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Dite ai più giovani che i libri li salveranno

Il caso: come far amare la lettura ai ragazzi

15/12/2019
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la Repubblica

di Stefano Massini

Idati recenti dell’OCSE sui giovanissimi italiani e la comprensione di un testo scritto sono un’emergenza nazionale al pari del deficit nei conti pubblici, o del dissesto idrogeologico. Siamo sprofondati al 25° posto su 36, una catastrofe. Certo, a questo punto vi sarebbe spazio per geremiadi d’ogni sorta sui Lucignoli del Terzo Millennio, se non fosse che un’amara verità gravita a mezz’aria: da tempo noi scrittori abbiamo rinunciato in partenza ad ascrivere gli adolescenti nel novero dei lettori potenziali, li riteniamo inaccessibili, impermeabili, votati al culto pagano di rapper e youtuber, per cui la partita è data per persa a tavolino. Accettiamo ormai l’idea che chi emette un vagito letterario non possa competere con gli assi dello sport o con l’influencer di turno, e deposte le armi ci rassegniamo al rito - settario ma protettivo – delle presentazioni nomadiche con il collega puntualmente "onorato ed emozionato di potervi introdurre un libro così importante". Mi chiedo spesso dove sia la carne, dove sia sprofondata la necessità del libro come fatto sociale, e mi torna ossessivamente in mente la lezione perfetta di Herman Hesse nel 1943, con il giovane illuminato Knecht che (fra gli anatemi della sua cerchia) si impone di scendere nel mondo, tornare a guardare la gente in faccia, insegnare ai ragazzi i miracoli dell’armonia, salvandoli. Salvarli, sì: il sottoscritto vide cambiare la propria esistenza quando qualcuno riuscì a ribaltargli la prospettiva, presentandogli i libri come straordinari manuali di sopravvivenza. Fu per me una rivoluzione, scoprii che i Melville, i Kafka, i Salinger, gli Shakespeare potevano essere insostituibili alleati nel mio percorso di apprendista della vita, le loro pagine erano oracoli a cui rivolgere domande e da cui uscire illuminati, più forti, più pronti a dipanare la matassa aggrovigliata dello stare al mondo. Per questo vitale debito di gratitudine che nutro da sempre verso la grande letteratura, credo valga la pena di batterci, ostinatamente, per contagiare l’amore per i libri, puntando tutto sulla loro funzione di memoria e guida.

Andrebbe fatto anche fuori dalle quattro pareti scolastiche, in mare aperto, senza salvagente, con tutti i rischi del caso, credendoci fino in fondo, scendendo una buona volta da Castalia, accettando il confronto alla pari, e non per coltivare futuri premi Nobel, bensì – solo e soltanto – persone migliori.


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