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Ddl Concretezza, M5S e Lega divisi sui controlli anti furbetti nelle scuole

Secondo rinvio in Commissione Cultura. Il Pd: «Maggioranza spaccata». Toccafondi (Gruppo Misto): «La Lega vuole impronte digitali anche per docenti e presidi ma una parte dei 5S è contraria». La capogruppo grillina Alessandra Carbonaro non conferma né smentisce: «Non rilascio dichiarazioni»

29/03/2019
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Corriere della sera

Orsola Riva

Rilevatori biometrici e sistemi di videosorveglianza degli accessi in tutte le scuole. E’ quanto prevede il Ddl Concretezza approvato oggi alla Camera dalle Commissioni Affari Costituzionali e Lavoro a cui era stato assegnato dopo il sì del Senato a dicembre. Ma nelle stesse ore in cui il provvedimento passava l’esame delle due Commissioni di merito, in Commissione Cultura si scatenava una bagarre senza precedenti fra Lega e M5s. Tanto da costringere il presidente Luigi Gallo prima a sospendere la seduta poi a rinviarne la convocazione alla settimana prossima. Facendo ritardare di conseguenza anche il suo atterraggio in Aula. «Sul Ddl concretezza la maggioranza è divisa e alla Camera stanno emergendo posizioni molto distanti tra Lega e M5S che sul mondo della scuola sono agli antipodi», hanno fatto sapere i membri del gruppo Pd in Commissione segnalando il secondo rinvio dell’esame parlamentare. «Con questo provvedimento - dicono - si vorrebbe sottoporre la scuola a un regime di controllo mai visto prima. A questo si aggiungono le ingiuste norme sui presidi a cui si chiede di trovarsi, pena essere additati di assenteismo, contemporaneamente in più luoghi visto che molti di loro hanno in reggenza più plessi». Che ci sia stata bagarre in Commissione Cultura lo conferma anche l’ex sottosegretario Gabriele Toccafondi (gruppo Misto-Civica Popolare-Ap): «I leghisti hanno fatto del provvedimento contro i cosiddetti furbetti del cartellino una bandiera. Ma una parte dei Cinquestelle, soprattutto coloro che provengono dal mondo della scuola, è profondamente contraria - spiega -. Se c’è una categoria dove è difficile fare il furbo è quella degli insegnanti appunto. Ma come potrebbero assentarsi da scuola senza essere immediatamente denunciati da alunni, genitori o altri colleghi?».

La protesta dei presidi, il Miur in alto mare

I lavoratori della scuola rappresentano il comparto più consistente della Pubblica Amministrazione - un milione di dipendenti fra insegnanti e personale amministrativo. Ma la realtà scolastica è tale da rendere l’assenteismo un fenomeno residuale. Nel 2018 ci sono stati 70 casi di licenziamento disciplinare nella scuola: pari allo 0,07% dei dipendenti. E solo un parte di essi era causata dall’assenza ingiustificata dal servizio. «Inserire rilevatori delle impronte digitali o lettori dell’iride in tutti gli istituti scolastici è roba da James Bond, di cui proprio non si sentiva la mancanza: un’assurdità per il mondo della scuola che avrebbe bisogno di ben altri provvedimenti», commenta Toccafondi. Il costo dell’operazione, poi, sarebbe tutt’altro che irrilevante, dal momento che gli istituti scolastici sono 8.000 ripartiti però su 40 mila plessi in tutta Italia. L’onorevole grillino Paolo Lattanzio getta acqua sul fuoco: «C’è stata una variazione di parere, ma è già in fase di soluzione». No comment dall’onorevole Lucia Azzolina, che il mondo della scuola lo conosce bene per essere stata docente di storia e filosofia nei licei. Quanto alla capogruppo dei Cinquestelle in Commissione Cultura Alessandra Carbonaro non conferma né smentisce: «Non voglio fare dichiarazioni in merito». Dal Miur fanno sapere che sulla questione si è in alto mare. Ma l’ipotesi di un sistema così pervasivo nelle scuole certo non contribuirebbe a ricreare quel clima di fiducia fra parti sociali e governo che negli ultimi mesi si è guastato tanto da indurre i sindacati a minacciare lo sciopero. I primi ad aver protestato, già a gennaio, sono stati i presidi che, da contratto, non devono rispettare un preciso orario d’ufficio. «Il ruolo del dirigente - ha detto il presidente dell’Anp Antonello Giannelli - non può essere sottoposto a questo genere di controlli. Si tratta di un provvedimento sbagliato oltreché offensivo della nostra dignità professionale». «Quello che è successo oggi in Commissione Cultura - conclude Toccafondi - è solo un antipasto di quello che avverrà in Aula. Stiamo a vedere. Ma o cambiano il testo e tolgono la scuola dal provvedimento o chi proviene da quel mondo e quel mondo lo conosce non lo voterà».


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