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Crui e Cnr: «La ricerca è investimento Dal 2008 perso un miliardo»

Crui e Cnr: «La ricerca è investimento Dal 2008 perso un miliardo»

14/02/2017
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Corriere della sera

Claudia Voltattorni

«Le spese per la ricerca non sono spese, sono investimenti, moltiplicatori che portano investimenti all’Italia: la ricerca è un motore di ricchezza per tutti i Paesi». Solo che il resto d’Europa investe in media il 2,03% del Pil in ricerca e sviluppo, l’Italia sta ferma all’1,33%. E l’obiettivo per i 28 Paesi Ue è di arrivare entro il 2020 al 3%. E invece «investire sulla conoscenza è l’unico modo per far crescere un Paese». Lo ribadiscono rettori universitari e presidenti di enti di ricerca che ieri mattina si sono ritrovati al Cnr a Roma per lanciare un appello per la ricerca italiana, che rischia nuovi tagli e quindi nuove emorragie di ricercatori, attratti all’estero dove fare ricerca è meno complicato.

Dal 2008, spiega Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori (Crui), «la ricerca universitaria ha perso un miliardo di finanziamenti e 10mila posti di ricercatore». Ecco, dice, «se riuscissimo a recuperare queste perdite, potremmo inserire nuovi giovani nel sistema». Oggi l’età media è 50 anni. Per ogni mille occupati, l’Italia conta una percentuale di ricercatori del 4,73. La media europea è del 7,40. 

Eppure, aggiunge Massimo Inguscio, presidente del Cnr, «abbiamo la migliore scuola superiore del mondo, l’università italiana prepara i suoi studenti a livello altissimo, ma bisogna creare la consapevolezza dell’importanza della ricerca e non farsi sfuggire i migliori». Intanto, tra i giovani: «Stiamo lavorando con le scuole e con l’alternanza scuola-lavoro, centinaia di studenti arrivano al Cnr e scoprono l’importanza della scienza». Racconta Eugenio Gaudio, rettore della Sapienza, che «se l’Italia investe 100 per ogni abitante sulla ricerca, la Germania investe 300; per il gioco d’azzardo avviene il contrario, e allora mi viene da dire: l’Italia investe nella sorte, la Germania in conoscenza». E Inguscio (Cnr) sottolinea: «Non esistono tesoretti della ricerca, magari: tutti i fondi vengono reinvestiti in ricerca. Però bisogna sburocratizzare il sistema».


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