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Faraone: «Il blocco degli scrutini alla fine non ci sarà»

Si dice ottimista il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, pensa che il governo abbia imboccato la strada giusta.

18/05/2015
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Corriere della sera

Che farete, in caso di blocco degli scrutini, precetterete?
«Non si arriverà a tanto, sono convinto che la stragrande maggioranza degli insegnanti non seguirà questa logica». Si dice ottimista il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, pensa che il governo abbia imboccato la strada giusta.
Non ci sono solo i Cobas però: una mail su due, in risposta alla lettera di Renzi, è negativa.
«La stragrande maggioranza dei docenti è fatta di persone serie, con loro vogliamo dialogare e ascoltare, prendiamo indicazioni dalle loro critiche costruttive, quando entrano nel merito. A differenza dei Cobas o di quei sindacalisti che, pur di criticare ideologicamente la riforma, vorrebbero mettere in discussione l’anno scolastico».
Con i Cobas e altre sigle non volete dialogare?
«Non è che non vogliamo, è che non è possibile. Sono pregiudizialmente contrari».
Ma anche i tre sindacati confederali si aspettano modifiche.
«E noi ascoltiamo e interverremo mantenendo però invariato l’impianto della legge. Quello non lo vogliamo toccare. Nello specifico: fine della stagione del precariato e della supplentite, nella scuola si entra solo per concorso. Collegamento scuola-lavoro. Infine, principio di autonomia, perché è qui che c’è tutta la responsabilità, e il merito, di insegnanti e dirigenti scolastici».
I professori non vogliono un dirigente capo assoluto, temono logiche clientelari.
«Ma non ci saranno nuove infornate di presidi, i dirigenti sono quelli, abbiamo fiducia in loro, fanno un ottimo lavoro».
Assumerete 100 mila precari, poi 60 mila con concorso. E gli altri 120 mila?
«Non possiamo assumerli tutti subito, noi seguiremo le richieste delle scuole per cancellare le supplenze brevi e consentire la ripresa di tutte le attività formative aggiuntive».
E chi ha ottenuto l’abilitazione e rischia di perdere tutto?
«Io vedo la scuola come uno specchio che si è rotto. Ognuno pensa solo al proprio frammento. Bisogna invece rifare lo specchio. In passato sono stati fatti pasticci, ma che dovevamo fare, restare nella melma per la pace sociale? Ci voleva un governo che avesse il coraggio di chiudere quella stagione e ripartire da zero. A costo di prendersi insulti».

 


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