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Flc: fermare la deriva del sistema di valutazione

Le prove Invalsi non saranno più a giugno, ma vengono spostate all'interno dell'anno scolastico e diventano requisito di ammissione all'esame. Sinopoli: "Siamo contrari a questo modello di certificazione, le scuole non possono diventare un 'testificio'"

05/04/2018
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Rassegna.it

Le prove Invalsi non sono più a giugno, ma all'interno dell'anno scolastico e valgano come requisito per l'ammissione all'esame di terza media: la Flc Cgil torna a criticare questo sistema. "Con l’anno scolastico 2017-18 si applicano per la prima volta le norme della legge 107 in tema di prove Invalsi per l’ammissione agli esami di terza media - spiega il sindacato della scuola -. La novità più rilevante è rappresentata dall’eliminazione di tali prove dall’esame a giugno e dal loro spostamento all’interno dell’anno scolastico. Le prove (italiano, matematica e inglese, tutte computer based) che si svolgeranno dal 4 al 21 aprile 2018 e che continueranno ad essere effettuate su base censuaria, diventano requisito di ammissione all’esame e rappresentano la parte più corposa della certificazione delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione. Noi siamo contrari a questo modello di valutazione e certificazione". Lo afferma il segretario generale, Francesco Sinopoli.

La scuola italiana è oggetto da anni (e la 107 ha accelerato tale processo) di "una vera e propria ossessione quantitativa e classificatoria". I processi valutativi messi in campo quotidianamente dalle scuole e correlati con storie, percorsi, contesti, "sono di fatto pesantemente messi in discussione dall’uso pervasivo delle prove standardizzate, da un lato, utilizzando il paravento della trasparenza e della qualità del servizio, e, dall’altro, accusando gli insegnanti di inaffidabilità se non di vera e propria disonestà intellettuale".

La valutazione non è un processo neutro, prosegue la Flc. "Ha delle finalità politiche e in alcuni casi anche apertamente ideologiche: quella per la quale le istituzioni scolastiche per migliorare devono essere progressivamente immerse in un meccanismo di pseudo mercato che spingerebbe le famiglie (i consumatori) a scegliere l'offerta formativa migliore portando ad una competizione virtuosa tra strutture". La scuola militante è, invece, "abituata a rispondere in primo luogo alle domande silenziose, a quelle dei genitori che non hanno strumenti culturali e la forza economica per orientare le scelte dei propri figli e non scelgono le scuole in base al Rapporto di autovalutazione (Rav)".

Per il sindacato "la responsabilità in tema di valutazione degli apprendimenti, di cura della documentazione, di scelta dei relativi strumenti, deve essere in capo ai docenti; le rilevazioni e le prove nazionali standardizzate devono essere effettuate a campione; occorre cancellare le norme relative all’inserimento dei risultati delle rilevazioni/test nella certificazione delle competenze; sulla base delle esperienze internazionali appare necessaria una moratoria sulla somministrazione dei test computer based".

"Infine - conclude Sinopoli - chiediamo di bloccare il percorso che sta conducendo inesorabilmente l'Invalsi a diventare un mero 'testificio' e di orientarne la mission verso la ricerca e la messa in campo di processi e pratiche valutative in collaborazione con le istituzioni del sistema educativo nazionale".


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