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Difendiamo la Costituzione, ci chiamano «squadristi»

28/04/2015
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il manifesto

Anna Angelucci

Squadristi: così la ministra dell’istruzione Giannini ha appellato i docenti che, insieme a genitori e studenti, hanno contestato il suo disegno di legge di riforma della scuola, venerdì scorso alla festa dell’Unità a Bologna.

Pregiandosi di conoscere la linguistica, materia insegnata per anni all’Università per stranieri di Perugia, ma mostrando una conoscenza assai discutibile della nostra storia patria, ha apostrofato come aggressori squadristi quei «violenti » contestatori armati di voce, cucchiai, pentole e coperchi – fermati, scortati in questura e identificati - che le hanno impedito di ammannire ancora una volta l’ennesima sequela di bugie, mistificazioni e rovesciamenti della realtà che tutti gli italiani sentono ormai da mesi.

A partire dal siparietto di settembre intitolato «La Buona scuola», ad uso e consumo di un ideale pubblico televisivo già sapientemente imbonito da un ventennio di contratti con gli italiani.

Squadristi. Quei docenti, genitori e studenti presi in giro da un anno di ascolto millantato e pervicacemente accompagnato da veri e propri «respingimenti» di qualunque riflessione critica, democraticamente consegnata alle forme corrette del confronto: quando abbiamo portato al Miur le mozioni di centinaia di collegi dei docenti, dove la ministra ci ha accolto con un cordone di celerini in assetto antisommossa che ci hanno impedito di consegnare i documenti, quando abbiamo cercato di consegnare quelle mozioni all’ufficio scolastico regionale del Lazio, il cui direttore generale, ricevuta una piccola delegazione di docenti, bloccati all’ingresso dalle forze dell’ordine, si è rifiutato di protocollarle.

Squadristi. I docenti che protestano, che scioperano, che animano flash mob in tutta Italia, che si accalorano nelle assemblee, che si spendono nelle associazioni, che militano nei sindacati e nei partiti di opposizione per svelare a tutti gli italiani, al di là di qualunque rivendicazione corporativa, cosa si celi realmente negli articoli del peggior disegno di legge sulla scuola che sia mai stato concepito nella storia della Repubblica italiana, dopo la «riforma» Gelmini. Che si adoperano per smascherare la volontà politica di questo governo di dismettere la scuola della Costituzione, attraverso il combinato disposto dell’imposizione coatta delle nuove parole d’ordine - mercato, sponsor, capo, azienda, bonus, valutazione, competizione – e gli ulteriori tagli previsti nella legge di stabilità 2015 che però finanzia ancora le scuole private con 472 milioni di euro.

Squadristi. A chi si oppone a un disegno di legge regressivo e repressivo, che cancella le conquiste della collegialità, della cooperazione e della condivisione nell’organizzazione scolastica e nelle pratiche educative e didattiche, maturate nel tempo e inverate in una scuola che, ancora oggi, nonostante il pervasivo degrado culturale e politico, nonostante i tagli draconiani e nonostante la pletora di riforme nefaste messe a punto nell’ultimo ventennio, non ha abdicato al suo mandato educativo e formativo.

Un disegno di legge blindato in Commissione dove, dopo inqualificabili audizioni-pollaio, si procederà a breve con una discussione al buio, ancor prima di sapere quali emendamenti saranno stati ammessi, ancor prima di poter presentare ricorso contro quelli dichiarati non ammissibili.

Nella neolingua antifrastica dell’immaginario contemporaneo - in cui paradossalmente subiamo ogni giorno l’accusa di ideologismo e di conservatorismo perché difendiamo la Costituzione e i suoi valori - da oggi, incredibile dictu, le nostre parole di resilienza, resistenza, dissenso e denuncia sono state ufficialmente ascritte alla voce «fascismo».