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Fedeli: non degni di educare i prof che parlano di docenti deportati e presidi sceriffo

Le proteste contro la riforma sono lecite, ma attenzione al linguaggio: sbaglia chi parla di docenti ‘deportati’ e di presidi ‘sceriffo’ a seguito della Legge 107/15

01/03/2017
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La Tecnica della Scuola

Alessandro Giuliani

Le proteste contro la riforma sono lecite, ma attenzione al linguaggio: sbaglia chi parla di docenti ‘deportati’ e di presidi ‘sceriffo’ a seguito della Legge 107/15.

Lo ha fatto capire, pur non parlando di riforma Renzi e docenti, è stata la ministra dell'Istruzione, Valeria Fedeli, durante la presentazione, il 28 febbraio alla Camera, del volume "Far crescere la persona. La scuola di fronte al mondo che cambia" della Fondazione Sussidiarietà.

Gli addetti ai lavori hanno colto chiaramente il riferimento alle proteste contro la Buona Scuola. "Non si può dire - ha tenuto a dire Fedeli - che sono state ‘deportate’ le persone, qual è l'insegnamento che diamo? Non si può usare la parola 'sceriffo'. Puoi non essere d'accordo sulla scelta in cui si è superato il precariato, è legittimo", ma attenzione al linguaggio che si usa, ha sottolineato il responsabile del Miur.

Il riferimento è alle proteste, espresse in modo estremizzato, contro i trasferimenti su sedi lontane, che hanno subìto (a seguito delle 'decisioni' prese dall'algoritmo Miur) alcune migliaia di docenti a seguito dell'immissione in ruolo attuato con la Legge 107/15, e ai poteri maggiorati conferiti ai dirigenti scolastici (in particolare su chiamata diretta e merito professionale).

Fedeli ha parlato anche dei suoi predecessori a capo del dicastero dell’Istruzione: "è incredibile che qualunque ministro o ministra sia passato" da viale Trastevere "abbia dovuto subire le cose più pesanti dal punto di vista degli attacchi non di merito, ma di modello di rappresentazione pubblica".

"Parlo di una fase recente" di proteste. "Ho trovato terribile non tanto che ci fossero delle posizioni differenti, mi ha colpito che il linguaggio utilizzato per contrastare legittimamente opinioni differenti dentro il mondo della scuola su alcune innovazioni fosse un linguaggio non degno di chi educa, di chi rappresenta la scuola", riporta l’Ansa.

I docenti non sono nominati, ma il riferimento è limpido. È la prima volta che, a distanza di 70 giorni dal suo approdo al Miur, la ministra Fedeli prende posizione contro i docenti. Considerando che la protesta contro la Buona Scuola è stata veemente e fortemente partecipata, quella di Fedeli può essere considerata come una bella virata rispetto alla linea condotta sino alla fine di febbraio: per difendere la Legge 107/15, no ha esitato a scagliarsi contro un bel gruppo di docenti. Che poi, è lo stesso pensiero espresso più volte da chi lo ha preceduto al palazzo bianco del Miur, l’ex ministro Stefania Giannini. Per poi pagare a caro prezzo la sua intransigenza, essendo stato l'unico ministro non confermato dal Governo Gentiloni.


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