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Fioramonti vuole abolire il bonus merito: è inutile, ha l’effetto opposto.

I soldi nello stipendio di tutti i docenti?

19/09/2019
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La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

Il Movimento 5 Stelle ha sempre avuto molte perplessità sul modello di scuola che mette in competizione i docenti, peraltro per svolgere attività anche già previste dalla professione. Ora, a mostrare apertamente la sua contrarietà a questo genere di incentivi, dando una bella “spallata” alla Buona Scuola di Renzi, è anche il nuovo ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti.

Fioramonti: perchè incentivare quello che è parte dell’insegnamento?

Nel corso di un’intervista a ‘Circo Massimo’ su Radio Capital, svolta il 18 settembre, il neo responsabile del Miur si è detto apertamente “contrario all’idea che la scuola debba incentivare comportamenti che sono parte dell’insegnamento”.

Quindi, ha spiegato il sui ‘no’ al bonus merito introdotto dal comma 126 della Legge di riforma n. 107 del 2015: “i bonus perché si fa qualcosa di più temo che abbiano esattamente l’effetto opposto”, ha chiosato Fioramonti.

La suddivisione sempre più allargata

È probabile quindi che i fondi previsti per il merito (tra l’altro già tagliati pesantemente rispetto all’importo iniziale) possano presto essere destinati ad altri capitoli di spesa. Magari, dirottati sugli stipendi: un’idea che non dispiacerebbe a molti addetti ai lavori, a cominciare dagli stessi docenti e dai sindacati.

Solo che lo spostamento delle risorse del bonus merito sulle buste paga, non produrrebbe somme individuali entusiasmanti: stiamo parlando di pochi euro lordi al mese a testa.

Del resto, dopo l’assegnazione a “pochi intimi” del 2016, con somme superiori anche ai 2 mila euro a docente, già nell’ultimo biennio – con l’adozione del CCNL 2016-2018 – si era “sgonfiato” di molto il progetto iniziale di assegnare il bonus merito ad una stretta cerchia di docenti.

Ma conviene ripartire per tutti il bonus merito?

La somma destinata dal Miur alle scuole, non molto di più di 20 mila euro lorde, viene infatti in media ripartita – dopo avere contrattato al “tavolo” con le Rsu i criteri generali – tra un crescente numero di insegnanti, con somme individuali, sempre medie, che si aggirano sui 300-400 euro annui, sempre lordi, quindi poco più di 15 euro netti mese.

Nel caso, l pochi centinaia di milioni di euro del merito, dovessero quindi cambiare destinazione d’uso (dopo avere comunque “cancellato” il comma 126 delle L.107/15), le somme da assegnare ad ogni prof sarebbero probabilmente inferiori ai 10 euro al mese.

Vale la pena? Probabilmente sì, se andranno sommati ad altri finanziamenti finalizzati allo stesso scopo, a partire dal miliardo abbondante che sempre il ministro dell’Istruzione “grillino” sta rivendicando per innalzare di 100 euro lordi medi i compensi mensili di chi insegna oggi in Italia.


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