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Dl scuola, è guerriglia. Plexiglass in classe, dubbi anche a sinistra

Alla camera bagarre, attacchi alla ministra. Ostruzionismo ad oltranza delle destre. Il M5s attacca: irresponsabili I sindacati verso lo sciopero l’8 giugno: solo incertezze e poche risorse

06/06/2020
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il manifesto

Daniela Preziosi

Poco prima delle venti la Lega apre uno striscione in aula, dice «Azzolina bocciata». Il presidente Rosati urla al microfono di tirarlo giù, minaccia sanzioni, sospende l’aula. Alla ripresa dai banchi dem arriva l’accusa agli avversari di aver «invaso» i propri spazi. Da destra si provoca: «Presidente faccia smettere il clima da centro sociale», dal Pd sarebbero arrivate «minacce fisiche». La tensione sale nell’aula di Montecitorio mentre si entra nel secondo giorno consecutivo di ostruzionismo delle opposizioni sul decreto scuola, salvo le pause per la sanificazione degli ambienti.

SIAMO ORMAI IN ZONA CESARINI: il provvedimento è stato varato l’8 aprile e deve essere convertito in legge entro domani. Salvo colpi di scena, il voto sarà oggi a mezzogiorno. Per 40 giorni la maggioranza lo ha inchiodato in commissione al senato litigando sull’assunzione dei precari. Trovato l’accordo (salta il concorso, la prova sarà scritta a risposte aperte) l’approvazione del dl deve andare a razzo, dunque a colpi di fiducia: al senato la settimana scorsa, alla camera giovedì. Ma qui serve anche il voto finale sul provvedimento. La Lega minaccia: «Non sarà una passeggiata». Le destre provano il colpaccio: farlo saltare. Per blindare il lieto fine, alla maggioranza non resta che rassegnarsi alla seduta fiume. Diventa oceano.

A PIÙ RIPRESE LE OPPOSIZIONI a accusano il governo di aver umiliato i prof precari e di voler far chiudere le scuole private. Ma sulla ministra piovono accuse. Nel cuore della notte fra giovedì e venerdì, mentre nell’aula i deputati illustrano uno a uno i quasi duecento ordini del giorno (in tutto saranno 188, 108 solo della Lega, alla fine 93 avranno il sì dell’aula), la forzista Valentina Aprea urla: «Presidente, mentre noi in aula discutiamo del decreto scuola, sui social la ministra propone di mettere il plexiglass fra ai banchi».

MANCAVA SOLO IL PLEXIGLASS ad aizzare la polemica. La mattina dopo Salvini taglia corto: «È una cazzata». Ma anche nella maggioranza l’accoglienza della pensata della ministra è tiepida. Installare i box in ogni classe è complicato da realizzare. Ma è il meno; psicologi e pedagogisti esprimono dubbi. L’assessore all’edilizia scolastica di Milano giura: «Non consentirò che i miei bambini e le bambine vengano rinchiusi in un contenitore». Da Bergamo due licei avvertono che loro lo hanno già fatto. Ma l’ex ministro Fioramonti, che non ha grandi simpatie per chi ha preso il suo posto, sentenzia: «La scuola non è una cabina telefonica».

ANCHE DAL PD ORMAI non si nasconde più l’imbarazzo per le «esternazioni» ai media della ministra. Spesso seguite da smentite: come il «tutti promossi» detto all’inizio della didattica a distanza, che ha lasciato molti docenti costernati. C’è chi racconta che a metà lockdown, con le famiglie gettate nella confusione e i sindacati sul piede di guerra, dal Pd sia arrivata, con discrezione, una richiesta al premier Conte: sostituire la ministra con Patrizio Bianchi, il capo della task force del ministero, poi nominato commissario straordinario per la riapertura delle scuole. Ma sostituire un ministro non si può, il rischio è che venga giù tutto il fragile equilibrio interno ai 5 stelle. E così il premier ha infittito la sua presenza ai vertici sulla scuola. Come l’incontro di giovedì pomeriggio, a Palazzo Chigi, dove ha toccato con mano il malumore della comunità scolastica. Non solo i sindacati hanno spiegato che l’organizzazione dell’avvio del nuovo anno è in alto mare e i fondi sono troppo scarsi, ma anche il presidente Bonaccini a nome delle regioni e il sindaco Decaro a nome dei comuni: due piddini doc. I sindacati della scuola (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) confermano lo sciopero di lunedì 8: «Riunione inconcludente, un incontro che ha messo in evidenza la sostanziale inconsistenza dell’azione di governo sulla scuola; ad oggi non si va oltre alle generiche intenzioni di tornare alle attività in presenza, ma senza alcun progetto definito».

IERI INTANTO FINO ALLE 21 e poi di nuovo dalla mezzanotte a oltranza in aula si dà battaglia. Gli scatenati dell’ostruzionismo sono i deputati e le deputate leghiste e di Fratelli d’Italia. Rampelli, Fdi: «Il concorso dei precari è una carognata». Il reggente dei 5 stelle Crimi teme che il decreto salti: «Irresponsabili, incoscienti». Anche i forzisti, i colleghi dell’«indimenticabile» ministra Gelmini, rispolverano il loro noto expertise: «Manca una road map», «la maggioranza ha preferito occuparsi della gestione del personale scolastico precario, suscitando guerre tra tutte le categorie».Fratoianni (Leu) li sfida ad essere coerenti: «Abbiamo davanti un’occasione straordinaria per la scuola. In commissione la prossima settimana si votano gli emendamenti al dl rilancio. Quindici alunni per classe e libri gratis nell’obbligo: lo votate?».


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