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Giannini e la riforma della scuola «Via le supplenze e più merito»

Gli applausi di Cl: saremo al fianco del ministro

26/08/2014
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Corriere della sera

DAL NOSTRO INVIATO RIMINI — Il primo applauso è arrivato sulle scuole paritarie quando la ministra per l’Istruzione Stefania Giannini ha affermato che «la legge del 2000 va ripensata e applicata non per rispondere a un mondo o ad un altro ma per arrivare a un sistema educativo globale: troppo spesso il tema del finanziamento privato alle paritarie è stato o preteso o concesso o negoziato». Il secondo applauso, ancora più robusto, quando l’esponente di governo, toccando un nervo sensibile, ha parlato di merito e valutazione dei docenti: «Vanno cambiate le regole del gioco, gli stipendi vanno agganciati non più all’anzianità, ma al merito e alla qualità, penalizzando chi non fa il proprio dovere». Il terzo sul tema delle supplenze, «che non fanno bene a nessuno, né a chi le fa, né alla scuola, e che vanno sicuramente riviste».
Se il mondo si esaurisse alla sala «Sisto Neri», Renzi e il suo governo — come recita un celebre spot — vincerebbero facile. Naturalmente così non è. I sindacati hanno già tirato fuori le unghie, lobby e corporazioni sono in agguato e tutta in salita sarà la strada per la ministra e la sua «rivoluzionaria» visione del pianeta scuola (che sarà sottoposta a consultazione online). Intanto, però, la titolare dell’Istruzione ha trovato ieri al Meeting riminese di Comunione e Liberazione un appoggio tutt’altro che formale in vista del Consiglio dei ministri di sabato, quando sarà presentato il piano scuola, di cui non sono stati rivelati i dettagli («Sennò che sorpresa è?»), ma che punta a mettere in discussione alcuni totem del passato. «Erano anni che non sentivamo un ministro dire certe cose», è stato il commento entusiastico di Giorgio Vittadini, tra i fondatori storici del Meeting, attuale presidente della Fondazione per la Sussidiarietà. Raccogliendo l’appello della Giannini a una mobilitazione a favore del piano («Mi aspetto un contributo da certi mondi…», ha buttato lì, non a caso, l’esponente di governo), Vittadini, intercettando l’umore di gran parte della platea ciellina, ha raccolto il testimone: «Cl sarà al fianco di questa battaglia. Non è il mattone, ma il cervello, che farà ripartire il Paese, rimettendo l’educazione al centro di tutto».
È «un nuovo patto» quello a cui punta il governo per costruire «una scuola che non stia nei salotti, ma vada verso le periferie». Sulle paritarie, la ministra non ha fornito indicazioni sui finanziamenti, dicendosi convinta che la prima frontiera sia il superamento «dei pregiudizi culturali verso i privati, tuttora esistenti». E Vittadini ha rincarato: «C’è chi pensa che avere rapporti con le imprese significhi svendere la scuola al mercato: roba da tardo sovietici…». Altro macigno, l’eliminazione delle supplenze. Un problema, secondo la Giannini, che «nessun governo ha voluto affrontare: ogni anno si sa con precisione quali sono i posti da coprire ma c’è un meccanismo perverso che ci trasciniamo da decenni che non ci consente di lavorare se non con gli organici di diritto e quindi con le graduatorie». L’idea è quella di inserire nell’organico delle scuole una quota di insegnanti destinata a supplenze annuali o anche più brevi (il cosiddetto «organico funzionale» già proposto dal ministro Profumo). In caso di sostituzioni, questi docenti saranno assunti a tempo pieno con il vantaggio che gli studenti avrebbero sempre gli stessi insegnanti come supplenti e non, come ora, una girandola di sconosciuti. Altre colonne del piano, la formazione professionale e l’eliminazione della barriera tra cultura e istruzione («Il protocollo con il ministro Franceschini prevede storia dell’arte, musica e tecniche del restauro», ha annunciato la Giannini). Tutto fermo, invece, sul numero chiuso per alcune facoltà, a partire da Medicina. Il ministro ha confermato l’intenzione di eliminare gli attuali test, ma se ne parlerà più avanti: «Chi ha superato quest’anno l’esame, entrerà».
Francesco Alberti

 


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