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Dispersione scolastica, la storia di Riccardo: "In Dad volevo mollare, i prof mi hanno salvato"

A 18 anni studia al tecnico Belluzzi di Bologna: "Quattro mesi di buio quando ci hanno messi a casa, ero andato in crisi"

18/05/2021
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la Repubblica

"Quattro mesi di buio, dietro quello schermo, dalla mia stanza proprio non riuscivo a studiare. A un certo punto ho deciso di mollare la scuola". Riccardo Guidotti, 18 anni tutto riccioli e simpatia, non è che proprio abbia mai avuto una gran voglia di studiare. Però andare a scuola, all'istituto tecnico Belluzzi di Bologna, gli piaceva e questo doveva essere l'anno della svolta dopo due bocciature. Ma la pandemia a novembre scorso e le lezioni a distanza lo hanno mandato in crisi. Lui come tanti, quei ragazzi perduti che Repubblica ha raccontato, che i professori e i presidi tentano di "riacciuffare" in una corsa contro il tempo con gli scrutini alle porte. Riccardo è una storia a lieto fine.

Riccardo, come hai cominciato questo anno scolastico?
"Sono partito pieno di buoni propositi. Mi ero confrontato con i miei genitori, dopo due bocciature volevo riuscire a fare questo terzo anno in Meccanica e meccatronica perché avevo riconosciuto il mio grande errore: non studiavo. Ma quando ci hanno messo in didattica a distanza sono andato in crisi".

Perché non riuscivi a seguire collegandoti al pc per le lezioni, in fondo c'erano i tuoi insegnanti e un orario da rispettare: non basta?
"Intanto dovete capire una cosa: uno che non va bene a scuola non è che ce la può fare da solo in camera a studiare, si distrae più facilmente. Non hai nemmeno il prof che ti richiama in classe per farsi ascoltare e così, per la sua ora almeno, stai attento. Perdi ogni stimolo".


È successo a tanti: cosa significa perdere la motivazione?
"Non mi alzavo più alle sette per uscire di casa ogni mattina, a me piaceva un sacco andare a scuola perché credo che non sia solo un luogo di istruzione, ma è il posto dove cresci. Alla mia età tutte di relazioni le hai lì e impari molto dal punto di vista umano. Praticamente alle 7.59, con le lezioni che iniziavano alle 8, scendevo dal letto e in pigiama mi mettevo davanti al computer. Ma dopo poco mi distraevo: ascoltavo la musica, guardavo il cellulare o un film, andavo in sala e mi accendevo la tv. Ho cominciato ad avere difficoltà nello studio, ovviamente, e così alla fine del primo quadrimestre mi sono ritrovato con sette materie sotto, un disastro. Insomma ho vissuto quattro mesi di buio, mi sentivo perso, per me quella non era scuola. E così ho preso dentro di me una decisione".


Quale?
"Mollare tutto: iscrivermi a un professionale o andare a lavorare, qualsiasi lavoro mi sarebbe andato bene, non ce la facevo più in questo modo, così a distanza, chiuso in casa. Tra l'altro gioco a calcio, sono un centrocampista, non avevo più nemmeno quello sfogo e poi per me contano molto gli amici, abbiamo una chat che si chiama il gruppo della Croce, dal nome della zona dove abitiamo, ma dopo un po' nemmeno WhatsApp ti basta più. In zona rossa vedevo solo un amico sotto casa per mezz'ora, significa di fatto non avere più relazioni. Mi sentivo senza vie d'uscita, se non quella di lasciare".


Ti sei mai confrontato con gli amici o in famiglia su questa tua crisi?
"Pochissimo, mi vergognavo. I miei genitori vedevano i voti sul registro elettronico, il clima in casa era comprensibilmente teso, ero io che avevo fallito. Prima di Natale ne ho parlato con la coordinatrice di classe, ero deciso: prof, mollo tutto. Mi ha consigliato di prendermi tempo per rifletterci durante le vacanze. Al rientro l'insegnante mi ha mandato una mail per chiedermi se volevo tornare in aula con un piccolo gruppo".


Cioè in presenza in una classe con pochi alunni: come hai reagito?
"Per me quell'offerta è stata una rinascita, ero felicissimo quando ho visto quella mail. Eravamo in quattro in classe, ma a me bastava. Un mio compagno invece ha lasciato, ripeterà l'anno, e altri si faranno bocciare, non sono riusciti a reagire a un anno così difficile. Per tanti di noi lo è stato, io ho avuto la fortuna di frequentare un istituto che non mi ha lasciato andare, mi ha cercato anche quando io non volevo più tornare. I prof mi hanno dato una mano, anche i miei mi hanno capito. Ho ripreso a studiare, ho frequentato corsi di recupero ed ora ho solo una materia insufficiente, disegno tecnico, un bel successo, no? Posso recuperarare anche quella. Ho scoperto di avere una forza dentro di me che non credevo di avere, non pensavo di rialzarmi. E voglio arrivare al diploma, ho una buona carica per resistere, spero solo che il prossimo anno non sia più con la pandemia".


E da grande Riccardo cosa vuoi fare?
"Voglio trovare un lavoro che mi permetta di realizzare i miei sogni: farmi una famiglia e togliermi anche qualche sfizio, desiderio, soddisfazione. Insomma, una vita: la mia. Poi ho un sogno impossibile, di quelli che hai da bambino: fare il calciatore. È un sogno nel cassetto, rimarrà lì"


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