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da Repubblica - Safiya è un simbolo - di TAHAR BEN JELLOUN

TAHAR BEN JELLOUN L'islam è di nuovo stato usato per giustificare una violazione flagrante dei diritti umani. La storia di Safiya Husaini, è grave. Quello che le si rimprovera non è stato nemme...

15/01/2002
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la Repubblica

TAHAR BEN JELLOUN

L'islam è di nuovo stato usato per giustificare una violazione flagrante dei diritti umani. La storia di Safiya Husaini, è grave. Quello che le si rimprovera non è stato nemmeno fatto da lei: è stata violentata, vale a dire costretta ad accogliere nel suo ventre il seme di un uomo brutale. Ha dato alla luce una bambina nel febbraio del 2001, quando era divorziata. I suoi avvocati hanno fatto appello. Bisogna salvare Safiya. Questa donna, che ha già subito gli oltraggi e la brutalità di un uomo, non dovrebbe subire anche i fulmini dell'ingiustizia in nome dell'islam. Nel 2000 alcuni Stati del nord della Nigeria hanno reintrodotto la Sharia (la legge islamica). Non secondo la legge islamica ma secondo coloro che la manipolano, una donna che sia stata sposata una prima volta, anche se in seguito ha divorziato, e ha relazioni sessuali senza essersi risposata commette adulterio. La gravidanza diventa dunque una prova.
L'islam condanna lo stupro come condanna l'adulterio. Safiya non ha tradito il marito: era divorziata al momento dei fatti. E' stata violentata, umiliata e abbandonata da un vecchio che non voleva sposare. Nell'islam, l'adulterio ha le sue regole: è un atto sessuale compiuto tra adulti consenzienti ma nell'illegalità. Per evitare che le punizioni per l'adulterio siano applicate, l'islam rende molto difficile la constatazione dell'adulterio: ci vogliono quattro testimoni e bisogna che non si possa far passare un filo di seta tra l'uomo e la donna! Evidentemente, questo tipo di constatazione è teorico e impossibile da realizzare. E a volte il sospetto ha la meglio sui fatti. Nel caso di Safiya, però, non si tratta di adulterio ma di stupro. E' lei la vittima. E' lei che ha bisogno che le sia resa giustizia. Invece sembra che tutto funzioni alla rovescia. Come si può impedire un delitto annunciato? Come far prendere coscienza ai giudici del loro errore? Bisogna cercare l'aggressore e portarlo davanti alla giustizia. Quanto a Safiya, è necessario che ci si prenda cura di lei, bisogna riabilitare la sua integrità fisica e morale e occuparsi della sua bambina, una figlia che non ha desiderato. Come farlo capire alle autorità politiche nigeriane? Gli uomini che cercano di usare il caso di Safiya per una punizione esemplare si rileggano il Corano: dappertutto Allah difende l'umiliato, il povero, la vittima. Safiya è una vittima che per difendersi ha soltanto i suoi occhi tristi e la sua storia: è stata sposata per la prima volta a 12 anni! In Occidente, una cosa simile verrebbe chiamata "pedofilia", non matrimonio. Ben presto sarebbe stata ripudiata per risposarsi altre due volte. Una volta divorziata, è stata molestata da un vecchio che ha finito per ottenere quello che voleva con la violenza. Oggi, quella donna di 35 anni ne dimostra molti di più. La vita non le ha risparmiato nessuna violenza.
Questa interpretazione della Sharia è molto fantasiosa. Non ha nessun serio fondamento religioso. Per tutto quello che riguarda la sessualità, il fanatismo religioso diventa terrificante. Nel caso di Safiya, non c'è stato solo lo stupro, ma anche la paura di rompere il silenzio. Come lei stessa ha dichiarato: "Non ho mai acconsentito a quei rapporti sessuali; non ho potuto dirlo perché a una donna dell'etnia Fulani non è permesso accennare a quel tipo di cose". Il pudore, la vergogna e la paura trasformano in questo modo la vittima in colpevole, condannandola, se non ci si mobilita per salvarla, a subire di nuovo la brutalità degli uomini.
Il presidente nigeriano Olusegun Obasanjo, cristiano, ha promesso di sostenere l'appello di Safiya. Ma sappiamo anche che l'anno scorso il ministro della Giustizia, Bola Ige, aveva promesso di opporsi al verdetto di lapidazione di Safiya: è stato assassinato il 23 dicembre scorso. Sappiamo che la Nigeria è un paese di grande violenza. Safiya è un simbolo. Se si riuscirà a salvarla dalla morte, sarà anche la giustizia a essere salvata e a trionfare sui pregiudizi e sulle interpretazioni perverse dell'islam.
(traduzione di Elda Volterrani)


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