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da Pavone Risorse-C'era una volta la scuola

C'era una volta la scuola C'era una volta la scuola' potrebbe essere l'inizio di un racconto possibile che vorremmo evitare. Continuando di questo passo il rischio è dietro l'angolo. Gli ital...

03/03/2002
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PavoneRisorse

C'era una volta la scuola

C'era una volta la scuola' potrebbe essere l'inizio di un racconto possibile che vorremmo evitare. Continuando di questo passo il rischio è dietro l'angolo. Gli italiani, i dirigenti scolastici, i docenti e gli alunni si lasceranno marginalizzare dal processo in atto? C'è qualche segnale che lascia ben sperare specie a quanti sono di parte come me. Non ho mai condiviso gli equilibrismi pilateschi. La scelta è l'anima della responsabilità. Stare con i più diversi tra i diversi operando per una società a misura degli ultimi tra gli ultimi è entusiasmante. Aspettarsi che persone conflittuate impegnate a difendere coi denti il proprio potere lascino cadere qualche frammento di democrazia è illusorio ed irrispettoso per chi osserva le leggi, paga le tasse e quotidianamente cerca di vivere con quel poco che riesce a portare a casa. C'è un Paese che vive senza i lauti incassi dei quiz televisivi a getto continuo. Ma torniamo alla scuola.
L'Italia, in questi ultimi giorni si sta destando da un lungo periodo di smarrimento. Oramai delle certezze che riguardano la nostra scuola ce l'abbiamo: la Riforma Berlinguer è stata zippata, arrotolata e archiviata; il Ministero della Pubblica Istruzione è diventato, semplicemente, Ministero dell'Istruzione; il decentramento scolastico e l'autonomia delle scuole vengono demandate alle rispettive Regioni coi rischi di sudditanza/dipendenza immaginabili.
Vivisezionare la scuola materna di Malaguzzi per fare quadrare i conti con l'uscita dalle superiori a 18 anni è un calcolo balistico più che pedagogico. Mettere in moto una riforma per obliare la precedente che a sua volta potrebbe fare lo stesso in un cuntinuum schizofrenico, non è il massimo per un paese democratico che vuole traguardare la formazione umana e civile delle nuove generazioni.
Sarebbe stato, di certo, più auspicabile - in questo processo - che l'autonomia delle scuole si fosse già tradotta in autonomia della scuola in modo da averne potuto accrescere la capacità di contrattazione tra questa istituzione e gli altri enti locali, provinciali, regionali e non. Purtroppo tuttora non è così.
La sudditanza politico/finanziaria delle scuole all'ente (Regione) erogatore si profila totale.
Sapremo, da qui a poco, se il Ministero dell'Istruzione vorrà investire capitali e speranze sul libero mercato delle private o se farà qualche concessione alla scuola dell'apprendere/apprendendo cresciuta negli ultimi trent'anni sotto la spinta di una società attenta alle richieste di un mondo in trasformazione e complesso. Ma si intravedono nubi minacciose all'orizzonte
I movimenti antiglobal e pacifisti, dei girotondo, dei lavoratori dell'articolo 18, degli intellettuali che '#8211; al di là delle battute di Marabini '#8211; si dimostrano preoccupati per gli effetti, concretamente, devastanti che sta avendo la politica del nuovo governo sulla scuola e non solo, ci dicono che l'Italia merita più rispetto e attenzione, di quello che si sta sinora dimostrando. Perdere più di 8 mila cattedre e favorire l'immissione in ruolo di 14 mila insegnanti di religione cattolica all'interno di una scuola e di uno Stato laico ed interreligioso non è un buon segno per i cittadini di destra e un brutto segno per quelli di sinistra. È semplicemente anticostituzionale e perciò stesso irriguardoso per chi non frequenta le sacrestie. La Costituzione Repubblicana non è un opzional da utilizzare a giorni alterni. I docenti di religione insegnino nelle scuole private cattoliche e se li paghino loro. Non sta scritto da nessuna parte che l'onere per questa trovata deve essere a carico del cittadino che può essere o no cattolico, protestante, ebreo, musulmano e così via. Queste sono delle decisioni, delle scelte che sconfinano nell'arroganza del governare/comandare. Chi va al governo non comanda, ma amministra, orienta, si fa carico e decide, assumendosene le responsabilità, nel rispetto '#8211; religioso '#8211; delle leggi e della Costituzione che le informa.
Di fronte ad un governo che si vota le leggi su misura in barba a qualsiasi dialogo con le opposizioni anche gli intellettuali sono chiamati e si chiamano a svestire i panni dei cattedratici e ad indossare quelli dei cittadini comuni. È bene darsi una svegliata. Stiamo rischiando di perdere la faccia in Europa, speriamo di non perdere la democrazia in Italia.


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