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Dl dignità, approvato l’emendamento grillino salva precari della scuola

L’emendamento proposto dalla deputata Azzolina cancella il limite di 36 mesi per i contratti a tempo determinato richiesto dalla Corte di Giustizia europea

28/07/2018
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Corriere della sera

Orsola Riva

Scherzi che capitano. Mentre l’onorevole Mario Pittoni, responsabile Istruzione della Lega, lavorava da mesi a un ddl per stabilizzare i supplenti con più di 36 mesi di servizio, la collega grillina Lucia Azzolina l’ha bruciato sul tempo presentando nei giorni scorsi un emendamento al Dl Dignità con cui risolve la questione in modo gordiano, tirando un frego su una delle norme più contestate della legge sulla Buona Scuola, quella che vietava il ricorso abusivo a contratti a tempo determinato su posti liberi per più di 36 mesi che è stato approvato oggi, venerdì 22 luglio, dalle Commissioni Finanze e Lavoro della Camera. «Il tanto vituperato comma della vergogna n. 131 della Buona scuola, voluto ostinatamente dal Pd, andrà definitivamente in soffitta - aveva rivendicato l’onorevole Azzolina raccogliendo il plauso dei sindacati di base - . Quel comma, in spregio alla sentenza Mascolo della Corte di Giustizia Europea, aveva sancito il licenziamento dei docenti precari dopo aver prestato 36 mesi di servizio su posto vacante e disponibile. Piuttosto che eliminare l’abuso dei contratti a termine, il PD aveva eliminato direttamente l’abusato docente. La follia dello Stato che formava i suoi docenti, investiva su di loro e poteva cacciarli dalla scuola dopo 36 mesi di lavoro».

Contratti con ferie pagate e senza

In realtà, nonostante il clamore e la confusione generata dal tam tam sui social, il famigerato comma renziano non cacciava nessun supplente dalla scuola. Semmai, a partire dalla scadenza dei tre anni, cioè dal 1° settembre 2019, avrebbe condannato i supplenti di lungo corso a una specie di retrocessione su supplenze brevi o anche lunghe purché fossero solo fino al 30 giugno (ferie escluse). Quelle fino al 31 agosto (che sono un’esigua minoranza rispetto alle decine di migliaia di posti che ogni anno vanno in supplenza) sarebbero state vietate per legge perché - così avevano stabilito i giudici di Lussemburgo e aveva ribadito a luglio 2016 la Corte Costituzionale - se un posto è libero mancano le ragioni obiettive per reiterare contratti a termine invece che procedere con l’assunzione in ruolo. Punto e accapo.

I 5.000 supplenti su posto libero

Certo a farne le spese sarebbero stati gli incolpevoli supplenti annuali, circa 5.000 docenti concentrati soprattutto in quelle regioni del Nord dove più spesso si ricorre a contratti annuali su posti liberi per il semplice fatto che, soprattutto in alcune materie come la matematica alle medie, sia le graduatorie di merito che quelle a esaurimento sono vuote e quindi non si può procedere con delle assunzioni. Ma per loro (come per tutti gli altri supplenti con almeno 36 mesi di servizio) in base a uno dei decreti legislativi della Buona Scuola era già stato previsto un percorso abbreviato verso la stabilizzazione: un concorso ad hoc che dava accesso a due anni (anziché i tre d’ordinanza) di formazione e tirocinio. Poi, finalmente, l’assunzione.

Passo avanti o passo indietro?

Con questo emendamento al decreto Dignità, sembrerebbe che si debba ripartire daccapo. Perché quella che Azzolina celebra come «una grande vittoria di tutto il Movimento M5S», rischia di riportare la scuola indietro, visto che non vi saranno più limiti di sorta all’uso (e abuso) di contratti a termine. Una scelta che va in direzione contraria a quanto i grillini hanno intenzione di fare per tutelare i giovani precari impiegati nelle aziende: ovvero l’abbassamento della soglia massima dei contratti a tempo da 36 a 24 mesi. A meno che, autorizzando la reiterazione dei contratti della scuola oltre i 36 mesi, in realtà non si vogliano creare le condizioni per una stabilizzazione di questi docenti per via giudiziaria anziché per concorso. Alla luce della sentenza della Corte di Giustizia europea e del successivo parere della Consulta, quale giudice non si pronuncerebbe a favore di un supplente che abbia superato i 36 mesi di servizio su posto libero senza essere stato assunto? In alternativa c’è sempre il disegno di legge dell’onorevole Pittoni che ai supplenti con 36 mesi di servizio promette un percorso preferenziale verso la cattedra fissa con la creazione di una graduatoria ad hoc. Qualsiasi mezzo insomma salvo il concorso, ovvero l’unico metodo prescritto dalla Costituzione italiana per accedere a un posto pubblico.

La nota dell’onorevole Azzolina

In una nota emessa in un secondo momento l’onorevole Azzolina ha voluto precisare che l’emendamento è stato condiviso con la Lega e con il collega Pittoni perché «la maggioranza su questo tema è compatta». «Nel merito - prosegue la deputata grillina - io ritengo che cancellare il “vituperato” comma 131 della Buona Scuola, che non permette di lavorare ai supplenti dopo 36 mesi di servizio, non significhi affatto rendere illimitati i contratti a termine. Nessuno vuole lasciare i docenti italiani nello stato di precarietà, ma non vogliamo nemmeno che vivano con l’ansia di non poter lavorare dopo 3 anni». Un’ansia - è giusto ribadirlo - ingiustificata, perché i limiti imposti dalla legge sarebbero scattati solo e soltanto per le supplenze su posti vacanti e disponibili, non per tutte le altre. «La Corte di Giustizia Europea impone all’Italia di mettere i precari nella condizione di poter essere stabilizzati e questo lo si farà bandendo i concorsi con regolarità. Nel frattempo nessun docente rischierà di restare senza lavoro - insiste Azzolina -, come invece sarebbe se quel comma rimanesse in vigore».


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