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Fedeli: premiare i docenti che garantiscono continuità

In poco meno di 24 ore la ministra Valeria Fedeli ha fatto alcune dichiarazioni che meritano una riflessione.

19/04/2017
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La Tecnica della Scuola

Reginaldo Palermo

In poco meno di 24 ore la ministra Valeria Fedeli ha fatto alcune dichiarazioni che meritano una riflessione.

Incominciamo con la questione dell’esame di Stato: nel corso dell’intervista rilasciata a Repubblica.it la ministra si è detta spiaciuta del fatto che le prove Invalsi non incideranno più sull’esito complessivo dell’esame, dimenticando forse che le prove Invalsi, per come sono state progettate e costruite, dovrebbero valere più per la valutazione di sistema e per l’autovalutazione di istituto che per misurare gli apprendimenti di ciascun alunno.

Lascia poi un po’ perplessi l’accenno alle assunzioni: Fedeli dice che i 400 milioni per consolidare in organico di diritto un tot di posti di organico di fatto ci sono; ma bisogna “trovare un punto di incontro” con il MEF per capire se i posti sono 25mila (tesi del Miur) o 10mila (tesi MEF). Come dire: quanto fa 100 diviso 4,  20  o  25 ? Parliamone e proviamo a trovare una mediazione!

Molto onestamente la Fedeli ha anche ammesso che il “gettone” che verrà erogato durante il tirocinio ai docenti che dovranno seguire il nuovo modello di reclutamento è davvero “poca roba”, ma ha cercato anche di “correggere il tiro” in fatto di stipendi: con quali risorse si invertirà la rotta non è ancora chiaro ma lo capiremo meglio dopo l’approvazione del Documento di Economia e Finanza che dovrà definire le linee guida per la prossima legge di stabilità.

Curioso l’accenno alla continuità e al contratto sulla mobilità: la Ministra non lo ha detto esplicitamente ma il senso sembra essere che i docenti che garantiscono continuità e stabilità dovrebbero essere in qualche misura premiati forse anche dal punto di vista stipendiale.

Ma c’è un’altra “battuta” di Valeria Fedeli che non va sottovalutata: “Quando sono arrivata al Ministero - ha detto in sostanza la Ministra - mi sono trovata con una delega che scadeva il 16 gennaio. Avevo solo un mese di tempo, ma ce l’abbiamo fatta”. Il senso è abbastanza chiaro ed è un evidente atto di accusa sia nei confronti di chi l’ha preceduta (Stefania Giannini) sia dell’apparato ministeriale. 
La Ministra, insomma, ha detto – neppure tanto fra le righe – che quando è arrivata non c’era ancora nulla di pronto. Se è vera la sua versione, significa che a inizio dicembre i testi dei decreti erano ancora in alto mare. La Fedeli vuol forse dire che, se fosse rimasta la Giannini, forse le deleghe non sarebbero neppure arrivate in Parlamento?