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Docenti più preparati e meno burocrazia così cambia il sostegno

Dopo il caso del bimbo autistico, il governo accelera Pronta entro la fine dell’anno la riforma della legge

11/11/2016
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la Repubblica

Corrado Zunino

La legge delega sul sostegno — “Inclusione scolastica”, è il titolo — è pronta. «Entro poche settimane chiudiamo la bozza», dice il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, che l’ha costruita con diverse associazioni.
È una legge di governo che segue, insieme ad altre otto, la 107 (“Buona scuola”) approvata il 13 luglio 2015. Innanzitutto, prevede la nascita dei Centri per l’inclusione scolastica che, «con la partecipazione di tutte le componenti istituzionali che operano nel campo della disabilità», quindi l’istituto scolastico, l’Asl del territorio e l’Inps, consentono l’accesso a tutti i servizi integrati, elaborano il Progetto individuale dell’alunno con disabilità e quantificano le risorse di cui ha bisogno. Per esemplificare, il numero di ore di sostegno. Con la legge delega cresce, poi, la richiesta di formazione, e formazione specializzata, degli insegnanti di sostegno.
Si legge nella bozza: «Non è la gravità della disabilità a determinare i bisogni dell’alunno, ma che cosa ha bisogno nel concreto lo studente per realizzare il Progetto di vita: un bambino cieco, un bambino o un ragazzo in carrozzina, potrebbero non avere bisogno di una “copertura” (la presenza fisica di qualcuno a fianco del disabile), ma di ambienti senza barriere e di assistenti per l’autonomia ». La legge delega vuole coinvolgere tutte le componenti scolastiche anche nelle scelte del sostegno. Sarà il Consiglio di classe a elaborare e approvare il Progetto educativo individuale, «che realizza l’inclusione scolastica nelle sue dimensioni dell’apprendimento, della relazione, della socializzazione e interazione». Sono istituiti quattro ruoli per il sostegno didattico (infanzia, primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado) «in cui bisognerà permanere prima di transitare sul posto comune ». La richiesta è quella di restare per un periodo medio-lungo in quel ruolo: oggi, spesso, l’aspirante docente sceglie la classe “sostegno” per prendere punteggio e passare alla prima occasione all’insegnamento canonico.
Per poter insegnare su posto di sostegno sarà obbligatorio — per tutti i gradi di istruzione — conseguire 120 crediti formativi universitari sull’inclusione scolastica (oggi si diventa docenti di sostegno con soli 60 crediti, ovvero un anno di specializzazione). Tutti i futuri insegnanti di ogni ordine e grado avranno nel loro percorso di formazione iniziale crediti riguardanti le metodologie per l’inclusione.
Il sottosegretario Faraone dice: «L’inclusione scolastica riguarda tutti gli alunni e gli studenti, nessuno escluso. Questa è la sua finalità. I docenti del sostegno restano universali, ma avranno specificità profonde. Bisogna chiudere con i maestri specifici che se ne vanno a gennaio o a fine anno, il danno provocato da queste interruzioni della didattica è forte. La scuola italiana sul sostegno offrirà continuità e seguirò personalmente i nuovi insegnanti di sostegno. Con questa Legge di stabilità ne avremo cinquemila in più». I sindacati stimano che oggi alla scuola italiana manchino 30mila insegnanti con questo ruolo, spesso sostituiti da docenti non specializzati. Nella seconda fascia sono parcheggiati 12mila precari: solo il 30 per cento di loro ha passato l’ultimo concorso.