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Gazzettino-Insegnanti, ultimi proletari

L'INTERVISTA Aldo Onorati, scrittore ed ex maestro elementare, parla della crisi della categoria "Insegnanti, ultimi proletari" "Manca lo spirito di corpo. Burocrazia, genitori e responsabil...

17/02/2002
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Il Gazzettino

L'INTERVISTA Aldo Onorati, scrittore ed ex maestro elementare, parla della crisi della categoria
"Insegnanti, ultimi proletari"
"Manca lo spirito di corpo. Burocrazia, genitori e responsabilità i grandi nemici"
Anni di precariato come supplente, salario da fame, pomeriggi tra correggere compiti e riunioni inconcludenti, fiumi di circolari, pendolarismo casa-scuola (due ore di viaggio ad andare due ore a tornare). Ma anche direttori didattici burocrati, genitori infuriati, alunni che sotto l'aspetto da pargoli nascondono belve. E su tutto le responsabilità, tante anzi troppe. A fare il resoconto di quarat'anni trascorsi dietro ad una cattedra è Policarpo Sbragoni, insegnante elementare, alter ego di Aldo Onorati, autore del libro "Insegnanti ultimi proletari" (Armando Editore). Onorati, 63 anni, romano, è un docente in pensione. Per vent'anni ha insegnato alle elementari, per altri dieci alle superiori. Ora scrive libri ed è direttore di una casa editrice romana, la "Sovera Multimedia". Tra i suoi volumi "Lettera al padre" e "Gli ultimi sono gli ultimi" sempre dedicati al mondo della scuola.
-Professor Onorati, perché definisce ultimi proletari gli insegnanti?

"Perchè è così. Quella degli insegnanti è una categoria strana, manca di spirito di corpo. Sono come i contadini, curano il loro orticello. Cosa che non avviene per altre categorie dai metalmeccanici ai netturbini che scioperano, protestano, si coalizzano".

-Quindi sono loro i responsabili dei salari da miseria e dei problemi della scuola?

"Così si crede. L'insegnante ha responsabilità di ordine penale e civile spaventose. Ho visto colleghi che se la sono passata male. Se un bimbo si fa male mentre siamo girati verso la lavagna la responsabilità è nostra. Questo ci rende vulnerabili. Quale altra categoria è responsabile di tutto nel posto di lavoro?".

-Quali sono i nemici della scuola?

"I grandi nemici? La burocrazia, i genitori e le responsabilità".

-Si spieghi.

"Ora il maestro è un burocrate, un tecnico. Deve trascorrere le giornate a compilare fogli, invece che ad accendere le fiammelle. Fare il maestro è diventato una vocazione come il sacerdozio".

- E i genitori che c'entrano?

"Si intromettono e sono i più forti perché dalla loro parte hanno la legge. Dopo i decreti delegati insegnare era diventato impossibile".

-Certo che il suo Policarpo Sbragoni è un tantino sfortunato.

"Tutte cose successe a me o a miei colleghi. Porto le cose al paradosso per stemperare la drammaticità".

-Quindi è pessimista sul futuro dell'istruzione?

"C'è devastazione nel mondo della scuola. Una volta c'era la scuola del leggere, scrivere e far di conto. Ora gli insegnanti non sanno cosa vogliono, subiscono l'interferenza devastante dei genitori e l'autorità timorosa dei direttori didattici".

-Ma qualcosa si sta muovendo, tutti fanno un gran parlare di riforme?

"Tutto sommato c'è buona volontà da parte dell'attuale ministro, ma anche di chi l'ha preceduto. Non c'è disinteresse per la scuola, ma così non può funzionare".

-Perché?

"Il difetto di tutte le riforme è che non si dà ascolto alla base, a chi vive nella scuola. I riformatori dovrebbero andare qualche anno a lavorare nella scuola tra genitori e alunni, allora capirebbero".

-Un'assurdità dei suoi ricordi di insegnante?

"Tre lunghe riunioni trascorse a parlare dell'inchiostro".

-E di positivo?

"Quando un bambino lega le prime lettere, quando da analfabeta inizia a leggere e scrivere. E' un bel momento, è un bel miracolo".

Raffaella Ianuale