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da Fuoriregistro - A noi non ce ne frega

"A noi non ce ne frega" di Anna Pizzuti - 23-11-2001 Sesta ora di supplenza, Istituo professionale, classe seconda. Distribuisco lo schema che avevo preso giorni fa da Repubblica, sulla condi...

24/11/2001
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Fuoriregistro

"A noi non ce ne frega"
di Anna Pizzuti - 23-11-2001

Sesta ora di supplenza, Istituo professionale, classe seconda. Distribuisco lo schema che avevo preso giorni fa da Repubblica, sulla condizione delle donne in Afghanistan. Immediatamente la reazione: basta con l'Afghanistan. Blocco il ragionamento che stavo per iniziare e raccolgo la provocazione. Comincio a chiedere altre opinioni e le scrivo alla lavagna. Eccole:
- siamo stufi dell'Afghanistan perchè se ne parla sempre alla TV e si sopprimono gli altri programmi;
- a noi non ce ne frega (l'ho scritto proprio così, per oggettivizzare) di quella gente;
- se la sono andata a cercare;
- le donne potevano ribellarsi, ma non lo hanno fatto; nemmeno adesso si sono tolte il burqa;
- noi vogliamo la guerra.

Ho chiesto ai ragazzi di argomentare queste posizioni, punto per punto, e sono venuti fuori altri concetti, che sintetizzo:
- la povertà è colpa loro, perchè usano i soldi per le armi;
- Bin Laden non si può lamentare della povertà del suo popolo, perchè se lui e tutti gli altri sceicchi distribuissero le loro ricchezze, non ci sarebbero più poveri.
Ergo: basta con i lamenti sulla povertà. Alla mia osservazione che quindi anche da noi i poveri non si debbono lamentare e che anche da noi i miliardari dovrebbero distribuire le loro ricchezze hanno risposto: "Vuoi mettere la nostra povertà, con quella del terzo mondo?". Alle mie cifre sulla povertà in Italia hanno contrapposto la certezza che i poveri in Italia sono gli immigrati, quindi basterebbe cacciarli tutti per eliminare la povertà (tra questi alunni ci sono molti ragazzi le cui famiglie sono in condizioni economiche precarie, ma questo è un dato quasi ovvio).

Hanno poi argomentato sul rifiuto delle immagini di gente che soffre, sostenendo: "Noi non andiamo a lamentarci in TV, non chiediamo soldi e, se li chiediamo, lo facciamo per la ricerca contro le malattie, quindi per il bene di tutti'.
Per quanto riguarda le donne, hanno prodotto un concetto sibillino: si sono tolte il burqa solo dopo che gli uomini si sono tagliati la barba e comunque, visto che sono tante, potevano farlo anche prima, bastava
ribellarsi. Ad un gruppo di ragazzine che si è avvicinato per dirmi che loro non condividevano affatto le posizioni delle altre compagne e dei compagni ho risposto che, naturalmente, nemmeno io le condividevo, ma ero contenta di aver tirato fuori un pensiero reale, sincero, sul quale lavorare.

Conclusioni: si è discusso molto sull'aggressività, sulla violenza, sulle loro radici e così via. L'episodio che ho raccontato potrebbe accadere o essere accaduto in altre mille classi; mi piacerebbe saper verificare il riflesso circolare che sicuramente si è instaurato tra i venti di guerra e la guerra reale da una parte e l'universo culturale (o sottoculturale) di quei ragazzi.
Riflesso circolare o conferma o sostegno. In quei ragazzi e chissà in quanti altri ragazzi.

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