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Già accolto un ricorso su tre Concorsi universitari nel caos

I risultati dell’abilitazione contestati da 600 aspiranti prof

15/04/2014
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Corriere della sera

La frase che potrebbe far saltare tutto si trova lì, a metà dell’ordinanza. È in mezzo ai motivi di ricorso accolti dalla sesta sezione del Consiglio di Stato. E se alla fine i giudici daranno ragione al candidato bisognerà fare tutto daccapo. Con tanti saluti a mesi di lavoro. A migliaia di documenti prodotti. Ai soldi spesi per la «macchina». E anche ai futuri docenti che, a quel punto, potrebbero dire addio al posto di lavoro appena ottenuto.
Non c’è pace per l’Abilitazione scientifica nazionale. È la tappa che può aprire la strada — o sbarrarla — ai concorsi universitari per diventare docenti ordinari (prima fascia) o associati (seconda) nei prossimi anni. Un appuntamento per quasi sessantamila persone. Ma che ora per il ministero dell’Istruzione è diventato una grana giudiziaria, oltre che accademica. Con risvolti legali che potrebbero tirare in ballo anche la Corte costituzionale. Soprattutto quando a giugno e luglio saranno esaminati i ricorsi che mettono in discussione addirittura la costituzionalità delle norme che regolano l’abilitazione.
E così prima di arrivare nelle aule universitarie bisognerà vedere che succede in quelle dei tribunali. Fino a ieri 66 commissioni (su 184, più di un terzo) hanno chiesto interventi di «autotutela». Per rivedere alcuni giudizi, certo. Ma anche per evitare possibili ricorsi al Tar.
E proprio al Tribunale amministrativo regionale del Lazio, sezione terza, di ricorsi inviati dai candidati «non idonei» ne sono arrivati quasi 600. Di questi — secondo le prime stime — ne sono stati accolti circa 200. Uno su tre. E per ognuno il ministero deve rinominare entro sessanta giorni una nuova commissione (quattro docenti italiani, uno straniero) per rigiudicare chi ha proposto ricorso. Quattro sono i punti critici. Il primo: quando i candidati sono stati giudicati da commissioni senza membri esperti. Il secondo: quando gli indicatori bibliometrici sulle pubblicazioni scientifiche — essenziali per essere valutati — si sono rivelati errati. Il terzo: quando la mancata idoneità è stata accompagnata da cinque giudizi tutti negativi, ma con motivazioni non omogenee. Il quarto: quando i commissari non hanno abilitato pur valutando «accettabili» i titoli dell’aspirante docente. Per il Tar «accettabile» non è un giudizio negativo.
Ma anche tra i ricorsi respinti ce ne sono alcuni insidiosi. Come quello di Giovanni Bruno, candidato nel settore concorsuale 12/A1 (Diritto privato). Una volta giudicato non idoneo, Bruno si è rivolto al Tar. Il quale il 21 febbraio gli ha dato torto. A quel punto ha bussato al Consiglio di Stato. E il 9 aprile è arrivata la risposta: cinque rilievi hanno una qualche legittimità. E così toccherà ancora al Tar decidere nel merito della questione.
Tra i punti c’è quello che rischia di far saltare il meccanismo. Perché critica il regolamento che assegna a tutte le commissioni poteri discrezionali sui criteri di valutazione. Insomma, i commissari avrebbero lavorato andando oltre i paletti fissati dalla legge Gelmini che ha istituto l’Abilitazione scientifica nazionale.
Una decisione che non sorprende i giuristi. «La legge è stata scritta male e applicata peggio con i decreti attuativi», attaccano. «Il decreto 76/2012 ha dato alle commissioni la possibilità di adottare criteri ulteriori e più restrittivi di quelli fissati dal ministro Gelmini». Risultato: «I commissari si sono ripresi proprio quei poteri discrezionali che l’ex ministro dell’Istruzione aveva tolto per evitare trattamenti di favore». Una «contraddizione» che, se sarà ritenuta tale anche dai giudici, potrebbe far invalidare tutti i risultati. E, a cascata, anche le future assunzioni negli atenei. Perché, a complicare ancora di più la situazione, proprio in questi giorni le università stanno attivando le procedure di chiamata.
Per non parlare della seconda tornata dell’Abilitazione: i lavori sono stati prorogati di un altro mese. Ma alla luce dei ricorsi e delle critiche viene un dubbio: che oltre al commissario straniero forse c’era bisogno anche di qualcuno del Tar.
Leonard Berberi

lberberi@corriere.it