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Fuga dalla scuola nel 2021: attesi almeno 50mila pensionamenti

Il complicato avvio dell’anno scolastico e le prospettive incerte dei prossimi mesi, con il possibile ritorno a un utilizzo diffuso della didattica a distanza in caso di quarantene, o peggio ancora di una seconda ondata di contagi da coronavirus, potrebbe accentuare la propensione al pensionamento di insegnanti e personale tecnico-amministrativo

25/09/2020
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Il Sole 24 Ore

Davide Colombo e Claudio Tucci

Il complicato avvio dell’anno scolastico e le prospettive incerte dei prossimi mesi, con il possibile ritorno a un utilizzo diffuso della didattica a distanza in caso di quarantene, o peggio ancora di una seconda ondata di contagi da coronavirus, potrebbe accentuare la propensione al pensionamento di insegnanti e personale tecnico-amministrativo (Ata). Il momento della verità è tra soli quattro mesi, quando il personale di questo comparto deve fare la domanda di pensionamento secondo le regole legate al calendario della scuola (domande a gennaio, febbraio per i dirigenti scolastici, uscite dal 1° settembre). A gennaio, quindi, si vedrà se l’effetto Covid-19 c’è stato o meno rispetto ai flussi di uscita degli ultimi due anni, caratterizzati tra l’altro dall’avvio della sperimentazione di Quota 100. Stime prudenziali di esperti del settore e sindacati indicano in almeno 50mila le domande in arrivo (40mila docenti o poco meno e 10mila Ata).

Quest’anno, sulle domande presentate lo scorso gennaio e quindi prima dell’emergenza sanitaria, l’Inps ha certificato con esito positivo il diritto a pensione per circa 41.400 lavoratori del comparto, di cui circa 16.000 con i requisiti dell’anticipo “Quota 100”. E i primi di settembre sono stati liquidati circa 39.200 pensionamenti pari a quasi il 95% degli aventi diritto, di cui circa 15.300 “Quota 100”. Il dato è pressoché in linea con quello dell’anno scorso, quando tra settembre e ottobre vennero liquidati quasi 42.400 trattamenti pensionistici al personale del comparto, di cui circa 16.100 relativi al pensionamento anticipato “Quota 100”. Insomma, a gennaio potrebbe esserci un aumento di circa 10mila domande.

L’uscita anticipata con 62 anni e 38 di contributi minimi è un’opzione valida fino alla fine del 2021, ma una volta maturato il diritto potrà essere esercitato anche negli anni successivi. In pratica insegnati e personale Ata, volendo, potrebbero fare domanda di ritiro con “Quota 100” anche nel gennaio del 2022 o del 2023, se volessero fare un altro anno scolastico, scenario tutto da verificare, come si diceva, visto il difficile contesto determinato dalla pandemia.

Il ministero dell’Istruzione è consapevole del problema, aggravato da un’età media piuttosto elevata del personale scolastico (solo l’1% del nostro corpo docente è under30, contro il 10% della media Ocse). Maggiori pensionamenti anticipati rispetto ai flussi degli ultimi due anni, quindi, determinerebbero nuovi squilibri sugli organici. In primis, su quello degli insegnanti. Del resto, un campanello d’allarme sull’effetto Covid-19 tra i prof è già suonato nei giorni scorsi quando è partita la nuova procedura della call veloce, targata Azzolina. Appena 2.500 precari hanno presentato domanda per spostarsi in un’altra regione (soprattutto da Sud a Nord) per conquistare un posto fisso. A frenare i docenti è stato proprio il virus.

Il tema è delicato. Quest’anno su circa 85mila autorizzazioni ad assumere professori, sono rimaste vuote ben 66.654 cattedre (quasi tutte al Nord), che sono andate ad altrettanti supplenti. Un numero elevato, più degli altri anni. Settembre si chiuderà pertanto con oltre 130mila incarichi a tempo determinato.

Per fronteggiare la situazione, considerati anche gli attuali limiti del sistema di reclutamento nella scuola (Gae vuote, ormai anche al Sud), Lucia Azzolina è pronta a far partire i nuovi concorsi a cattedra per 78mila posti (le prove dovrebbero partire nel mese di ottobre). L’auspicio al dicastero di Viale Trastevere è che non ci siano intoppi, e che, almeno la selezione straordinaria, riservata ai precari storici con più di 36 mesi di servizio alle spalle, che garantisce 32mila ingressi, possa concludersi in tempo utile per le immissioni in ruolo di settembre 2021. Sperando, nel frattempo, che l’emergenza sanitaria sia ormai un lontano ricordo.


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