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Giù le mani dalla storia dell’arte

la scuola italiana è ancora incatenata a un pregiudizio culturale che condanna lo studio delle immagini, delle forme, degli stili, delle rappresentazioni estetiche in una dimensione meno nobile di quella prodotta dalla scrittura

04/03/2019
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Corriere della sera

di Pierluigi Battista

C’è molta apprensione, lo dimostra un appello di Liliana Segre raccolto da Simonetta Fiori su Repubblica, per le sorti dell’insegnamento della storia, mortificata negli esami di maturità. Ma che dire della mortificazione, anzi dell’umiliazione, del senso di svilimento con cui viene trattata da sempre la storia dell’arte nelle scuole di ogni ordine e grado? Relegata in un ruolo ancillare, compressa in poche ore mensili, ridotta alla marginalità, vissuta come parentesi ricreativa, un po’ come l’ora di ginnastica senza palestre, tra una materia «seria» e un’altra. È incredibile come tutti i governi e i regimi, a cominciare da quello fascista che con la riforma Gentile non considerò degna la storia dell’arte del rango conferito alla storia della letteratura e delle lingue antiche, non si siano resi conto del buco culturale che il mancato insegnamento della storia dell’arte produce. Come se Giotto e Bernini, Raffaello e Goya, gli Impressionisti e Modigliani, le chiese romaniche e le avanguardie del Novecento godessero di uno statuto inferiore rispetto ai loro omologhi della parola scritta. Immersi nella retorica dell’arte come patrimonio inestimabile dell’Italia, nemmeno vogliamo accorgerci che le scuole sfornano da decenni e decenni degli analfabeti del linguaggio artistico. Vediamo folle che si incolonnano disciplinate per consumare arte nei musei, nelle gallerie, nelle chiese, negli scrigni a cielo aperto che custodiscono i tesori dell’arte e dell’architettura, eppure la scuola italiana è ancora incatenata a un pregiudizio culturale che condanna lo studio delle immagini, delle forme, degli stili, delle rappresentazioni estetiche in una dimensione meno nobile di quella prodotta dalla scrittura. È incredibile che le forze intellettuali italiane, sempre pronte a mobilitarsi e a indignarsi per qualche nobile causa, siano cieche e sorde di fronte a questa assurdità, e non capiscano, o facciano finta di non capire per pigrizia, la capitale importanza della storia dell’arte nella formazione culturale delle italiane e degli italiani. E non chiedano ai governi di ogni colore di moltiplicare le ore scolastiche della storia dell’arte, di inserirla tra le materie centrali degli esami di maturità. Per non continuare ad avere generazioni di studenti incapaci di vedere, guardare, decifrare le forme del mondo e della tradizione artistica.


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