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Dal forum del Corriere

Questo ministro è una delusione Questo ministro che delusione. Premetto che non sono un insegnante, ma ho a...

07/11/2001
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Questo ministro è una delusione

Questo ministro che delusione. Premetto che non sono un insegnante, ma ho a cuore le problematiche di coloro che sono - o meglio dovrebbero esserlo se fossero messi in condizione - i vettori attraverso i quali i nostri figli vengono avviati a una più completa e responsabile vita sociale (lavoro, e altro). E invece succede che spessissimo vengono vituperati e offesi da "politicanti" ignoranti o da politici manager, bella parola quest'ultima (ma avevamo veramente bisogno di imprenditori prestati alla politica e che pensano che tutto debba essere solo profitto o debba comunque seguire quella logica?), ma non fondamentale in un'amministrazione pubblica la quale deve contribuire a formare i giovani (e non solo quelli). Tutte le azioni di questo nuovo ministro confermano purtroppo le più cupe previsioni per la nostra scuola tendenzialmente sempre più elitaria. Mi chiedo dove andremo con insegnanti sempre meno preparati (dove sono i corsi di formazione e, specialmente, di aggiornamento costante del corpo docente?) mal pagati e quindi svogliati e disillusi.
Di questo passo avremo certamente una scuola degna di essere paragonata a un'impresa finalizzata al profitto (che importa se le "vacanze" degli insegnanti minori ai trenta giorni non vengono coperte da corpo docente adeguato - così si risparmia vero?). Ciononostante possiamo essere soddisfatti perché abbiamo un vero manager che veglia su di noi. Facciamoci coraggio.

menzogna 18 ore!

18 sono le ore didattiche, una delle mansioni dell'insegnante, la più gravosa, non l'unica. Le ore effettive lavorate sono 30 o più, in istituto (collegi, progetti, riunioni a vario titolo) e a casa (preparare lezioni e compiti, correzione degli elaborati). Non è un caso che il ministero non include le attività extradidattiche nell'orario di lavoro, dovrebbe pagare minimo 30 ore settimanali! E' palese l'ingiustizia e lo sfruttamento, al di là di ogni discussione sulla competenza di alcuni insegnanti. Oggi un anonimo farmacista ignorante insulta gli insegnanti. Ieri un giornalista sul Corriere riproduce ancora una volta comunicati fuorvianti, senza documentarsi, e crea presupposti per opinioni come quella del farmacista di cui sopra, ad arte o per difetto. NB:sono il marito di un'insegnante. Saluti a tut
Proseguire sull'autonomia scolastica

La via intrapresa dell'autonomia scolastica è da perseguire, ma con adeguati finanziamenti, per sostenere sia le iniziative che le risorse umane. Nelle scuole esistono, generalmente, valide professionalità e idee. Nell'Istituto professionale Oriani-Mazzini di Milano, da me diretto da sei anni, sono attivi da anni progetti, sia sul versante culturale (Progetto Scala, Laboratorio teatrale e altri) che sul versante professionalizzante, come l'organizzazione di micro-specializzazioni afferenti i profili professionali emergenti (esperto di commercio elettronico, di web-marketing, di turismo associativo e via dicendo). Vengono altresì programmate iniziative di stage (alternanza scuola-lavoro), che rappresentano significative esperienze di approccio al mondo del lavoro, sia in strutture private che pubbliche.
Mi dichiaro disponibile a essere interpellato su questioni attinenti il mondo scolastico, avendo lo scrivente una significativa esperienza in particolare nel settore dell'istruzione professionale di Stato che, ingiustamente, a mio avviso, viene un po' dimenticata e sottovalutata dai nostri organi d'informazione.

Risposta a Erasmo

Gent.mo dott. Erasmo,
tenuto conto che la sua prima laurea era di sociologia, certamente sa che i nostri tanto bistrattati alunni, quando sono stati sottoposti in America a test prodotti dall'ufficio centrale americano (lì hanno un centro unico che per due anni studia le tendenze dei vari Stati e poi propone i test), come dicevo, hanno sempre risposto impiegando molto meno tempo degli alunni americani. Per significare che il nostro modello di scuola e i tanto deprecati esami di maturià prima, di Stato oggi, hanno prodotto una qualità di giovani meritevoli. Certamente i metodi di studio e apprendimento vanno migliorati, così come modificato nelle sue procedure deve essere il nuovo esame per renderlo più rigoroso, e precisamente, forse ritornando al vecchio modello delle quattro discipline da fare tutte e conservando i criteri valutativi di oggi, con qualche aggiustamento. Come sostengono rispettabili docenti universitari, tenuto conto della nuova scuola autonoma, essa non deve temere controlli seri da fare effettuare da docenti esterni con la rappresentanza di un interno. In tutta Europa vi sono esami finali, non si capisce perché noi dobbiamo modificare un processo che ci ha consentito di tenere alto il livello culturale della nostra nazione. Vere sono le disfunzioni di cui lei parla, che nello stesso istituto due commissioni diverse danno valutazioni, spesso diverse ad alunni che si ritengono di pari livello. Però non è detto che ciò non dipenda da un modo diverso di valutazione dei docenti dei due corsi, come spesspo mi è capitato di costatare, e ho invitato i docenti di quella scuola a modificare i loro metodi. Non nascondo che ciò può capitare anche ad alunni della stessa classe, e ciò perché i due si rapportano in modo diverso con i nuovi interlocutori. Lei sa che anche ciò è un modo per gli alunni di confrontarsi con altri docenti, se togliamo anche questo non so che prospettive ci riserverà il futuro. Lei sa che ciò che non si apprende a scuola come formazione generale non si acquista quando si affronteranno gli studi universitari. Nel 1989 ad Augusta, durante gli esami di maturità venne una preside americana inviata in Italia per verificare la procedura del nostro esame, constatò che condotto serimente quel tipo di esame metteva in condizione di vericare con efficacia la preparazione degli alunni e lo riteneva positivo. Vi furono alcuni non maturi. Certo con la proliferazione delle commissioni sono stati nominati molti presidenti inacapaci di assumere responsabiltà nelle decisioni, ma ciò con controlli seri, se effettuati, possono essere eliminati. Per ultimo, che senso ha risparmiare 129 miliardi e poi reinvestirli nella stessa scuola, ciò è quanto ha detto il ministro e il relatore della Finanziaria al Senato. Si procuri gli articoli di Svagnone su Avvenire del 23/10/01, dei docenti universitari Antiseri sul Sole 24 di ieri, e Manzoni sulla rivista Nuova Secondaria del 15 ottobre, anche se come confronto contrario vi è un articolo di un gruppo di docenti liceali che invece di proporre più serietà sono per l'abolizione.

18 ore"...che lusso!

Trovo offensivo il lamento continuo di chi guadagna più di due milioni con un lavoro part time come il vostro, senza dimenticare i mesi di ferie pagate.
Se lavorerete di più....Parola di FARMACISTA che con 40 ore settimanali guadagna come voi.A noi chi pensa?

ore di insegnamento

Per favore smettiamola con la favola che gli insegnanti lavorano poco; basta fare due conti.
Ecco sintetizzata la settimana media di un insegnante delle scuole superiori: 18 ore di lezione; 1 ora per ricevimento genitori; 3 ore "buco" utilizzate per sostituzioni, comunicazioni al preside, fotocopie, uso della biblioteca, attività di recupero, elaborazione di progetti vari, altre attività didattiche con gli altri docenti; 5 ore a casa per preparazione lezioni, prove e test scritti, programmazioni annuali, relazioni finali, aggiornamenti vari; 5 ore a casa per correzione prove e test scritti effettuati; 3 ore pomeridiane a scuola per consigli di classe, riunioni interdisciplinari, scrutini, incontri scuola-famiglia, collegi docenti, adozione libri di testo.
Totale: 35 ore alla settimana, delle quali, vorrei sottolineare, le 18 ore di lezione valgono da sole il doppio per intensità di attenzione e impegno fisico e mentale.

Massimo Tronca - Popoli (PE)

Insegnare non è una missione?

Gentile Letizia Moratti, ecco a Lei un esempio di scuola pubblica. (Venga, l'aspettiamo)

-E' un mattino freddo-umido di un inverno che non vuol finire e, tentando di sorridere, due professoresse con più di quaranta di alunni, partono in treno per una città d'arte.
Un credibile programma didattico, le responsabilità d'uso, i saluti (sollievo?) di qualche genitore.
'Ragazzi non urlate e abbassate lo stereo, state seduti! Giù i piedi dai sedili, spegnete le sigarette, invece di giocare a carte guardate il mondo dal finestrino, smettete di chiamarvi al cellulare e di provare le suonerie!'. Intanto le due si guardano imbarazzate: 'Non si sono lavati neanche oggi, che ne sarà di noi tra tre giorni?'. Il treno va e c'è chi non sa aprire la porta del bagno ma che vorrebbe berne l'acqua, chi trascina un valigione da 2 o 3 quintali con annesso beauty, un'altra che piange e i trenta maschi intonano cori non proprio patriottici. Età media 16 anni e i più per la prima volta prendono il treno o entrano un museo. Dopo aver visitato Pitti o guardando Santa Maria Novella non pochi brontolano 'non mi piglia per niente', lamentano il male ai piedi, proclamano necessità fisiologiche e si infilano in tutti i Mac Donald. Tornando telefoneranno dal treno alla mamma: 'fammi i rigatoni, la parmigiana, i sofficini e le patate fritte'-
A proposito da due anni ai docenti è stato tolto il rimborso delle spese del pranzo: basti la mezza pensione. Perché lo facciamo? Forse perché è anche questa la 'funzione docente' e perché insistendo e lavorando duramente, in classe e fuori, dopo tre anni qualcosa cambia (tra l'altro si lavano e talvolta provano dei leggeri imbarazzi verso se stessi, qualcuno addirittura studia un po') e noi comunque ci ostiniamo(che intento originale!),a voler formare dei cittadini pensanti. Ma, come forse qualcuno preferirebbe, dovremmo smettere. Eppure anche questo è scuola pubblica.
Gentili saluti
dalla Funzione 'docente' Serena P.
serenapeterlin@inwind.it

Roma, 5 Novembre 2001