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Domande sbagliate ai test di abilitazione. Caos nei concorsi per gli insegnanti

Caos all’ultima prova per accedere ai concorsi da insegnanti errori e strafalcioni (storici) nei quesiti sottoposti ai candidati

18/08/2014
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la Repubblica

Corrado Zunino

DOMANDE
sbagliate nei questionari della seconda tornata di selezione per i corsi Tfa, necessari per ottenere l’abilitazione all’insegnamento. A luglio i test sono andati avanti dopo le contestazioni del 2012. Le segnalazioni dei nuovi strafalcioni hanno intasato l’email del Miur.L’esperto valutatore andava di fretta. Frustrato, forse, dalla sottopaga ministeriale. Sarebbe bastato un controllo, non proprio la Treccani. Wikipedia era sufficiente. Sarebbe bastato per non elaborare un quesito a risposta multipla — una domanda, quattro risposte possibili, una sola esatta — in cui il valutatore chiedeva per conto del ministero dell’Istruzione la definizione della Guerra dei trent’anni. Definizione giusta, tra le quattro, però non c’era. Introvabile. Sta accadendo anche questo nelle settimane della seconda tornata di selezione per accedere ai corsi Tfa (Tirocinio formativo attivo), corsi necessari
per ottenere l’abilitazione all’insegnamento (22.478 candidati). I nuovi test di luglio sono andati avanti nonostante le contestazioni della prima tornata, quella del 2012. E le segnalazioni degli strafalcioni bis hanno subito intasato le caselle di posta elettronica del Miur, e dei sindacati della scuola.
La Guerra dei trent’anni, dicevamo. Passaggio ostico e inevitabile in terza liceo. La domanda al candidato prof della classe di concorso A037, Filosofia e Storia, era semplice e definitiva: “Cos’è la Guerra dei trent’anni?”. Già. La risposta esatta era contenuta nella prima casella, la A: “Un conflitto che oppone stati cattolici e stati protestanti in una guerra civile e religiosa europea...”. Perfetto. Solo che poi la stessa risposta A (quella scelta dal Cineca per conto del Miur) aggiungeva: “Fra 1645 e 1675”. Gli anni erano sì trenta, ma non i trenta giusti. Perché la Guerra dei trent’anni iniziò nel 1618 e finì nel 1648, questo è sui manuali di liceo. E allora, al di là delle definizioni del
conflitto, il candidato preparato, un laureato con un’età media di 33 anni, doveva andare a cercare le date corrette nelle altre risposte. Ma non c’erano nella risposta B, che indicava un periodo dal 1650 al 1680. E non c’erano nella C, che diceva “1560-1590”. Figuriamoci nella casella D: “1658-1688”. Quali trent’anni doveva quindi scegliere il candidato, già agitato di suo? Non c’era speranza. Meglio passare alla domanda successiva, numero 32. Questa l’ha segnalata un esaminato bolognese, appena dottorato. Recitava: “Come termina il Grande scisma d’Occidente?”. La risposta corretta per il ministero era questa: “Con l’elezione al pontificato di Nicolò V nel 1449”. A parte che era Niccolò (con due “c”), ma la sua elezione avvenne il 6 marzo 1447. Alcune domande prima, la 17 precisamente, i valutatori frustrati avevano proposto un rosario di definizioni della Poetica di Aristotele dove, tra poesia e filosofia, ci si perdeva in considerazioni irrisolvibili — il particolare, l’universale, l’inverosimile, l’impossibile — per il più puntuto dei sofisti. Nella classe “Filosofia e Storia” sono state quattro le domande contestate, addirittura 63 nelle 19 classi di concorso fin qui setacciate dai formatori dei sindacati. Le segnalazioni a loro arrivate erano state più di 500.
Ai candidati delle classi accorpate 43 e 50 (materie umanistiche) la domanda sul fuso orario di “Sidney”
(con la “i” al posto della “y”) non ha mai specificato di quale Sydney del mondo si stesse parlando. Ce n’è una in Canada, per esempio. E al quesito 44 avrebbero dovuto dire — segnando una sola risposta — quando il sole è allo Zenit,
cioè novanta gradi esatti di elevazione sull’orizzonte, senza sapere se ci si riferiva all’emisfero australe oppure a quello boreale. Qui gli aspiranti prof avrebbero dovuto barrare due
caselle (Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno andavano bene entrambi), ma il regolamento dei tirocini formativi prevede una risposta unica, un’unica “x” nel quadratino scelto.
La parola “flebopatia”, per citare, appartiene a “un sottocodice dell’italiano” (risposta A, scelta dal ministero) o “a un particolare registro” (risposta C, intendendo un registro medico). A tutti e due, ma due risposte non sono possibili.
In Storia dell’arte le opere di Michelangelo, ha chiesto il test, esprimono: A) forte drammaticità; B) equilibrio statico; C) grande serenità; D) quieta compostezza. Difficile rispondere quando — lo dice Piero Adorno ne L’arte italiana — a seconda dell’età e dell’opera del genio, il lavoro del Buonarroti ora esprime “impeto drammatico”, ora “sereno equilibrio classico”, ora
“dolore universale”. E poi, contestano i futuri cattedratici dell’arte, come si possono porgere domande da chimici fuori dalle loro “competenze disciplinari”. Ovvero: “Che cosa produce l’aggiunta al rame di alcuni metalli bianchi come piombo, stagno e zinco?”. Non lo possono sapere, non l’hanno mai studiato.
Il Consorzio inter-universitario ha rimediato cambiando in corsa le risposte in 10 domande
di tre classi di concorso. Le altre 53 restano lì, con il loro carico di vaghezza interpretativa. Singoli candidati e singoli sindacati sono partiti con i ricorsi amministrativi, pratica usata in maniera troppo facile quando si tratta di scuola, ma oggettivamente sollecitata dal fatto che non esista un concorso che sia uno organizzato dal ministro dell’Istruzione che non contenga errori. L’Anief sta avviando il suo ricorso al Tar del Lazio — c’è tempo fino al 22 agosto — per l’ammissione con riserva alle prove scritte. Il presidente Marcello Pacifico dice: «Ancora una volta tanti futuri insegnanti, dopo aver passato il loro tempo sui libri ed essersi caricati di una tassa di accesso ai test tra i 100 e i 150 euro, si sentono presi in giro. È arrivato il momento di aprire un’inchiesta amministrativa ».


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