendute). Infatti, ha ricordato il presidente Aie, «siamo, e di gran lunga, la più grande industria culturale del Paese». Ma, come si legge nel libro bianco Aie (Sfida al futuro. La lettura e la capacità di competere del Paese) in Italia dal 2010 al 2018 si sono persi 2,9 milioni di lettori di libri. E se in Francia la percentuale di lettori rispetto alla popolazione è del 92%, nel Regno Unito dell’86, negli Stati Uniti dell’86, in Italia siamo fermi al 60. Levi, che ha accostato spesso la parola «libertà» al concetto di culture e di lettura, ha sottolineato: «Non chiediamo aiuti speciali per noi. Ciò che chiediamo è una politica di effettiva promozione della lettura, autentico e insostituibile bene comune. Una politica che deve, non può non comprendere agevolazioni e incentivi alle famiglie e ai singoli cittadini per l’acquisto dei libri».

I dati di mercato

Il fatturato è cresciuto del 3,8 per cento nel primo semestre di quest’anno

La mattinata di ieri è stata coordinata da Paolo Mieli che ha ricordato, da storico, «il disegno anticipatore grazie al quale l’Associazione venne fondata dagli editori italiani già nel 1869, quando cioè Roma era sotto Pio IX e l’Unità d’Italia non era stata ancora completata». Dopo l’intervento di Levi, Gian Arturo Ferrari ha ripercorso un secolo e mezzo di Aie concludendo sul tema della libertà di espressione, realizzata dagli editori «non a parole ma nei fatti». Per esempio la pubblicazione nel 1957 del Dottor Zivago di Boris Pasternak: «Il capolavoro, ferocemente avversato dall’autorità politica del suo Paese, potè vedere la luce prima in Italia e poi nel resto del mondo grazie all’impegno e al coraggio di un editore italiano, Giangiacomo Feltrinelli. Nel 1989 fu ancora un editore italiano, Mondadori, l’unico al mondo a pubblicare I versi satanici di Salman Rushdie dopo la condanna a morte promulgata dall’ayatollah Khomeini».

Dopo la senatrice a vita Elena Cattaneo, che ha parlato della «avventura della conoscenza», lo scrittore Alessandro Baricco ha regalato alcuni consigli agli editori per i futuri 150 anni: «Non sprecate tempo a identificare nella rivoluzione digitale il vostro nemico. Crescerà sempre più un movimento di idee, opinioni, forze ed energie di cui abbiamo bisogno. Non abbiate paura dell’ascesa spettacolare che la tecnologia avrà nelle nostre vite. In ogni passo che faremo in quella direzione avremo bisogno di qualcosa che ci riconduca indietro. Ogni passo che ci dica che siamo umani». Poi, riprendendo Levi: «Abbiamo bisogno di scuola, scuola: fatela! Abbiamo bisogno di educazione, educazione: educate! Non sopravvalutate quello che la politica può fare per noi che lavoriamo. La politica è importante, ma spesso cambiamo il mondo a dispetto della politica». Ultimo appello telegrafico: «Non pubblicate brutti libri!». Un uragano di applausi.


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