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E i Cinque Stelle blindano la ministra "Il solito gioco dem per rimpiazzarla"

I grillini compatti a sostegno della titolare della scuola: "Questa è una questione politica, non possiamo arretrare" Il sottosegretario Fraccaro: "La richiesta di rinvio che unisce Pd, opposizioni e sindacati risulta tardiva e infondata"

29/09/2020
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La Stampa

Niccolò Carratelli

Roma

È già buio quando Lucia Azzolina arriva davanti all'agriturismo Cobragor, in un principio di campagna romana, tra l'ospedale San Filippo Neri e il carcere minorile. «Un luogo simbolico, per tornare alle origini, alla natura», ha spiegato convinto l'organizzatore, il capo politico reggente Vito Crimi, che ha convocato lì tutti i 5 stelle al governo, ministri e sottosegretari. La titolare dell'Istruzione è tra gli ultimi ad unirsi al gruppo, appena tornata dalla Sicilia, giusto in tempo per la cena. Davanti ai giornalisti non nasconde l'irritazione per l'ultima polemica, interna alla maggioranza, sul concorso straordinario per i docenti: «Si farà, domani le date saranno in Gazzetta Ufficiale», sibila la ministra.

Dal 22 ottobre al 9 novembre, è deciso, non si torna indietro. Ma la proposta di rinvio a dicembre, arrivata dal Pd fuori tempo massimo, non è piaciuta. Perché se n'era già discusso a maggio, quando Pd e Leu avevano caldeggiato una selezione per titoli, anche per evitare rischi di contagio. Poi si era deciso di confermare il concorso, modificare l'impostazione del test (niente risposte multiple) e rimandarlo di 

qualche mese, all'autunno. La richiesta di ieri da parte della responsabile Scuola del Pd, Camilla Sgambato, è stata percepita come una furbizia politica, «una bandierina, niente di più – spiegano dal ministero – un modo per far vedere ai sindacati che da quella parte hanno una sponda e per mettere le mani avanti in caso di problemi futuri nella selezione». Il sospetto è il solito: che l'obiettivo sia solo quello di moltiplicare le criticità, mettere in difficoltà Azzolina, indebolirla per arrivare, prima o poi, a sostituirla con un esponente Pd. Una strategia di fronte alla quale lo stato maggiore 5 stelle alza un muro difensivo. Durante la cena in agriturismo è stata ribadita la fiducia nella ministra e la ferma intenzione di confermarla al suo posto: «È il solito giochino, l'ennesimo colpo tentato contro Azzolina – spiegano dai vertici del Movimento – ma noi la blindiamo, perché non è una questione personale, ma politica». E magicamente, alle nove di sera, sui social compaiono i post di alcuni big 5 stelle seduti a tavola, magari vicini, a mangiare frittata di cipolle, risotto con zucca e arista di patate. «Servono insegnanti preparati e capaci di dare tanto ai nostri ragazzi. Sul concorso scuola non si può arretrare», scrive su Twitter il viceministro dello Sviluppo economico Stefano Buffagni. «Il concorso non è più rinviabile. Andiamo avanti per una scuola che deve poter ripartire all'insegna della qualità», cinguetta invece il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro.

«La richiesta di rinvio che unisce in una strana alleanza le opposizioni, i sindacati, ma anche il Pd, risulta tardiva e infondata», aggiunge il capogruppo al Senato Gianluca Perilli, che sottolinea velenosamente l'assist fornito dai dem a Salvini, pronto a cavalcare la polemica chiedendo di votare in Parlamento la mozione di sfiducia leghista contro Azzolina. Insomma, coperti e allineati a protezione del fortino di viale Trastevere.

Il premier Giuseppe Conte non interviene, ma a palazzo Chigi non gradiscono la fiammata polemica, proprio in un momento in cui il tentativo è quello di saldare la maggioranza. Tanto che in serata dal Partito democratico precisano che «quello di Sgambato era solo un invito alla riflessione, non un'entrata a gamba tesa». Magari uno sgambetto involontario, di quelli che possono comunque farti cadere.

Non va letta come uno sgarbo alla ministra nemmeno l'organizzazione degli Stati generali della scuola, annunciati da Nicola Zingaretti. A dimostrazione di come per il Pd la scuola sia terreno fertile. Lo scontro potrebbe essere solo rimandato di un mese se, ad esempio, i timori di chi prevede cattedre lasciate sguarnite dai docenti impegnati nel concorso dovessero rivelarsi fondati. «Ma non sarà un concorsone unico, le prove avranno date e località diverse – spiegano dal ministero –. Non mancheranno certo 60mila insegnanti tutti insieme, i disagi saranno minimi e anche i rischi di contagio tra i candidati». —