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Fuoriregistro-onfessioni di un tutor

Confessioni di un tutor di Anna Pizzuti - 26-04-2002 Si da il caso che in un momento in cui il dibattito sulla funzione e sull'uso della rete, su quanto di virtuale e quanto di reale, in term...

26/04/2002
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Fuoriregistro

Confessioni di un tutor
di Anna Pizzuti - 26-04-2002

Si da il caso che in un momento in cui il dibattito sulla funzione e sull'uso della rete, su quanto di virtuale e quanto di reale, in termini politici ed umani essa possa produrre, ci sia uno spettro che si aggira nelle scuole, lo spettro della formazione dei docenti neo assunti, che, per brevità, indicherò con l'acronimo - significativo? - di d.n.a.
Do per scontato che si sappia di cosa sto parlando, altrimenti dovrei dilungarmi troppo. Procedo quindi dall'interno dell'esperienza, per cercarne il senso, a partire da un attimo di illuminazione: ero nel laboratorio di informatica, con la mia classe di d.n.a. e mi affannavo a spiegare come si salva un file, come si esegue un copia/incolla, che cosa è un allegato, quando all'improvviso, come un personaggio di Pirandello, mi sono guardata vivere e non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa stessimo facendo tutti noi o meglio, cosa ci stessero costringendo a fare.
Non perchè l'operazione non abbia senso, al contrario. Un senso ne aveva, anzi, avrebbe potuto e dovuto averne. Le stesse incompetenze a volte totali dei destinatari del corso, la loro distanza siderale dalla tecnica, ma soprattutto dal bisogno di utilizzare linguaggi e strumenti nuovi, di piegarsi e di piegarli ad un modo diverso non tanto di fare scuola, quanto di creare spazi e rapporti nuovi dovevano costituirne la motivazione e lo scopo. E non solo per i d.n.a., anche per i d.v.a. (docenti vetero assunti) non molto diversi per impostazione e mentalità.
Non ho giustificato e non giustifico le querimonie tipo : 'Da noi non ci sono i computer' da parte di persone che non hanno mosso un dito per costringere le proprie scuole a spendere le centinaia di milioni messe a disposizione per le attrezzature o che hanno accettato supinamente che il loro dirigente rimandasse indietro i suddetti milioni perché ' Siamo in un liceo classico e non abbiamo bisogno di queste diavolerie'; non le giustifico, anzi mi mandano in bestia.
Ma nemmeno posso giustificare la supponenza e le intenzioni velleitarie di chi ha creato uno strumento ingestibile, pieno di orpelli e di specchietti per le allodole, costruito quasi appositamente per respingere, per frustrare o per confermare nel pregiudizio e che poi, in corso d'opera, ha dovuto cambiare tutto il sistema, scompaginarne l'impostazione e ricondurla a dimensioni più umane.
L'immagine che mi veniva in mente, nell'attimo di consapevolezza pirandelliana di cui parlavo sopra, era quella di un campo di battaglia o meglio, di un esercito intorno ad un nemico sconosciuto, da combattere con armi proprie ed improprie. Di uno scontro, quindi, non di un incontro.
Perché poi i d.n.a., forti di anni di esperienze di corsi, concorsi, corsi-concorsi, hanno trovato da subito il modo di irridere al sistema (in questo, peraltro, aiutati da me che ho provato un enorme piacere, nelle prime settimane, a copiare proditoriamente i contenuti dei corsi, gli esercizi, i laboratori ed a diffonderli tipo materiale clandestino) e quindi sono andate in giro tonnellate di fotocopie e dispense, come in un corso normale o forse anche peggio che in un corso normale.
Di costruire un semplice sito, con link, forum, casella di posta, chat , per diffondere e raccogliere materiali, per fornire un'idea aperta, amica e soprattutto direttamente utilizzabile al di fuori del corso, con i ragazzi, nelle aule e nei laboratori, neanche a parlarne. Era troppo semplice, troppo facile, troppo poco confacente ai lustrini ed alle paillettes che ricoprono le armature dei cavalieri delle tre I.
Oppure era troppo democratico. Perché anche di questo potrebbe trattarsi.
Mi sta accadendo di partecipare ad incontri a livello regionale tra scuole e rappresentanti del nuovo assetto dell'istruzione (fu pubblica) sui temi più vari: l'elemento che li contraddistingue è la totale assenza di spazio per il dibattito. Gli incontri terminano quasi sempre con 'Brindisi' (annunciati nel programma), lauti buffet o con gente che fugge. E sono resi del tutto surreali dal fatto che, mentre il termine 'riforma' viene ripetuto in maniera quasi ossessiva , nessuno sa di cosa si stia parlando. Non mi sto allontanando dal tema: mi sto impegnando a farne emergere quello che, a mio avviso, ne è il cuore (il cuore?).
Se nessuno si è preoccupato di verificare che il sistema costruito fosse economico non solo nel senso monetario, quanto in quello della utilizzabilità e rispondenza forse anche a livello inconscio qualcuno si è preoccupato di allontanare dalle opportunità ( insisto col definirle democratiche e non ho bisogno di spiegarne i motivi ai frequentatori del didaweb) che questo tipo di formazione può creare nelle persone che dichiarava di voler formare.
In una delle riunioni di cui parlavo prima, ci è stato detto che si sta preparando un programma di formazione a tappeto che ricalcherà questo modello: un modello che non diffonde contenuti ed idee, che crea esclusivamente dibattiti tecnici come accade nei forum - che implode su se stesso perché troppo pesante, perché troppo fine a se stesso. Occorre chiedersi a chi giova?

"Prima non capivo perchè non ricevessi risposta alla mia domanda, oggi non capisco come potessi credere di poter chiedere. Ma non credevo affatto, chiedevo soltanto."
F. Kafka - Considerazioni sul peccato, il dolore e la vera via