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Fioramonti, le dimissioni annunciate e rinviate: come restare senza perdere la faccia?

Che cosa farà davvero il ministro dell’Istruzione: l’ipotesi dei fondi aggiuntivi nel Mille Proroghe. La solidarietà di Provenzano e della Cisl

21/12/2019
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

Quando ormai i buoi sono scappati, e cioè con il testo della legge di Bilancio chiuso e blindato, la Conferenza dei rettori e il Consiglio universitario (Cun) si sono fatti sentire per protestare contro il fatto che quest’anno al mondo di università e ricerca non è arrivato un euro in più. Anzi, nella legge di Bilancio mancherebbero persino i fondi per gli scatti di anzianità dei professori. Se la prendono con la legge che sta per essere approvata e non apertamente con il ministro-professore del quale avevano apprezzato le promesse quattro mesi fa e che non molto ha fatto per convincere il suo collega dell’Economia Roberto Gualtieri a trovare qualche spicciolo in più. Addirittura, Gualtieri e Conte non avevano avvertito Fioramonti di come intendevano procedere con l’agenzia per la ricerca e il ministro si era trovato di fronte direttamente le proteste del mondo universitario per come era stata concepita, senza essere stato consultato.

La vicenda

Ma intanto Fioramonti è impegnato in una sua complicata vicenda politico-personale: come uscire dall’angolo in cui si è ficcato da solo quando ha promesso di andarsene se non avesse ottenuto fondi per scuole e università pari ad almeno 3 milioni? Ha fatto trapelare che è ad un passo dalle dimissioni, deciderà dopo l’approvazione della legge alla Camera. Difficile credere che questa sia la sua volontà: piuttosto - dicono i bene informati -è una tecnica per ottenere l’appoggio e il riconoscimento dei colleghi (il ministro Provenzano, il sottosegretario De Cristofaro, i deputati del M5S della commissione cultura), i sindacati (la Cisl, per ora), e poi vari e influenti personaggi che ruotano nella galassia del Movimento. Certo il massimo sarebbe se fosse proprio Conte a chiedergli di non andarsene, ma non è chiaro se il premier lo farà.

Due miliardi

Il risultato ottenuto da Fioramonti per l’istruzione è insufficiente: sostanzialmente nulla per l’Università, quasi due miliardi per la scuola di cui 1.7 sono fondi per il contratto che in qualche modo sono finanziamenti vincolati perché non metterli avrebbe significato dire a tutti i prof che non si rinnova il loro contratto. Insomma, una mossa politicamente non fattibile: porterà ad un aumento di circa 80 euro al mese, meno di quella somma a «tre cifre» che il ministro aveva promesso.

La differita

Domenica si capirà come intende procedere il ministro: se non presenterà le dimissioni impegnandosi a continuare la sua battaglia, se le presenterà per farsele respingere con un accordo già fatto con Gualtieri e il premier che nel mille proroghe ci sarà qualcosa per l’Università - magari i fondi per gli scatti? - o se alla fine con questa sua tattica finirà vittima delle divisioni interne al movimento e sarà spinto alla porta per far posto a qualche collega. Al momento sembra l’ipotesi meno probabile.


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