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E l'Accademia delle scienze di Torino rinuncia alle borse di studio sovraniste

La prestigiosa istituzione per tredici anni ha pubblicato due bandi discriminatori. "Cinquemila euro per ingegneri e matematici italiani figli di italiani". Il Comitato dei diritti umani, Leu e il mondo universitario hanno reagito: "Principi razzisti". Ora la retromarcia: "Riesaminiamo il caso, non faremo più differenze"

27/03/2019
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la Repubblica

Corrado Zunino

ROMA - L'Accademia delle scienze di Torino, nell'arco di  quattro ore dal caso esploso con immediato fragore, decide di rinunciare alle due borse di studio "solo per italiani figli di iatliani" che ogni anno, dal 2007, consegnava a neolaureati in Ingegneria e neolaureate in Fisica e Matematica. 

Questa mattina Repubblica.it ha raccontato la storia delle borse annuali e sovraniste offerte da una delle Accademie scientifiche più prestigiose d'Italia, istituita "con regie patenti" nel 1783 da Vittorio Amedeo III. L'Accademia di Torino oggi raduna soci importanti - lo scrittore Magris, il costituzionalista Cassese, l'italianista Serianni, lo storico dell'arte Settis - e sul suo sito ufficiale, dove si può leggere che per statuto l'ente contribuisce "al progresso scientifico e alla diffusione del sapere", in questi giorni ha pubblicato un bando che offre cinquemila euro a un neolaureato magistrale (percorso di cinque anni, quindi) in Ingegneria meccanica e Ingegneria aerospaziale del Politecnico di Torino e altri cinquemila euro a una neolaureata in Scienze, Matematica e Fisica naturale dell'Università di Torino. Le borse erano destinate, si vede, ai due atenei locali e in entrambi i casi il beneficiario, spiegava il testo dell'Accademia, "dovrà essere di nazionalità italiana" nonché "figlio di famiglia italiana e residente in Italia". Non solo prima gli italiani, ecco, ma prima gli italiani figli di italiani.
 
La borsa di studio, che aveva scadenza 6 maggio prossimo e avrebbe dovuto essere distribuita in due rate a partire dal primo giugno, era intitolata a "Ernesto e Ben Omega Petrazzini" ed è stata elargita dall'Accademia, appunto, dal 2007. Siamo giunti alla tredicesima edizione del bando sovranista, sovranista ante litteram quindi, e il suo regolamento nelle stagioni è sempre stato lo stesso: "Il laureato dovrà essere di nazionalità italiana e figlio di genitori italiani". La vedova Petrazzini - Ben Omega fu direttore di produzione della Fiat Mirafiori ai tempi di Valletta, siamo nei Sessanta - aveva lasciato questa indicazione nel testamento: l'Accademia delle scienze di Torino, diligentemente, per tredici anni ha eseguito chiedendo ai candidati, oltre alla tesi di laurea e ai voti ottenuti nei singoli esami, "il certificato di nascita proprio e quello di entrambi i genitori".
 
La direttrice (e cancelliera) dell'Accademia di Torino, Chiara Mancinelli, in un primo tempo aveva spiegato imbarazzata: "Purtroppo il lascito è stato questo e noi dobbiamo attenerci. Ciò che viene scritto nel bando dei premi è definito direttamente da chi ci affida il legato, siamo obbligati a definire le regole secondo quanto indicato. Se qualcuno ha mai contestato il bando? Fin qui non è accaduto, d'altro canto dal Duemila siamo un ente di diritto privato".

No, l'Accademia fino ad ora non aveva mai pensato di rinunciare al lascito discriminatorio, ma dopo la pubblicazione della notizia e gli attacchi del Comitato regionale dei diritti umani ("inaccettabili principi razzisti"), di Liberi e uguali ("i soldi per la scienza non possono avere una connotazione razziale") e i commenti indignati sul personbale sito Facebook, oggi alle 14 ha scelto di rendere pubblico questo post: "Abbiamo ricevuto parecchi messaggi che in parte contengono giudizi affrettati sulla nostra Istituzione sempre attenta ai problemi di giustizia sociale e politica, ci rendiamo conto comunque di come il problema evidenziato sia rilevante e per questo sarà cura del presidente sottoporlo in tempi molto brevi alla valutazione del Consiglio di presidenza, unico organo che può deliberare in materia. La prima scelta", si legge a proposito del testamento discriminatorio accettato per tredici stagioni, "è stata fatta nel 2007 per senso di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni di studiosi. In ogni caso possiamo essere certi che il Consiglio di presidenza riesaminerà il caso escludendo l'attuazione di ogni forma di discriminazione, indipendentemente dalle conseguenze pratiche per il finanziamento della ricerca che ciò possa comportare". In concreto l'Accademia delle scienze di Torino rinuncerà a 10 mila euro l'anno per i prossimi dieci anni, "a meno che non troveremo eredi pronti a cambiare il contenuto del lascito".