Corriere-Quando il docente diventa "scrutinante" per dare il voto finale

LA PAROLA

Quando il docente diventa "scrutinante" per dare il voto finale

La parola di oggi è "scrutinio". L'etimologia fa risalire il vocabolo al verbo deponente latino "scrutari" (frugare, rovistare), che a sua volta rimanda al neutro plurale "scruta, scrutorum" (stracci, cianfrusaglie), di origine incerta. Nel significato di votazione di una proposta, di spoglio delle schede mediante le quali i votanti hanno espresso i loro voti, "scrutinio" compare nella nostra lingua fin dalla metà del Trecento, e inizialmente si chiamò anche "scrotinio, scruptino, scutrino, scurtinio, scrottino, scruttineo". L'accezione che ci interessa ("operazione mediante la quale un'apposita commissione d'insegnanti valuta il profilo degli alunni d'una classe") è molto più recente, e si fa risalire al 1911, anno in cui uscì un libro intitolato "Esperimenti, scrutini ed esami nelle scuole elementari". Questo spiega perché le possibili citazioni letterarie provengano da opere del nostro Novecento. In "Prima che il gallo canti", Cesare Pavese scrive: "Passai mezza la mattina riordinando il registro di classe per li scrutini imminenti". Nel suo giovanile "Garofano rosso", Elio Vittorini annota: "Oggi a scuola hanno messo fuori i quadri degli scrutini". Nel "Giardino dei Finzi Contini", Giorgio Bassani ricorda: "Si indugiava nell'androne vasto, assiepandoci davanti ai grandi fogli bianchi degli scrutini finali". Pavese, Vittorini, Bassani: tre nomi variamente importanti della nostra letteratura del Novecento, che fa piacere poter citare. Ma è il caso di rammentare che "scrutinio" dà origine anche al verbo "scrutinare", che trasforma gli addetti alle votazioni trimestrali o di fine anno in "scrutinanti". Sbaglierò, ma mi sembra naturale supporre che professori e maestri non amino essere definiti così.