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Fuoriregistro-E il Dirigente bocciò il Ministro

raggio di sole di Luciana Pavoni - 21-02-2002 "E il Dirigente bocciò il Ministro" Se ne parla in un articolo del Messaggero del 19 febbraio. Di questi tempi, per molti docenti, specie ...

23/02/2002
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Fuoriregistro

raggio di sole
di Luciana Pavoni - 21-02-2002

"E il Dirigente bocciò il Ministro"
Se ne parla in un articolo del Messaggero del 19 febbraio.
Di questi tempi, per molti docenti, specie quelli che da anni, come me, hanno dato tempo, studi, energie alla Scuola dell'Infanzia, un intervento come questo che riporto, soprattutto considerato il fatto che ne è autore un Dirigente Scolastico (preciso: non il mio), rappresenta
"un raggio di sole".
Credo sia opportuno fare in modo che "illumini" anche altri.

IL QUADRO

Il panorama nel quale si inserisce la proposta di(contro) Riforma Moratti, offre un quadro d'insieme tra i più deprimenti degli ultimi trent'anni.
Ne rappresentano esempi eclatanti la crisi di valori, i numerosi focolai di guerra, l'affermarsi delle leggi di mercato, l'estendersi della povertà, le discriminazioni razziali e sociali, il disagio individuale e collettivo, la perdita d'identità ( soggettiva e di ruolo).
Fenomeni, questi, che non salvano nemmeno le società cosiddette industrializzate e, quel che è peggio, vissuti sostanzialmente attraverso un mix di agnosticismo, di disinformazione (ci bastano i mass-media), di disinteresse ( che non sia quello personalmente utilitaristico), di apatica acquiescenza.
Ed allora, niente di strano se nei riguardi della (contro) Riforma di Donna Letizia non avverto soffiare venti di guerra negli ambienti rappresentativi ( ma ne esistono ancora ?) della società civile e soprattutto, nel mondo variopinto degli addetti ai lavori.
Eppure la proposta del Ministro, riletta più volte, si presenta come contraddittoria, culturalmente anacronistica , eticamente discutibile ed offensiva nei confronti della scuola reale.

Le Contraddizioni

- Si parte (giustamente) dal presupposto della centralità della persona e poi gli si nega il diritto fondamentale al rispetto dei suoi tempi, inserendo passaggi valutativi obbligatori, con cadenza annuale o biennale, (fino dalla prima classe di scuola elementare) con strumenti predisposti a livello nazionale e riproponendo la separazione istituzionale tra scuola elementare e scuola media, pur prevedendole all'interno dello stesso primo ciclo d'istruzione. E il destino, o meglio, l'esperienza degli Istituti Comprensivi, che ad oggi costituiscono circa la metà delle scuole autonome su scala nazionale e che '#8211; ironia della sorte '#8211; sono nati con il primo governo Berlusconi, anno di grazia 1994 ?

- La scuola dell'infanzia (ex scuola materna ) viene (giustamente) considerata parte integrante del sistema scolastico, con una sua specifica identità e un carattere fondativo per i cicli successivi. Nulla da eccepire. Anzi.
Ma poi se ne consente la frequenza già a due anni e mezzo, riducendola a scuola del pannolone assistito: con la differenza che nell'attuale struttura del pannolone ( gli asili nido) il rapporto tra educatrici e bambini è di uno a sette, mentre nella scuola dell'infanzia è di uno a ventotto. Distrazioni, analfabetismo strutturale, insipienza o cosa d'altro?
Nella presentazione ufficiale alla stampa, oltre ad apprendere dei contributi essenziali offerti al documento dalla moglie di Silvio Berlusconi, la proposta di (contro) Riforma è stata dipinta '#8211; nella sua modernità '#8211; con l'inserimento di nuove
discipline e di nuove attività.Ben vengano; anche se già ci sono. Ma dove le mettiamo, con la drastica riduzione del tempo scuola?

L'Anacronismo Culturale

- Può essere riassunto nel concetto: tutto come prima, peggio di prima. Il modello ha un progenitore illustre nel Ministro Gentile ( 1923 ), ivi compresa la separazione concettuale tra il saper essere e il saper fare, con l'obbligo di scelta a 14 anni.
A dire che ottant'anni di storia, intesa in senso lato, sono scivolati inutilmente, senza lasciare traccia ! E non tragga in inganno la ipocrita previsione di poter transitare reciprocamente dal sistema dei licei a quello della formazione professionale, perché in assenza di un biennio comune, le trasmigrazioni risulteranno ampiamente agevolate dall'ottavario liceale a quello della formazione professionale, ma sarà materialmente impraticabile il contrario.

- Parimenti anacronistica (ed altrettanto ipocrita) la riproposizione della specificità della scuola media, che al momento ha suscitato negli addetti di settore la gioia della riscoperta della propria identità, ma che, ad una lettura più attenta del documento di ( contro ) Riforma, provocherà nuove e più gravi crisi depressive, determinate da ansia di selezione prematura, irreversibile ed esposta alle forche caudine degli addetti al ciclo superiore (docenti e genitori): altro che identità!
L'anacronismo vero del modello morattiano, nello specifico, sta tuttavia nella contraddizione tra i continui riferimenti europei che pervadono il documento e l'assoluto disinteresse per il modello finlandese della scuola di base, unanimemente riconosciuto come il migliore in Europa e dintorni: ciclo lungo ottennale, senza soluzione di continuità.

Aspetti Etici

Nella accezione comune, l'etica (non soltanto in politica ) può essere definita la ricerca di senso.
Ebbene, che senso ha:
- proclamare di voler fare di più diminuendo il tempo scuola;
- concepire una prima classe di scuola elementare all'interno della quale possono convivere alunni con differenza di età fino a 20 mesi e/o, parimenti una sezione terminale, di scuola dell'infanzia con bambinoni di 6 anni e mezzo (fate bene i conti);
- obbligare ragazze e ragazzi a scegliere il proprio destino a 14 anni, in base alla discriminante irreversibile tra il sapere (il sistema dei licei) e il saper fare (il sistema dell'istruzione professionale), come se il saper essere non fosse oramai universalmente riconosciuto come la risultante coniugata di entrambe le categorie;
- attivare formule di apprendistato in tutto assimilabili a forme classiche di sfruttamento del lavoro giovanile;
- prevedere la organizzazione dell'ampliamento dell'offerta formativa e delle attività di integrazione scolastica ( per lo più destinati ai soggetti più deboli ), nella quota di tempo scuola a pagamento;
- trasferire alle Regioni l'intero pacchetto della istruzione professionale, tenendo di fatto la cura delle menti allo Stato (l'elite) e scaricando alla manovalanza regionale (seppure specializzata) la risultanza (meglio la risulta?) di una selezione sociale precoce, basata sulla divisione tra ricchi e poveri , tra buoni e cattivi.

E' Offensiva

Sul mercato dell'informazione '#8211; ma non solo '#8211; la (contro) Riforma Moratti viene (s) venduta con i marchi d'oc della lingua straniera e dell'informatica fin dalla scuola elementare.
Ora, come dovrebbero sentirsi (se non offesi) tutti quegli insegnanti (e sono tantissimi) nelle cui scuole la seconda lingua comunitaria e l'informatica costituiscono prassi di quotidiano insegnamento? E come potrebbe sentirsi (se non allibito ) il Ministro, se venisse a sapere che analoghe esperienze sono già presenti in tante scuole dell'infanzia?
E ancora: come dovrebbero sentirsi (se non offese ) tutte le componenti delle scuole autonome con lo scippo della quota di curricolo locale riservata loro dal decreto sulla autonomia e che Donna Letizia prevede di trasferire alla competenza delle Regioni ( pressioni meneghine di Formigoniana onnipotenza o pedaggi leghisti?); sfugge probabilmente al Ministro, il dettaglio che nell'immaginario collettivo la Regione rappresenta un soggetto istituzionale lontano, spesso assente dalle vicende della comunità, assolutamente carente di strutture adeguate allo scopo e, soprattutto priva di qualsiasi tradizione scolastica ed educativa: una sorta di analfabetismo di settore, già collaudato in sede di dimensionamento della rete scolastica.
Infine, dulcis in fundo, come dovrebbe sentirsi (se non offeso) quel mondo della scuola che da anni solleva con angosciante preoccupazione tanto il problema del disagio individuale (fin dalla prima infanzia) quanto la ricerca di strumenti moderni per affrontare il fenomeno della multiculturalità e non ne trova traccia alcuna nel documento varato con l'enfasi della televendita dal Consiglio dei Ministri?

Ed Ora ?

Ora la palla passa alle scuole: ai loro addetti e alle loro componenti: docenti, non docenti,alunni, genitori e '#8211; in quanto disponibili '#8211; le realtà territoriali (istituzionali e non).
Sta alle scuole '#8211; e in primis agli operatori di settore '#8211; promuovere informazione e sensibilità, acquisire e individuare elementi di valutazione, produrre e pubblicizzare documenti.
E' compito delle scuole, in questo delicato e risolutivo passaggio, farsi carico, sul piano individuale e collegiale, di ' creare opinione ' e realizzare '#8211; per una volta '#8211; una operazione di autentica democrazia partecipata.
A sostegno, ovviamente, delle classi politiche e sindacali, allo stato delle cose in tutt'altre faccende affaccendate.

IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Giancarlo Teatini


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