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«Errori e ricorsi ma il 15 gennaio gli specializzandi saranno in corsia»

Il ministro Manfredi e le graduatorie dei nuovi medici: la prova non si ripete, aspettiamo il Consiglio di Stato

06/12/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara

M inistro Manfredi, gli ospedali sono sotto pressione e il ministero dell’Università da due mesi non riesce a pubblicare la graduatoria per le specializzazioni di Medicina, che porterebbe in corsia 15 mila giovani. Come è possibile?

«La prova si è tenuta a settembre, quasi 24 mila iscritti, un grande sforzo organizzativo, vista la situazione sanitaria. Poi sono arrivati i ricorsi, il Tar, e ora il Consiglio di Stato. Purtroppo c’è un’enorme litigiosità su questi esami».

I ricorsi sono stati presentati perché c’era una domanda sbagliata nel test.

«La domanda a monte non era sbagliata. Purtroppo c’è stato un errore dettato dalla procedura informatica. Quando la commissione se ne è accorta si è deciso di annullarla per tutti e di valutare il test sulle altre 99».

Una radiografia da analizzare in cui si confondevano destra e sinistra, che è sperabile non succeda in corsia. Come è possibile che in una prova nazionale ci sia un errore del genere?

«La procedura è lunga e complessa. Essendo ora la prova nazionale e non più locale, a garanzia di maggiore trasparenza, ogni ricorso blocca tutta la graduatoria».

Nel 2014 sempre per una domanda sbagliata la ministra Giannini dovette far rifare la prova. Succederà anche quest’anno?

«No, quest’anno il Consiglio di Stato il 15 dicembre deve decidere se la graduatoria si fa contando tutte le domande o soltanto le 99 giuste. A quel punto siamo pronti a fornire subito l’elenco».

Le specializzazioni devono cominciare il 30 dicembre, mancano solo tre settimane.

«Se i tempi saranno troppo stretti, rinvieremo l’inizio al 15 gennaio, per dare il tempo a chi deve cambiare città di sistemarsi. Non dimentichiamo che quest’anno avendo reso le lauree abilitanti, ha partecipato alla selezione anche chi si è laureato a luglio e settembre, senza dover aspettare l’esame di Stato».

Dunque dal 15 gennaio 14.500 specializzandi in ospedale.

Formazione e numeri

Entreranno negli ospedali 14.500 nuovi laureati e altrettanti l’anno prossimo

«Sì, andranno in corsia, ma per il primo anno non avranno molta autonomia, perché devono imparare. Comunque quest’anno sono oltre cinquemila in più dell’anno scorso. E anche per l’anno prossimo le borse saranno 14.500 in modo che si elimini quell’imbuto che negli anni scorsi non ci ha permesso di formare un numero adeguato di medici. Per farlo, assieme al ministro Speranza, abbiamo investito un miliardo e quattrocento milioni. Speriamo ora di non avere troppe rinunce».

Rinunce?

«Sì, c’è sempre una quota del 10-20 per cento di specializzandi che non ottiene il posto che voleva: le specialità più ambite sono ad esempio cardiologia, pediatria; le meno ricercate sono quelle legate all’emergenza e alla rianimazione. Quest’anno 150 dei 900 borsisti di rianimazione dello scorso anno si sono ripresentati per cambiare la loro scelta, è un fenomeno che va scoraggiato altrimenti non riusciremo a programmare correttamente».

Quest’anno sono aumentate le immatricolazioni all’Università, se lo aspettava?

«È il più grande incremento degli ultimi anni, oltre il 7 per cento: le scelte sono distribuite in modo inalterato rispetto all’anno scorso tra scienze e scienze umane e sociali. In Sicilia si è avuto un più 12 per cento, perché probabilmente molti studenti sono rimasti vicino a casa».

E al Nord?

«In Lombardia c’è stato un più tre per cento, in parte dovuto anche all’aumento della no tax area che è ormai intorno ai 24-25 mila euro, a seconda degli atenei. A Perugia addirittura gli studenti sono aumentati del 30 per cento».

A proposito di Perugia, i vertici dell’Università per stranieri sono stati travolti dallo scandalo dell’esame di Luis Suarez.

«È stato molto grave: ne abbiamo approfittato per accelerare la riforma delle certificazioni per gli stranieri che si prestano a scorciatoie e a procedimenti poco trasparenti. Presto saremo pronti».

Il piano nazionale della ricerca lo avete ultimato?

«È pronto, lo sta esaminando il Cipe: le missioni principali sono quelle legate all’Intelligenza artificiale, al biotech e all’energia. In tutto stiamo parlando di 15 miliardi per i prossimi sette anni a cui si aggiungeranno le risorse del Next Generation Eu».


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