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«Così si mortifica l'impegno la competenza va certificata»

Gaetano Manfredi, Rettore in carica dell'Università Federico II di Napoli

01/10/2018
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Il Messaggero

Dal 2015 è a capo della Crui, la Conferenza dei Rettori delle università italiane, e ne resterà presidente fino al 2020. Il professore Gaetano Manfredi, Rettore in carica dell'Università Federico II di Napoli, non ha dubbi sull'importanza del voto di laurea. Lui che, laureatosi in ingegneria nel 1988 con 110/110 e lode, nel 1998 dopo dottorati e borse di studio era già professore associato in Tecnica delle costruzioni. Per poi diventare a pieno titolo, nel 2000, professore ordinario. Una carriera universitaria intensa, scandita da impegno e successi. Oggi a 54 anni è Presidente della Crui, tra i più giovani ad aver avuto questo mandato, oltre che Rettore della più grande università del Mezzogiorno. Nella sua università deve pensare a portare avanti un ateneo da oltre 100 mila persone, tra studenti, docenti e impiegati. Fin dal suo primo giorno di mandato ha sottolineato l'importanza del reclutamento e ha garantito che alla Federico II di Napoli sarebbero arrivati solo docenti eccellenti, anche da tutto il mondo. In nome del merito, quindi.
Perché in Italia si dovrebbe togliere importanza al voto di laurea?
«Se in Italia veramente vogliamo togliere anche il voto di laurea, significa che stiamo dicendo ai nostri ragazzi che studiare di più non serve a niente».
Una brutta lezione per i giovani?
«Sicuramente sì. Direi che in questo modo l'impegno negli studi ne esce mortificato».
Si tratterebbe di uno svilimento dell'impegno di tanti ragazzi?
«Certo. Abolendo il valore del voto di laurea, l'impegno degli studenti viene mortificato. E con esso anche tutto il resto».
In che senso?
«I nostri ragazzi si impegnano e fanno anche tanti sacrifici per arrivare alla laurea. Mi riferisco al sacrificio di tutti quei giovani che studiano duramente, con tanta fatica».
Qual è l'obiettivo?
«Anni di studio, di voti e sacrifici solo con l'obiettivo di migliorarsi. Sappiamo bene che un buon voto, per chi studia, è importante».
Crede quindi che sia un errore abolirne l'importanza nei concorsi pubblici?
«Sì. Soprattutto in un mondo in cui, in realtà, ai giovani e a chi vuole entrare nel mondo del lavoro servono sempre più competenze. Ed è importante quindi certificarle, dimostrarle».
Anche nei concorsi pubblici?
«Soprattutto nei concorsi pubblici, dove ritengo sia necessario inserire sempre più curriculum e sempre più meritocrazia. È importante per evitare distorsioni».
Che tipo di distorsioni, ad esempio?
«Nel mondo del lavoro la validità di un curriculum, dimostrato e certificato, serve ad evitare eventuali favoritismi».
In Europa è così?
«All'estero, anche nei colloqui, spesso viene valutata l'intera carriera scolastica delle persone che si candidano per un posto di lavoro. Non solo, con la carriera vengono presi in considerazione anche i voti ottenuti negli anni e la reale qualità degli studi svolti».
Lo Stato può permettersi di non interessarsi al voto di laurea?
«In un'impresa privata nessuno preferirebbe una persona con curriculum universitario scadente, perché dovrebbe farlo lo Stato?»
Lorena Loiacono