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Corriere - Serio e disponibile, caro professore ti vogliamo così

C'è un segreto per insegnare ai ragazzi ed entrare nel loro cuore? Loro non hanno dubbi e raccontano come dovrebbe essere chi siede in cattedra "Serio e disponibile, caro professore ti vogliamo co...

28/01/2002
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Corriere della sera

C'è un segreto per insegnare ai ragazzi ed entrare nel loro cuore? Loro non hanno dubbi e raccontano come dovrebbe essere chi siede in cattedra

"Serio e disponibile, caro professore ti vogliamo così"

Gli studenti delle superiori tracciano l'identikit del docente ideale: non vogliamo un amico, ma qualcuno che ci capisca

Un amico, ma non troppo. Un quasi confidente, ma "senza fare le veci di un genitore". Deve essere capace di capire i ragazzi e parlare con loro, "di tutto, non solo di cose di scuola". Ma se serve, deve sapersi mettere in discussione. Sempre mantenendo una certa autorevolezza, "non autorità, però". Gli studenti milanesi vorrebbero così il professore ideale. In alcuni casi, lo hanno anche incontrato. "Un prof troppo legato ai libri non mi piace", dice Giacomo, quinta scientifico al Severi. E spiega: "Uno che entra in classe, fa la sua lezioncina e se ne va, no, non mi va bene, meglio uno che parli con gli studenti, che si confronti con loro, su tutto, dai problemi che ci sono in classe alle cose più grandi". E che accetti anche posizioni diverse dalle sue. "Secondo me - interviene Nicholas al secondo anno dell'artistico Santa Marta - non deve essere di parte, non deve trasmettere le proprie idee politiche". Ma se lo fa, riprende Giacomo, "deve essere capace di accettare le critiche da noi studenti, senza che ci siano conseguenze". Caterina del liceo Parini va oltre. Lei vorrebbe "momenti più orizzontali, dove finisce la logica del numerino e dall'impostazione "cattedra-banco" si passa a parlare seduti in cerchio e ci si mette tutti in discussione, professori compresi". D'accordo Claudia, ultimo anno all'artistico Boccioni, "dovrebbero scendere dalla cattedra". Spiega: "Non voglio che un professore entri in classe per darmi solo delle nozioni, mi piacerebbe se riuscisse a coinvolgere sempre di più i ragazzi, parlando con loro, magari anche dei fatti personali".
Un confidente? "E perché no? - continua Claudia - sennò è tutto molto riduttivo, credo che la scuola debba essere qualcosa di più e i prof lo stesso". Quindi sì ad una loro partecipazione più attiva alla vita della scuola, "alle assemblee, alle autogestioni". Ma sempre tenendo le distanze. Sono d'accordo tutti. "Né amico, né confidente", per Caterina. Contrario anche Nicholas, "non credo che sarebbe utile, si rischia di mischiare i ruoli". Giacomo non parlerebbe dei suoi problemi, "ma è una questione di carattere". Claudia sì, "magari non proprio come un qualsiasi amico". Raffaele, primo liceo classico al Manzoni, lo vorrebbe amico "ma senza esagerare, sennò si confondono i ruoli", anche se "dovrebbe essere in grado di capire i ragazzi e quello che può succedere nella loro vita, di andare oltre il suo ruolo istituzionale".
Per alcuni il prof ideale è quello di religione. "Con lui ho un bellissimo rapporto, - dice ancora Claudia - è bravissimo perché parla di attualità, ti coinvolge. L'ho incontrato anche a Genova al G8". Per Raffaele è "un quasi confidente, se ho bisogno so che posso parlare con lui, anche se abbiamo idee diverse".
E alla fine ammettono che comunque dipende dalla materia. "Certo - ride Raffaele - con la matematica, c'è poco da essere coinvolti".
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