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E il rettore della Sapienza lancia l'allarme: "Lo Stato torni a finanziare gli atenei o collassiamo"

L'ultimo discorso di Eugenio Gaudio, vicino alla fine del mandato: "Noi cresciamo, ma tutti insieme dobbiamo formare più laureati e trattenere i talenti. Non ci sono più margini"

19/02/2020
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la Repubblica

ROMA - Al di là dell'applauso lungo quattro minuti e la platea in piedi, al di là dell'emozione per l'ultimo discorso a pochi mesi dalla fine dei sei anni di mandato,al rettore Eugenio Gaudio il suo mondo ha riconosciuto di aver rimesso in moto e al centro la più grande università d'Europa - La Sapienza di Roma, 717 anni di vita, 114 mila iscritti - dopo il lungo declino affidato al suo predecessore, Luigi Frati. E quando si è fermato l'elenco degli oggettivi buoni risultati realizzati dall'ateneo dal 2015 ad oggi, mostrati in slide e al presidente della Repubblica Sergio Mattarella - per lui la decima inaugurazione di ateneo da ottobre ad oggi -, il rettore in carica ha detto al ministro dell'Università e della Ricerca Gaetano Manfredi: "Lo Stato torni a finanziare o il sistema collassa". Tutto il sistema per come lo conosciamo oggi, sessantun università pubbliche italiane presenti sul territorio.

I dati dell'inversione di rotta del gigante romano vanno ricordati, non è banale farlo. I corsi di studio in lingua inglese offerti dalla Sapienza nel quinquennio certificabile sono quadruplicati: oggi sono 48, sui 280 offerti. Questo è stato in parte possibile grazie al fatto che, di fronte a 863 docenti andati in pensione, sono stati allestiti 1.640 concorsi, di cui 680 per giovani ricercatori. Spendendo 115 milioni di euro (gran parte ottenuti dalla Banca europea degli investimenti), l'università si è mossa sul piano edilizio, prodromo di una buona didattica: 109 aule, infatti, sono state riqualificate e il complesso Marco Polo, Centro linguistico di ateneo, è testimone dell'impegno infrastrutturale. Anche il restauro del grande murale di Mario Sironi, sullo sfondo del discorso del rettore Gaudio, ha partecipato dell'investimento. Oggi, proseguendo, tre biblioteche del sistema di lettura interno sono aperte 24 ore al giorno e tutto questo è stato realizzato consentendo al 57 per cento degli studenti di iscriversi con agevolazioni ed esenzioni. Ancora, dal 2015 all’ultimo anno assestato i fondi per la ricerca acquisiti dall’esterno sono cresciuti per 60 milioni di euro e in cinque stagioni i fondi di Stato, grazie alla crescita della quota premiale, sono aumentati di oltre 9 milioni. Gli iscritti, per chiudere, nel lustro sono saliti di 5.300 (+7,8 per cento) e il fatto che 3.100 studenti siano arrivati dall'estero offre una visuale delle potenzialità attrattative di UniRoma 1.

Sul piano internazionale, l'impegno più rilevante portato a termine è stata l'alleanza - Civis - con sette università europee. Assomma, l'alleanza, 384 mila studenti e 55 mila docenti e amministrativi e ha vinto un finanziamento comunitario. Il riconoscimento più gradito, sempre sul piano internazionale, è invece il primo posto al mondo conquistato per due anni di fila (2018 e 2019) nella disciplina “Classics and Ancient History”, classifica curata dal prestigioso Qs.


In questo Paese non è solo Sapienza a crescere. Nell'ultimo quinquennio hanno prodotto corsi innovativi e brevetti di successo, hanno richiamato docenti stranieri e aperto sedi diplomatiche all'estero il Politecnico di Milano e Ca' Foscari di Venezia, le Università di Padova e Bologna. Sul fronte degli immatricolati hanno mostrato segnali incoraggianti atenei del Sud e molti medio-piccoli. Ma, ha detto il rettore in carica e in uscita, quella licenziata lo scorso dicembre è stata la Finanziaria più arida con gli atenei italiani "da decenni". E ha portato alle dimissioni dell'ex ministro Lorenzo Fioramonti, che per il settore aveva chiesto un miliardo e mai lo ha ottenuto. La questione, individuata nell'Aula Magna della Sapienza nel corso dell'inaugurazione dell'Anno accademico, è questa: "Abbiamo bisogno di formare più laureati e di trattenere in Italia i nostri talenti". In assenza di un adeguato finanziamento, tuttavia, "non sarà possibile garantire il turnover, bisognerà limitare l’ingresso di giovani ricercatori e ridurre l’offerta formativa. Un circolo vizioso che porterà al collasso del sistema", ha sottolineato Gaudio. "Non esistono più margini, non esistono più riserve".