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Fusione scuola, università e ricerca entro 30 giorni Altrimenti ai sindacati il ruolo di spettatori

Il governo detta le condizioni per la riforma dei comparti contrattuali. intesa in alto mare

05/04/2016
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

La trattativa è tutta in salita. Non solo ci sono le nette contrarietà di tutti i sindacati autonomi, ma soprattutto, anche se per ragioni diverse, dei confederali. In ballo la riforma dei comparti di contrattazione del pubblico impiego che passano dagli attuali 11 a 4 e già a decorrere dalla prossima tornata contrattuale, 2016-2018.

Per definire la modifica statutaria, i sindacati hanno 30 giorni di tempo dalla firma dell'intesa. In caso contrario, avranno solo il diritto di tribuna durante le trattative.

È la proposta che il governo ha fatto ieri ai sindacati all'Aran, l'agenzia per la contrattazione pubblica, contenuta in una bozza di articolato a ieri sera ancora oggetto di modifiche. La fusione più consistente è quella della scuola con università e ricerca: si darebbe vita a un mega comparto da 1,2 milioni di lavoratori, quasi la metà del pubblico impiego contrattualizzato. Gli altri tre comparti previsti: funzioni centrali (ministeri, agenzie, accademie, enti e consorzi), funzioni locali (regioni, comuni, autorità di bacino), sanità. Entro «il termine perentorio di 30 giorni» dalla data di sottoscrizione dell'accordo, «le organizzazioni sindacali possono dar vita, mediante fusione, affiliazione o in altra forma, ad una nuova aggregazione associativa cui imputare le deleghe delle quali risultino titolari...In via eccezionale», si legge nella bozza, «la ratifica congressuale, se statuariamente prevista, può intervenire ed essere inviata all'Aran entro e non oltre il termine perentorio di 120 giorni dalla data di sottoscrizione dell'accordo». In caso contrario, prevede l'articolo 10, le sigle «possono assistere alle trattative nazionali in veste di osservatore», sempre che abbiano superato la soglia minima del 5% di rappresentatività. L'unico sindacato che ha già provveduto alla fusione è la Flc-Cgil, che da anni raggruppa scuola, università e ricerca.

A cambiare con l'intesa non solo la consistenza dei comparti e la forza contrattuale delle attuali singole sigle, ma anche il format contrattuale: «Ferma rimanendo l'unicità dei contratti collettivi di comparto o di area» per salvaguardare «alcune professionalità» è possibile un'articolazione «in parte comune» e in «una o più parti speciali o sezioni dirette a regolare alcuni peculiari aspetti del rapporto di lavoro». Una tutela della specificità che però pare non bastare ai sindacati, costretti a rivedere i loro assetti interni, per via congressuale, secondo tempi e obiettivi fissati dal governo. Un attentato, per molti, alla libertà sindacale.