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Formazione, serve quella di base

ItaliaOggi anticipa il rapporto Cnos-Fap: la vera emergenza è il titolo di studio

02/10/2018
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ItaliaOggi

Emanuela Micucci

Aumentano gli investimenti regionali a favore dell'occupazione e si concentrano sulla prima formazione. L'80% circa dei soldi che le regioni investono nella formazione riguarda la cosiddetta prima formazione per i giovani. Sia nell'ambito dell'istruzione e formazione professionale (IeFp), dai 14 ai 18 anni di età, sia per la formazione terziaria professionalizzante con gli Its, gli istituti tecnici superiori post diploma. È quanto emerge nel rapporto del Cnos-Fap, curato da Noviter, «Politiche della formazione professionale e del lavoro», che sarà presentato oggi alla biblioteca del Senato, di cui ItaliaOggi è in grado di anticipare i contenuti. Realizzato analizzando i 238 bandi regionali emanati nel 2017, lo studio è un primo bilancio degli strumenti scelti e utilizzati a livello territoriale e nazionale per favorire l'occupazione in Italia.

Regioni e province autonome di Trento e Bolzano puntano sulla formazione, a cui sono dedicati 129 bandi, rispetto ai 109 destinati alle politiche attive per il lavoro. Si punta, spiega il fondatore di Noviter Eugenio Gotti, a un titolo di studio più che ad altre formule come la formazione continua e la riqualificazione, che in passato erano più promosse. Aspetti questi ultimi su cui, osserva Gotti, intervengono altri soggetti. In particolare i fondi interprofessionali governati dalla bilateralità, a cui le imprese versano lo 0,30% del valore dei salari, e i sindacati che si attivano per offrire in cambio iniziative formative per i lavoratori. Se i bandi regionali puntano sulla formazione, l'importo economico pende dalla parte delle politiche attive per il lavoro; oltre un 1 miliardo di euro, infatti, è investito dalle regioni su queste contro gli 830.741.126 euro destinati alla formazione. Di cui il 79% va alla formazione ordinamentale, pari a 654.759.602 euro, e il restante 21% alla formazione non ordinamentale (175.981.524 euro).

Gli avvisi pubblicati dalle regioni, invece, riguardano per il 68% quella ordinamentale e per il 42% le opportunità formative per percorsi non ordinamentali. Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna le regioni che hanno bandito il numero maggiore di avvisi relativi alla formazione. Maglie nere Calabria, Lazio, Molise, Sardegna e la provincia autonoma di Trento con il il numero minore di bandi. Del resto, l'IeFp ha una diffusione ancora disomogenea sul territorio nazionale. Sebbene negli ultimi anni abbia subito importanti evoluzioni che l'hanno portata a divenire parte integrante del sistema educativo nazionale all'interno degli obblighi di legge per i giovani minori di 18 anni. Basti analizzare è la presenza di una legge che disciplini l'IeFp per desumere il suo grado di diffusione a livello regionale.

Attualmente sono ancora 7 le regioni sprovviste di una legge apposita: Abruzzo, Campania, Marche, Molise, Sardegna, Sicilia e Valle d'Aosta. In alcune casi, ad esempio in Friuli-Venezia Giulia e in Veneto, l'introduzione di una norma è recente. Mentre in Piemonte, Toscana, Puglia e nella provincia autonoma di Bolzano la normativa si rifà alle leggi regionali sulla formazione professionale approvate antecedentemente alla regolamentazione nazionale del sistema di IeFp (legge 53/2003 e dlgs 226/2005). Un impulso importante all'Iefp, sottolinea il rapporto, è stato dato dall'accordo in Conferenza unificata sulla sperimentazione del sistema duale nell'IeFp, il 24 settembre 2015.

Nelle aree del Paese dove l'offerta di percorsi formativi alternativi all'istruzione statale era ancora scarsa, ha stimolato le amministrazioni regionali a introdurre l'offerta di percorsi IeFp all'interno di un sistema di formazione professionale tradizionalmente orientato solo a target specifici, oppure ad aggiungere il IV anno per il conseguimento del diploma professionale dove non era mai stato attivato. La sperimentazione, inoltre, è stata l'occasione per avviare un processo di diversificazione dei servizi offerti dai centri di formazione professionale (Cfp), conferendo all'IeFp un'identità rinnovata. Gli enti che offrono percorsi in apprendistato o in alternanza rafforzata, infatti, si candidano quasi spontaneamente a erogare anche servizi per il lavoro.