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Dipartimenti di eccellenza: Anvur secreta i calcoli. Cantone, se ci sei, batti un colpo

Abbiamo chiesto, con le procedure prevista dalla legge Madia, di avere accesso ai dati di base per la costruzione dell’indicatore (ISPD) al fine di replicare i calcoli di ANVUR. Lo abbiamo chiesto a MIUR ed ANVUR. Il MIUR ci ha risposto che il titolare dei dati è ANVUR. ANVUR ha negato l’accesso ai dati perché coperti da privacy. Il MIUR sta distribuendo 1,35 miliardi senza che nessuno possa controllare la correttezza dei dati su cui è basata la distribuzione.

06/02/2018
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ROARS

ANVUR ha pubblicato l’elenco dei dipartimenti vincitori dei Ludi dipartimentali. In palio, 1,35 miliardi euro, ripartiti in tranche da 271 milioni di Euro annui per cinque anni. I dipartimenti vincitori riceveranno tra 1,1 e 1,6 milioni di euro annui più altri 250mila per le “scienze dure”. I dipartimenti del Centro-Nord si sono aggiudicati l’87% dei bollini di eccellenza, quelli del Sud ed Isole appena il 13%. Per avere una idea della sperequazione, basti pensare che le università del Sud e Isole rappresentano il 31% del corpo docente. Già a maggio 2017 avevamo previsto il risultato finale, anche i nomi di quasi tutti i dipartimenti vincenti. Ma non abbiamo capacità divinatorie, solo pazienza nell’interpretare gli astrusi algoritmi MIUR-ANVUR. Nei mesi successivi, in attesa di vedere se le previsioni sarebbero state confermate dal responso, non siamo stati con le mani in mano ed abbiamo chiesto, con le procedure prevista dalla legge Madia, di avere accesso ai dati di base per la costruzione dell’indicatore (ISPD) al fine di replicare i calcoli di ANVUR. Lo abbiamo chiesto a MIUR ed ANVUR. Il MIUR ci ha risposto che il titolare dei dati è ANVUR. ANVUR ha negato l’accesso ai dati perché coperti da privacy. Il MIUR sta distribuendo 1,35 miliardi senza che nessuno possa controllare la correttezza dei dati su cui è basata la distribuzione. Un ottimo esempio di trasparenza, o forse una delle declinazioni dello slogan secondo cui “la scienza non è democratica”: i dati sono buoni e corretti semplicemente perché li produce ANVUR? Perché Raffaele Cantone e l’ANAC non si preoccupano di questo anziché di pensare a chiudere le università del Sud? Per finire, ricordiamo che i soldi dei dipartimenti di eccellenza sono una voce del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO). Perché si possa parlare di un “premio” è necessario che l’FFO 2018 venga incrementato di 271 milioni rispetto al 2017. Dovremo attendere il Decreto FFO per sapere se c’è questo incremento o se invece i ludi dipartimentali si risolveranno in un semplice travaso di fondi presi dai perdenti e trasferiti ai vincenti.

1. A che serve una gara tra dipartimenti?

La gara, prevista dalla legge di stabilità 2017, assegna premi per complessivi 1,35 miliardi di euro, ripartiti in tranche da 271 milioni di Euro annui per cinque anni. I dipartimenti vincitori riceveranno un premio non indifferente (tra 1,1 e 1,6 milioni all’anno, cui vanno aggiunti 250mila euro per i dipartimenti che fanno riferimento alle “scienze dure”). È la prima volta che un premio non va all’ateneo, ma direttamente ad un dipartimento, che potrà usare questi soldi non solo per fare ricerca, ma anche per finanziare posti destinati a reclutamenti dall’esterno o a promozioni per i propri ricercatori. I dipartimenti perdenti saranno costretti a tentare di sopravvivere fino alla prossima gara. Ancor peggio, i dipartimenti vincenti potranno attrarre dai perdenti i loro ricercatori, promettendo carriera e risorse. I ludi dipartimentali, come li ha chiamati Umberto Izzo, metteranno in moto il ben noto “effetto San Matteo”: i dipartimenti ricchi diventeranno sempre più ricchi e quelli poveri si impoveriranno, alcuni verosimilmente fino alla consunzione.

Si tratta di una strategia ben chiara, eppure mai votata dal Parlamento e tantomeno dagli elettori. Sono stati i Renzi Boys che hanno rispolverato il programma del PD del 2008, che accoglieva le ricette thatcheriane proposte dagli economisti de La Voce.info, oggi ormai saldamente assisi in remunerative poltrone di governo e sottogoverno.

La logica sottostante è differenziare le università e creare “poli di eccellenza”. Lo si è tentato di fare con la valutazione all’italiana dell’ANVUR. Tutti i lettori di ROARS ricordano la famosa intervista di Sergio Benedetto, responsabile delle due VQR, in cui profeticamente dichiarava che alcuni atenei sarebbero stati chiusi:

Tutte le università dovranno ripartire da zero. E quando la valutazione sarà conclusa, avremo la distinzione tra researching university e teaching university. Ad alcune si potrà dire: tu fai solo il corso di laurea triennale. E qualche sede dovrà essere chiusa.

Verosimilmente Benedetto, nominato dalla ministra Gelmini, svelava ingenuamente, perché queste cose si fanno senza dichiararle, il mandato esecutivo ricevuto in modalità bipartisan: ridurre, sfrondare strategicamente il sistema universitario italiano.

Perché bipartisan? Perché l’obiettivo della riduzione del sistema universitaria era indicato anche nel programma per le elezioni del 2008 del PD che quelle elezioni le perse. Nel programma firmato da Veltroni e Enrico Morando(tenete a mente questo nome) si leggeva:

1. L’università deve essere un motore essenziale della mobilità sociale e della crescita.
a. Riduzione del numero di sedi universitarie e promozione della loro specializzazione in poche discipline, per raggiungere livelli di eccellenza.
b. Modernizzazione delle Università italiane, esaltando la loro autonomia finanziaria, introducendo forme sistematiche di valutazione efficace dell’utilizzo di risorse, incentivi e disincentivi, aumentando la competizione tra gli atenei. Vogliamo portare in 10 anni il trasferimento pubblico per l’università e la ricerca al livello dei Paesi più attivi e vitali nell’economia globale, ma far sì che una quota crescente, fino ad arrivare almeno 30%, sia trasferita tramite valutazione, avvalendosi dell’Agenzia Nazionale della Valutazione dell’Università e della Ricerca istituita dal Governo Prodi.


Malgrado gli sforzi e l’ingegneria numerica dispiegata da ANVUR e MIUR, la valutazione e le regole di ripartizione dell’FFO non hanno funzionato adeguatamente. Come abbiamo mostrato, l’FFO distribuisce infatti in modo premiale una quota minima di risorse. Ed ecco allora che i Renzi Boys, in primis l’inizialmente morandiano Nannicini, oggi fatalmente fra i più vicini a Matteo Renzi, si inventano i “dipartimenti di eccellenza”, un modo per concentrare risorse finanziarie in modo importante, e produrre artificiosamente “eccellenza” (qualsiasi cosa voglia dire).

2. Come si fa una gara tra lanciatori di freccette e saltatori in alto?

C’è un problema non da poco: come si fanno a individuare i dipartimenti eccellenti? Come si fa cioè a fare una gara tra un dipartimento di fisica e un dipartimento di filologia e glottologia? Lo strumento sarebbe disponibile (la VQR), ma ANVUR ha improvvidamente[1] scritto che quei risultati VQR non possono essere usati per comparare aree disciplinari diverse:

Tra le finalità della VQR non compare il confronto della qualità della ricerca tra aree scientifiche diverse. Lo sconsigliano i parametri di giudizio e le metodologie diverse di valutazione delle comunità scientifiche all’interno di ciascuna area (ad esempio l’uso prevalente della bibliometria in alcune Aree e della peer review in altre). […] Pertanto, le tabelle che per comodità di visualizzazione riuniscono nel rapporto i risultati delle valutazioni nelle varie aree non devono essere utilizzate per costruire graduatorie di merito tra le aree stesse.

Ciò significa che sulla base della VQR si possono confrontare due dipartimenti di medicina, ma non si può mai pensare di  comparare un dipartimento di medicina e un dipartimento di filosofia. Ancor meno si possono confrontare dipartimenti “misti”, per esempio, un dipartimento di filosofia non è confrontabile con un dipartimento di lettere e filosofia. Come è quindi possibile stilare una classifica che metta in fila dipartimenti di 14 aree diverse sulla base di dati che non lo permettono?

La soluzione tecnica ha origini a Firenze (nei telefilm della signora in giallo, tutto avviene a Cabot Cove; nelle vicende recenti dell’università italiana tutto o quasi avviene in un breve tratto dell’Arno tra Laterina e Firenze, passando ovviamente per Rignano e Montevarchi) dove il prof. Giacomo Poggi escogita la formula dell’ISPD (Indicatore Standardizzato di Performance Dipartimentale). Siamo nel 2014 e, alla sua nascita, l’indicatore viene denominato IPR. Frutto di una “collaborazione ANVUR-CRUI”, l’indicatore viene suggerito come strumento tecnico da usare nelle ripartizioni intra-ateneo “per distribuire ai Dipartimenti risorse non dipendenti dai costi della ricerca quali, ad esempio, i punti organico” (Il confronto basato sul Dipartimento Virtuale Associato e sul “Voto standardizzato). Alla sua prima uscita l’avevamo sperimentato con risultati alquanto bizzarri.

Ciò nonostante, i Renzi Boys devono essersi convinti che era finalmente a disposizione la formula capace di tramutare il piombo in oro, ovvero di trasformare dati sporchi e inadatti in una classifica “oggettiva” in cui, per magia, vengono accomunati saltatori di asta, maratoneti, velocisti, tuffatori e perfino giocatori di freccette. Deve essere proprio in virtù di questa convinzione che nella Legge di stabilità 2017 sono stati varati i “Ludi dipartimentali”. Nel testo di legge veniva attribuito ad Anvur il compito di elaborare un Indicatore standardizzato di performance dipartimentale (ISPD), il cui identikit combacia con quello dell’IPR varato tre anni prima.

In effetti, è proprio l’IPR che viene adottato come formula magica per le classifiche dipartimentali. Quando il MIUR ufficializza l’astrusa formula dell’ISPD, essa viene accolta con un misto di rassegnazione, scetticismo e ilarità.

È Lucio Bertoli Barsotti che riesce a decifrare l’enigma dell’ISPD, rendendolo comprensibile a tutti: si tratta di una gara truccata che punisce le aree di ricerca con i migliori risultati bibliometrici a livello mondiale e premia quelle che arrancano nel confronto internazionale. Per esempio, un prodotto classificato “eccellente” in Fisica nucleare e subnucleare (FIS-04), quando trattato con la formula ISPD vale di meno di un prodotto classificato come “discreto” in economia dei mercati finanziari (SECS-P11). Detto in altro modo: ai fini della classifica tra dipartimenti, un prodotto eccellente in diritto tributario (IUS-12) vale come 4,4 prodotti eccellenti in fisica nucleare e sub-nucleare.

L’apice dell’assurdo viene toccato dal confronto tra il punteggio attribuito a un prodotto giudicato di qualità “elevata” in FIS/04 e quello attribuito all’inattività, ovvero un prodotto “mancante”. Ebbene, un ricercatore che nel settore FIS/04 (Fisica nucleare e subnucleare)  ha presentato un prodotto che, pur non essendo nel top 10%  mondiale, è pur sempre nel top 30% riceve -1,26 punti, un punteggio peggiore di quello attribuito a un prodotto mancante in ben 29 settori:

ICAR/11; ICAR/17; ING-IND/01; ING-IND/02; ING-IND/29; ING-IND/30; MED/02; MED/18; MED/33; MED/41; MED/43; MED/44; M-PSI/06; M-PSI/07; M-PSI/08; SECS-P/04; SECS-P/06; SECS-P/07; SECS-P/08; SECS-P/09; SECS-P/10; SECS-P/11; SECS-P/13; SECS-S/02; SECS-S/03; SECS-S/04; SECS-S/05; SPS/07; SPS/11

La conseguenza è che i risultati di un dipartimento finiscono per dipendere dal particolare mix di settori disciplinari presenti al suo interno.

Per capire il punto basta fare un semplice esperimento. Consideriamo due dipartimenti mono area (area 13) di 3 persone ciascuno. Ogni docente ha presentato per la VQR due prodotti eccellenti, quindi ogni dipartimento ha prodotto 6 prodotti eccellenti. Ebbene, il Dipartimento B ha uno score ISPD più che doppio rispetto al Dipartimento A.

Una inconfutabile dimostrazione dei poteri magici dell’ISPD, che a questo punto potremmo venir letto anche come:  Indice Strategico per Produrre arbitrarie Differenze.

3. Una VQR dai piedi di argilla

Va da sé che la formula magica per l’ISPD, oltre ad avere i suoi problemi, non attenua minimamente gli errori che rendono i dati VQR fragilissimi. Ne abbiamo parlato più volte su Roars, ma forse è il caso di ricordarlo di nuovo.

  1. Nella aree bibliometriche la VQR adotta un metodo di valutazione duale: in parte bibliometrico, in parte fondato sulla peer review. I due metodi danno risultati di valutazione diversi. Tanto maggiore la quota di peer review, tanto più bassa la valutazione. Quindi, per ogni dipartimento i risultati di sintesi della valutazione dipendono dalla quantità di prodotti che sono valutati in peer review. E questo non ha nulla a che vedere con la qualità della ricerca prodotta.
  2. Nella aree bibliometriche è stata usata una metodologia di valutazione, le cravatte bibliometriche, metodologicamente errata. Essa non solo induce distorsioni non controllabili sui dati, ma ha anche una capacità di individuare la performance in termini di impatto della ricerca che è molto inferiore al semplice conteggio delle citazioni.
  3. La VQR è uno strumento pensato per un certo obiettivo, ma lo si usa per fare altro. Se n’era accorto il matematico Giuseppe Mingione: se uno ha in mente di valutare l’eccellenza di un dipartimento non può certo limitarsi a guardare due prodotti per ogni ricercatore (pardon, addetto alla ricerca). Uno star scientist, circondato in dipartimento da qualche strutturato “mediocre” o “scarso”, sarà completamente invisibile nella VQR. Semplicemente perché il disegno dell’esercizio VQR non è concepito per individuare e premiare la mitica “eccellenza”. Come è possibile dunque individuare i dipartimenti “eccellenti” sulla base di dati che non individuano la ”eccellenza”? In via Ippolito Nievo vorrebbero far credere che i “poteri magici” della formula sanano anche questo vizio di fondo.

Riassumendo: la formula dell’ISPD di ANVUR-MIUR-CRUI dovrebbe avere lo straordinario potere di trasformare il piombo in oro, di trasformare cioè dati sporchi, distorti ed inadatti in una classifica “oggettiva” da cui emergono 350 dipartimenti “quasi eccellenti”, da cui poi una commissione seleziona i 180 “davvero eccellenti”.

4. Il paradosso dei gemelli

L’ISPD offre ascensori del tutto particolari per volare nell’empireo dell’eccellenza. Fusioni e scissioni di dipartimenti possono avere effetti miracolosi sul valore finale dell’ISPD.

Si consideri il caso del dipartimento di fisica di Trento che ha superato la prima fase con voto 92/100, ma è poi finito nella lista dei perdenti. Negli ultimi dieci anni, i suoi ricercatori hanno occupato il tempo studiando come inviare Lisa-pathfinder nello spazio. Se invece di tener fisso lo sguardo alle stelle, lo avessero diretto su questioni più prosaiche, ma decisive per l’eccellenza in salsa italiana, avrebbero potuto fondersi con un “dipartimento gemello” come il dipartimento di matematica: stesso voto 92/100 e dimensioni circa uguali. Come avevamo scritto a suo tempo, grazie ai prodigi dell’ISPD, dall’unione dei due dipartimenti gemelli sarebbe scaturito un dipartimento di matematica e fisica con ISPD=98/100, che sarebbe entrato trionfalmente nell’empireo della “eccellenza”. Infatti, l’ISPD permette di scalare la classifica senza alcun miglioramento della qualità della ricerca, semplicemente mettendo mano a un esercizio di prestidigitazione fondato sull’abilità nel miscelare la composizione dei settori disciplinari in seno a una struttura dipartimentale.

Mentre Trento è restato fuori , il migliore dipartimento di fisica d’Italia è risultato essere il dipartimento Neuroscienze, imaging e scienze cliniche di Chieti-Pescara. Il dipartimento ad oggi risulta composto da fisici, biologi, medici, psicologi, studiosi di scienze aziendali, giuristi, docenti di metodi matematici dell’economia e di metodi e didattiche delle attività motorie. Da notare, particolare a questo punto anche secondario, che presso l’ateneo di Chieti-Pescara è assente il corso di laurea in fisica.

5. Gara a porte blindate

Una volta messa a punto la formula i Ludi possono iniziare.

Come i lettori di Roars sanno, la gara tra dipartimenti avviene in due fasi. Nella prima fase sono stati selezionati 350 dipartimenti sui 800 italiani sulla base dell’ISPD. Nella seconda fase sono invece stati scelti i vincitori, sulla base di un punteggio complessivo in cui l’ISPD conta per il 70%, mentre il restante 30% è assegnato da una commissione di sette componenti, che giudica i progetti presentati dai dipartimenti che hanno superato la prima fase.

La prima fase del combattimento nell’arena si è svolta a porte chiuse, nel senso che sono stati pubblicati i risultati, ma nessuno ha potuto assistere e i cruenti duelli sono rimasti segreti.  Fuor di metafora: i 352 dipartimenti (invece dei 350 previsti dalla legge – qui il rischio degli sciamani anvuriani si è rivelato giusto, perché nessuno avrebbe impugnato un allargamento destinato evidentemente a rimettere in carreggiata due dipartimenti che non potevano soccombere) sono stati selezionati sulla base di dati e calcoli che non è stato e non è tutt’ora possibile verificare e controllare, perché, semplicemente, questi dati ANVUR rifiuta di renderli disponibili invocando la disciplina dei dati personali (come se non fossero escogitabili, sol che si volesse, accorgimenti in grado di neutralizzare questo timore legalistico che paralizza i burocrati di via Ippolito Nievo, e come se non esistesse nella fattispecie un interesse all’accesso ai dati capace di controbilanciare i vulnera alla protezione dei dati personali dei partecipanti alla VQR).

Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti utilizzando la procedura FOIA (chissà se la ministra Madia ci legge) separatamente nei confronti di MIUR e ANVUR. MIUR ha risposto che il trattamento dei dati è compito di ANVUR. ANVUR ha risposto che non rende pubblici i dati [il grassetto è nostro]:

SINTESI DELLA RISPOSTA NEGATIVA DELL’ANVUR
Si fa riferimento alla richiesta di accesso civico generalizzato trasmesso dalla S.V. in data 4 agosto 2017 concernente l’acquisizione dei dati utilizzati nell’ambito della procedura di cui all’art. 1, commi 314-337, della legge n. 232/2016, con la finalità di riprodurre e verificare la correttezza dell’indicatore (ISPD) utilizzato per la predisposizione dell’elenco dei dipartimenti di cui al comma 320 del citato articolo. Sulla base degli approfondimenti effettuati, si comunica che non è possibile accogliere la richiesta di accesso civico generalizzato avanzata dalla SV, in quanto, ai sensi di quanto previsto dall’art. 5- bis, comma 2, lett. a) del d.lgs n.33/2013, verrebbe arrecato pregiudizio concreto alla protezione dei dati personali di singoli docenti e ricercatori in conformità alla disciplina legislativa in materia.

Infatti, tenuto conto che è possibile risalire alla valutazione conseguita dal singolo docente/ricercatore nel caso lo stesso appartenga a settori scientifici disciplinari composti da un numero limitato di membri per ogni dipartimento, l’ostensione dei dati richiesti consentirebbe, in un terzo dei casi, l’associazione della valutazione al singolo docente/ricercatore che vedrebbe pertanto leso il suo diritto all’anonimato.

[…]
Va precisato, altresì, che qualora si omettesse l’ostensione dei dati per un terzo dei prodotti, nel rispetto delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali, verrebbe meno la possibilità di riprodurre e verificare la correttezza dell’indicatore (ISPD), obiettivo per il quale è stata avanzata la richiesta di accesso agli atti.

A puro titolo di ipotesi, immaginiamo qualcuno abbia alterato, per errore o per altre ragioni, il voto ISPD di un dipartimento causandone l’esclusione oppure facilitandone la vittoria del premio. Ebbene, se come riconosce l’ANVUR, non è possibile “riprodurre e verificare la correttezza dell’indicatore (ISPD)“, questa alterazione non verrà mai alla luce.

Va anche aggiunto che alcuni dei dati essenziali per il calcolo dell’ISPD erano contenuti nelle Tabelle di area della VQR 2011-2014. In almeno tre casi (Area 11a, Area 11b, Area 13), i file originali, pubblicati il 21.02.2017, non sono più presenti sul sito dell’ANVUR, che li ha sostituiti ex post con file la cui data di creazione è posteriore.

Basta aprirne le proprietà per scoprire che la data di ultima modifica è 21 aprile 2017, tre mesi dopo la data ufficiale di pubblicazione dei risultati della VQR e meno di un mese prima della pubblicazione degli ISPD.

Quando Laura Margottini sul Fatto Quotidiano aveva denunciato l’avvenuta alterazione dei file originali, ANVUR aveva reagito sostenendo che trattava modifiche minori che non avevano toccato i voti. Essendo però scomparsi i file originali, la rassicurazione non era riscontrabile.

Nella sostanza, nessuna verifica esterna è al momento possibile e stiamo distribuendo 1,35 miliardi sulla fiducia.

5. Specchio delle mie brame chi è il più “eccellente” del reame?

Nella seconda fase della gara, i 352 “quasi eccellenti” si sono contesi i 180 premi a disposizione. Le regole bizantine della gara sono pressoché inaccessibili ai profani. C’è una commissione nominata dalla ministra Fedeli, il cui presidente è la Rettrice di una università privata, la LUISS. Queste le regole del gioco:

un punteggio da 1 a 100, di cui 70 punti sono attribuiti in base all’ISPD del singolo dipartimento e 30 punti sono attribuiti in base al progetto dipartimentale di sviluppo

La seconda parte della gara si è svolta in 14 gironi. Uno per ogni area CUN. Il MIUR ha stabilito, dopo aver visto la classifica ISPD, quanti premi assegnare a ciascuna area, seguendo queste indicazioni:

Il numero dei dipartimenti finanziati, con riferimento a ciascuna delle 14 aree disciplinari del CUN, non può essere inferiore a 5 né superiore a 20. La suddivisione del numero dei dipartimenti finanziati, con riferimento a ciascuna delle 14 aree disciplinari del CUN, è stabilita, nel limite delle risorse economiche di cui all’articolo 43, con il decreto di cui al comma 1 del presente articolo, e tenuto conto:
a) della numerosità della singola area disciplinare, in termini di dipartimenti ad essa riferibili;
b) di criteri informati ad obiettivi di crescita e miglioramento di particolari aree della ricerca scientifica e tecnologica italiana.

Le altre regole della gara prevedevano che in ogni ateneo il miglior dipartimento, il c.d. “campione di ateneo”, avrebbe dovuto essere finanziato, e che non avrebbero potuto essere finanziati più di 15 dipartimenti per ateneo.

Sulla base di queste regole bizantine avevamo a suo tempo simulato i risultati della gara con un articolo eloquentemente intitolato  “Al Centro-Nord 87% dei fondi. De profundis per Sud e Isole“. Scrivevamo:

Abbiamo provato a simulare i torneo fino alla determinazione dei 180 vincitori. I dipartimenti del Centro-Nord si aggiudicheranno l’87% delle risorse pari a quasi 1,2 miliardi di € in cinque anni; al Sud ed Isole resterà il 13%, cioè complessivamente circa 180 milioni in cinque anni. Per avere una idea della sperequazione della distribuzione dei finanziamenti basti pensare che le università del Sud e Isole rappresentano il 31% del corpo docente, e che quindi la quota di finanziamento premiale sarà meno della metà rispetto al peso di Sud e isole in termini di docenti.

Qualcuno avrà forse pensato che si trattava di una previsione azzardata, tanto più che l’ex-presidente ANVUR Andrea Graziosi aveva spiegato alla giornalista di report Giulia Presutti che la commissione  “avrà largo margine” nella seconda fase.

Peccato che le nostre previsioni fossero esatte quasi al 100%. Si tratta di una caso di preveggenza o semplicemente la commissione si è tenuta largo margine solo per pochi eccellenti casi?

5. Conclusioni?

Quando sono stati annunciati i risultati, alcuni rettori del Sud hanno pianto lacrime di coccodrillo. Come era possibile immaginare che potesse accadere altrimenti? Tutto era ampiamente previsto e voluto.

Per finire, ricordiamo che i soldi dei dipartimenti di eccellenza sono una voce del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO). Perché si possa parlare di un “premio” è necessario che l’FFO 2018 venga incrementato di 271 milioni rispetto al 2017. Ma di stanziamenti aggiuntivi all’FFO nella legge di stabilità non c’è traccia esplicita; o almeno noi non siamo riusciti a trovare una indicazione certa sull’ammontare dell’FFO 2018 (ci piacerebbe essere smentiti). Quindi per sapere se i fondi per i dipartimenti di eccellenza saranno aggiuntivi o sottrarranno risorse al resto dell’università non si può fare altro che attendere il Decreto FFO.

Nel frattempo, state sereni.

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[1] “Improvvidamente” perché la comunità accademica italiana è talmente abbagliata dalle luccicanti perline della “valutazione oggettiva” ed è talmente posseduta dal desiderio di adornarsi della paccottiglia ricevuta, che avrebbe accettato qualsiasi criterio che le avesse permesso di esibire una qualsiasi classifica di cui menare vanto e da cui far discendere risorse in grado – questo sì – di fare la differenza sul medio periodo.