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Effetto scuola sui contagi Triplicati gli studenti positivi

Ora l’allarme è tra i giovani: in Italia a luglio erano il 5,6% del totale dei nuovi infettati, ieri sono arrivati al 15% Braccio di ferro tra Cts e ministero sui tamponi salivari. Vaia dello Spallanzani: "Utili per lo screening negli istituti"

09/10/2020
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la Repubblica

Michele Bocci

Il 14 settembre, giorno di apertura delle scuole nella maggior parte delle regioni italiane, i nuovi casi di positività al coronavirus furono 1.008. Era lunedì e come sempre i numeri erano un po’ bassi perché di domenica si analizzano da sempre meno tamponi. Comunque la media di quel periodo era di 1.400 casi quotidiani. Ieri, 24 giorni dopo, i contagi sono saliti a 4.458. Gli esperti studiano i numeri ma anche nel Cts ormai qualcuno ritiene che l’aumento sia anche l’effetto della partenza dell’anno scolastico. Non è un caso che molto spesso i positivi siano asintomatici o con pochi sintomi, il coronavirus provoca molto raramente danni seri a giovani e bambini, che adesso sono più coinvolti. «In questo momento l’epidemia legata alle scuole non riguarda solo gli studenti ma anche tutto ciò che gira intorno alle lezioni, dal traffico, ai mezzi pubblici, ai genitori che si ritrovano fuori da scuola — spiega Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive — L’epidemia si muove dentro le famiglie, il singolo caso di un bambino ne genera quattro o cinque tra i parenti».

Le classi in quarantena sarebbero in tutto 1.231 secondo la rilevazione dello studente di Economia a Torino Lorenzo Ruffino, che stima anche 231 scuole chiuse. Questi numeri non dicono tutto dell’effetto dell’apertura sui numeri, generato anche da ciò che si muove intorno agli studenti, come spiega Andreoni. E però in alcune regioni si inizia a vedere una crescita del numero di giovani contagiati. Ieri in Emilia e in Toscana i minorenni sono stati il 20% del totale dei nuovi casi. Stesso dato per l’area metropolitana milanese, mentre nell’intera Lombardia sono stati il 15%. Quella percentuale è la stessa registrata dall’Istituto superiore di sanità in Italia negli ultimi 30 giorni. Fino a luglio i minorenni erano il 5,6% dei contagiati. Ritiene che a far crescere i casi siano la trasmissione intra familiari magari avviata degli studenti Vittorio Demicheli epidemiologo e direttore sanitario dell’Ats di Milano. «Del resto questo tipo di contagi sono l’80% in Italia. E se hai un bambino di 5 anni in quarantena come fai a garantire che non entri in contatto con i genitori. È impossibile».

Per tenere meglio sotto controllo la situazione nelle scuole, nel Governo, a partire dalla ministra all’Istruzione Lucia Azzolina, si chiedono di fare i test salivari a scuola. Al ministero alla Salute pensano che siano utili soprattutto per i bambini più piccoli, perché meno invasivi dei tamponi rapidi. L’unica Regione ad utilizzare i salivari per ora è il Lazio. Il direttore sanitario dello Spallanzani di Roma Enzo Vaia spiega: «Questi esami sono utili se devi controllare, dopo che si è scoperto un caso, una scuola intera. A chi risulta positivo facciamo poi il tampone». Anche il Cts e poi il ministero in una circolare, il 29 settembre, hanno sottolineato che i salivari possono funzionare negli screening ma richiedendo il laboratorio per l’analisi sono meno veloci dei test rapidi con il tampone (che invece danno il risultato subito dopo il prelievo). I salivari con risposta immediata invece non sono ancora validati «Adesso dal prelievo salivare alla risposta ci vogliono 12 ore — dice Vaia — La svolta arriverà quando avremo la versione rapida di questo tipo di test. Ci vorranno più o meno 15-20 giorni prima che siano disponibili. Quel tipo di esame è utilissimo per i più giovani». Intanto l’Italia fa scorta di tamponi rapidi. Le Regioni si sono già mosse comprando una decina di milioni di dosi e il commissario straordinario Domenico Arcuri ne ha ordinati 5 milioni, che come ha detto il premier Giuseppe Conte verranno anche dati ai medici di famiglia.