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Esame di Terza Media 2018, ecco il riassunto e per le lingue l’«inutile» voto unico

Tutte le novità del nuovo esame che si svolge questa settimana. Sono più di cinquecentomila i quattordicenni alle prese con il primo esame scolastico della loro vita

13/06/2018
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Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva

Oltre mezzo milione di quattordicenni italiani affrontano in questi giorni la prima vera prova d’esame della loro vita. L’esame di quinta elementare è stato soppresso ormai 13 anni fa e quello di terza media è diventato una specie di piccola maturità: in realtà uno psicodramma di famiglia con i genitori che proprio non ce la fanno a fare un passo indietro e a non fare i «ghost writer» per la tesina dei loro ragazzi. E dire che il tasso di bocciatura all’esame è pari quasi allo zero (0,2% l’anno scorso) mentre più della metà dei diplomati viene licenziato con voti superiori all’8 (sulle lodi invece solita storia della Maturità, con la Puglia che ne incassa più del doppio della Lombardia anche se gli studenti del Nordovest staccano di parecchie leghe i colleghi del Sud nei test Invalsi).

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Ammessi anche con il 5
L’esame cambia pelle

Quest’anno l’esame cambia pelle e si presenta in versione «riformata», secondo le indicazioni contenute in uno dei decreti attuativi della cosiddetta Buona Scuola renziana. Si può essere ammessi anche con il 5 in una o più discipline: del resto fino all’anno scorso, benché vigesse l’obbligo del sei in tutte le materie, solo il 2 per cento dei ragazzi non veniva ammesso, a dimostrazione che in molti casi i docenti tendevano ad arrotondare per eccesso il voto. Adesso invece no: l’insufficienza se c’è peserà sul voto finale. Peccato invece per l’abolizione del sei in condotta: con questi chiari di luna, mantenere l’obbligo di non scendere al di sotto di un certo standard nel modo di comportarsi con gli altri ragazzi e con gli insegnanti forse sarebbe stato utile sia agli studenti che alle loro famiglie spesso coinvolte nei tanti, troppi episodi incresciosi ai danni dei prof 0a cui assistiamo ormai da anni. Polemiche e preoccupazioni organizzative ha suscitato l’inserimento nelle commissioni d’esame anche degli insegnanti di religione, che spesso hanno classi in scuole diverse.

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Brano narrativo, primo esempio: il brano di Lodoli

Cittadinanza e «coding»

Quali sono gli altri cambiamenti? Solo tre prove scritte (niente più Invalsi che è stato anticipato ad aprile) e un orale che terrà conto anche delle competenze di Cittadinanza e Costituzione: quella che un tempo si chiamava l’educazione civica e che in realtà, dopo le scuole elementari dove è ben presente nei programmi, con la scusa della sua trasversalità alle varie materie, dalle medie in poi tende ad essere confinata ad eventi sporadici. Dei tre scritti, quello che cambia di meno è la prova di matematica che, unica novità, potrebbe contenere anche problemi o quesiti che «fanno riferimento ai metodi di analisi caratteristici del pensiero computazionale» (sempre a discrezione della singola commissione, perché a differenza della Maturità, nell’esame di terza media le prove non sono predisposte dal Miur ma direttamente dalle scuole). Anche in questo caso però, al di là delle dichiarazioni di principio, l’educazione digitale stenta a decollare e anche gli istituti più volonterosi sono fermi a un’ora di «coding» (cioè progettazione) all’anno.

Dalla «recapitulatio» alla «disputatio»

I cambiamenti più importanti riguardano la prova d’italiano che, accanto al tema di vecchio conio, introduce la possibilità di due nuove tracce: una incentrata sul riassunto a cui, come ricorda il professore di Oxford Nicola Gardini in un video su Corriere.it, gli oratori latini attribuivano un’importanza centrale (vedi alla voce: recapitulatio). L’altra di carattere argomentativo: data una certa tesi (per esempio quella del Marcovaldo di Calvino che preferisce la vita in campagna a quella in città), il candidato deve saper argomentare il proprio punto di vista appoggiandosi eventualmente anche ad altri autori studiati nel corso del triennio. Un esercizio utilissimo, ma colpevolmente negletto nei programmi scolastici dove la pratica anglosassone del «debate» (la disputatio di latina memoria) è ancora roba da avanguardie didattiche.

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Voto unico in anglo-francese

Il terzo scritto è quello di lingue straniere. Fino all’anno scorso erano due, uno per l’inglese, l’altro per il francese, lo spagnolo o il tedesco. Da quest’anno è prevista una sola prova distinta in due sezioni: una di livello A2 (pre-intermediate) per l’inglese; l’altra di livello A1 (elementary) per la seconda lingua comunitaria. Alla fine i ragazzi riceveranno un voto unico con il risultato paradossale che se uno studente è da 10 in inglese e da 4 in francese prenderà 7: un voto che non dà ragione né degli ottimi risultati raggiunti in una lingua, né di quelli pessimi raggiunti nell’altra. Nemmeno nella Certificazione delle competenze che quest’anno le famiglie riceveranno insieme al diploma di terza media sarà possibile distinguere l’inglese dal francese (tedesco o spagnolo). Il livello raggiunto sarà uno solo per entrambe le lingue (avanzato, intermedio, base o iniziale) indipendentemente dal fatto che uno studente possa essere madre lingua francese tedesco o spagnolo e una capra in inglese o viceversa. Solo l’Invalsi, che da quest’anno esce dalla porta dell’esame ma rientra dalla finestra del curriculum, certificherà, insieme ai livelli conseguiti in italiano e matematica, anche quello raggiunto in inglese e solo in inglese.


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