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Ffo università, il sì dei rettori

Via libera unanime a priorità e ripartizioni del Miur. Flc-Cgil attacca: manca un miliardo

30/07/2019
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ItaliaOggi

Alessandra Ricciardi

La università dicono sì. La conferenza dei rettori italiani ha dato parere favorevole al nuovo Piano triennale di programmazione degli atenei e al relativo decreto sul fondo di finanziamento ordinario. Linee guida e Ffo rispondono a una nuova strategia sul ruolo delle università e sulla premialità dei finanziamenti che ha consentito tra l'altro di tenere assieme le istanze di miglioramento degli atenei del Nord e di quelli del Sud, di quanti possono vantare già ottimi risultati e di quelli che invece stanno mettendo in campo azioni di miglioramento per recuperare terreno. Uno degli elementi, questo, che ha giocato a favore del sì dei rettori, spiega Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e segretario generale della Crui.

Il percorso della nuova programmazione triennale e del Fondo per il 2019, dopo aver incassato il via libera della Crui, dovrà ultimare l'iter consultivo, oggi toccherà tra l'altro al Cun, prima di arrivare alla firma definitiva del ministro dell'istruzione e università, Marco Bussetti. Per il triennio 2019-2021, le linee programmatiche indicano come obiettivo generale la valorizzazione dell'autonomia responsabile degli atenei. Un obiettivo che viene declinato in riferimento a tutti gli specifici campi individuati dalla legge: didattica, ricerca e trasferimento tecnologico, servizi agli studenti, internazionalizzazione, politiche di reclutamento.

Nella proposta predisposta dal dipartimento per l'Università del Miur, guidato da Giuseppe Valditara, ed esaminata dalla Crui viene dato maggior peso anche alle opinioni dei laureandi in merito al corso di studi frequentato, così come ai dottorati che potranno contare su 170 milioni di euro per le borse, 10 milioni in più rispetto al precedente Ffo.

Ciascun ateneo dovrà presentare un unico programma relativo al massimo a due obiettivi, così da evitare di disperdere le risorse tra microprogretti e puntando invece a sostenere programmi effettivamente strategici per la singola realtà.

Il nuovo Ffo, in crescita rispetto allo scorso anno, è passato da 7,34 miliardi di euro a 7,45 miliardi. La clausola di salvaguardia prevista a tutela degli atenei contiene la perdita massima del Fondo rispetto al 2018, tra quota base, quota premiale e perequativa, entro il limite massimo del 2%, il guadagno entro il 3%.

Attacca la Flc-Cgil guidata da Francesco Sinopoli: «Tra inflazione e aumento degli iscritti, per tornare ad un finanziamento confrontabile a quello del 2009, il Fondo avrebbe dovuto esser di almeno 8,4 miliardi (il 13,5% circa in più dello scorso anno). Manca cioè all'appello il famoso miliardo di euro da tempo promesso dal sottosegretario Fioramonti». Che ci sia un sottofinanziamento delle università è argomentazione condivisa dalla stessa Crui. Ma replica Francesco Ubertini, rettore dell'università di Bologna, «si tratta di un effetto di scelte non imputabili a questo decreto sul Ffo. La verità è che esiste un sottofinanziamento strutturale che viene da lontano. Dopo di che c'è il tema della ripartizione a fronte di fondi disponibili e mi pare che la risposta data dal Miur evidenzi elementi che superano molte criticità del passato».

I rettori nel dibattito in seno alla Crui hanno apprezzato l'aumento delle quote premiali rispetto alle quote storiche: «Il ministero si è assunto la responsabilità di fare delle scelte: più risorse alle università che reclutano più ricercatori rispetto a quelle che puntano di più sui docenti ordinari; promuovere la mobilità degli studenti, promuovere i dottorati di ricerca che sono strumento per fare innovazione non solo per le università ma anche per le imprese e la pa», spiega Resta, «promuovere anche la capacità delle università di acquisire fondi sul mercato, dalla Commissione europea ai privati. Premiare chi fa già ottimi risultati e pure chi punta a migliorarsi. È la prima volta che succede e il sistema università ha risposto in modo compatto alla richiesta di essere infrastrutture solida e competitiva del Paese».