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Fedeli: «Più soldi per l’università» Ma gli studenti: «Ci sono ancora troppi idonei senza borsa»

La ministra dell’Istruzione: 7 miliardi per il fondo universitario.Ma il sindacato studentesco Link lancia l’allarme: «In Sicilia, Calabria, Campania, Lombardia, Molise e Veneto migliaia di idonei non hanno ottenuto la prima rata a fine dicembre»

19/02/2017
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Corriere della sera

Nel 2017 il Fondo di finanziamento ordinario delle Università italiane supererà i 7 miliardi, ha annunciato la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli inaugurando a Napoli l’anno accademico dell’ Università Parthenope. Siamo ancora lontani dai livelli di partenza (nel 2009 l’Ffo ammontava a 7,4 miliardi), ma almeno c’è stata un’inversione di tendenza che dovrebbe consolidarsi nel 2018 quando il fondo si approssimerà a quota 7,3 miliardi. L’incremento - ha spiegato il ministro - è dovuto alla somma degli interventi per il diritto allo studio, l’orientamento e la ricerca di base. Sul primo fronte il governo è intervenuto varando una no-tax area, cioè una fascia di esenzione totale dalle tasse universitarie per gli studenti più disagiati (55 milioni per il 2017 e 105 milioni per il 2018) e aumentando di 50 milioni il Fis, cioè il fondo statale per le borse di studio (che ammonta per il 2017 a 216,7 milioni). Misure che non bastano certo a soddisfare le richieste degli studenti, che l’anno scorso hanno sofferto di un calo drastico delle borse di studio a causa della riforma dell’Isee e dell’Ispe, cioè dei due indicatori da cui dipende l’accesso ai servizi di pubblica utilità.

Idonei: meno 20 per cento

Proprio ieri l’ufficio statistica del ministero dell’istruzione ha pubblicato i dati relativi al numero di studenti beneficiari di borse di studio nell’ anno 2015/16, che mostrano un calo di quasi il 20 per cento degli idonei (cioè degli aventi diritto) passati da 184.227 nel 2014/15 a 149.485. «Analizzando più approfonditamente i dati - dichiara Andrea Torti coordinatore nazionale di LINK-Coordinamento Universitario - salta agli occhi un ulteriore dato allarmante: nonostante siano calati gli idonei rispetto all’anno prima non si ottiene la copertura totale delle borse di studio, piuttosto, sono 6043 le borse di studio in meno erogate. Rimaniamo così l’ultimo paese in Europa come conferma Eurydice». E’ vero che a marzo scorso il ministero, dopo un lungo braccio di ferro con gli studenti ha deciso di innalzare le soglie (passate da 21 a 23 mila euro per l’Isee e da 35.400 mila euro a 50 mila per l’Ispe) ma in molte regioni anche quest’anno persiste quell’anomalia tutta italiana che sono gli «idonei non beneficiari»: studenti che avrebbero diritto a una borsa di studio ma non la percepiscono.

Regioni senza diritto (allo studio)

«Ancora quest’anno - prosegue Torti - in tante regioni quali Sicilia, Calabria, Campania, Lombardia, Molise e Veneto si registrano migliaia idonei non beneficiari di borsa di studio, che non hanno ottenuto la prima rata a fine dicembre». «Il tempo è scaduto - incalza - : vanno messe in campo soluzioni all’altezza della drammatica situazione del diritto allo studio nel nostro Paese. Bisogna innanzitutto adeguarsi in tempi brevi alla modifica inserita in Legge di Stabilità 2017, in cui si introduce il fabbisogno finanziario regionale ai fini dell’assegnazione del fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio, aprendo un tavolo di confronto che coinvolga studenti, regioni e Miur per determinare i nuovi criteri di riparto del Fondo in misura proporzionale a tale fabbisogno e superando così, l’attuale riparto delle risorse profondamente ingiusto e diseguale».

La lotteria del riparto dei fondi

Il diritto allo studio in Italia non risente solo della penuria di fondi ma anche di una distribuzione eterogenea e iniqua: non solo il criterio di riparto del Fis non corrisponde in alcun modo al fabbisogno reale delle singole regioni ma non tutte le regioni destinano i soldi che dovrebbero alle borse (in teoria almeno il 40 per cento del Fis sarebbe vincolato alle borse di studio) dirottandole ad altre finalità. Anche la cosiddetta no-tax area varata prima dell’estate e messa in legge di bilancio si applica a una platea ridottissima di studenti (quelli con un Isee inferiore a 13 mila euro).