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Corriere-Professori in rivolta da Torino a Palermo

ELITE "DI BASE" Professori in rivolta da Torino a Palermo: daremo la sveglia ai soliti noti dell'Ulivo MILANO - Scende in piazza la rivolta dei professori. Dalle Alpi alla Trinacria. Esagerato...

17/02/2002
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Corriere della sera

ELITE "DI BASE"

Professori in rivolta da Torino a Palermo: daremo la sveglia ai soliti noti dell'Ulivo

MILANO - Scende in piazza la rivolta dei professori. Dalle Alpi alla Trinacria. Esagerato? Naturalmente sì. Perché non sono tutti professori e le piazze devono ancora riempirle. Per ora intasano le autostrade virtuali di Internet col passaparola elettronico delle e-mail, pronti a sferrare il piano di attacco alla politica "seduta" della loro coalizione di riferimento, l'Ulivo o quel che ne resta. Però i fermenti accademici ci sono. E giù dal Piemonte di Tranfaglia rotolano al centro e fanno rumore nella Bologna di Enriques e Bonaga; riprendono slancio nella Firenze di Pardi e dello storico anglo-fiorentino Paul Ginsborg che hanno innescato l'insurrezione; muovono a valanga sulla Roma di un Nanni Moretti più criticato che amato; saltano lo Stretto e approdano in Sicilia, la terra del 61 a 0 alle Politiche, nelle Palermo e Messina della nuova potenziale coppia accademica d'assalto: Fiandaca-Centorrino. Ad unirli è l'insofferenza per le "insipienze" dei leader ulivisti, riprodotte in sedicesimo nella loro realtà locale. Ma attenzione: per tutti l'obiettivo è lasciare il segno a livello nazionale. Proprio come il loro "maestro", il geografo Francesco Pardi da Firenze, il docente di Analisi del Territorio che è riuscito a cantarle chiare là sul palco di piazza Navona tra gli applausi della gente e i volti da trimurti di Rutelli-Fassino-D'Alema. E allora via: date di incontri da annunciare, slogan per catturare l'attenzione, programmi o meglio "carte dei principi" da diffondere. Un armamentario che può sembrare trito e destinato ad ammuffire in qualche armadio delle occasioni perdute. Però stavolta all'ispirazione genuina si mescolano accortezza e disincanto. Un cocktail che potrebbe pure sfondare.
"La democrazia è il luogo in cui neppure un grammo di intelligenza va sprecato". Così si presentano ad effetto i "Cittadini", anzi " Citoyens ", alla francese. I paladini della "cittadinanza attiva" nascono nella Bologna che diede il via al lungo kappaò ulivista con il trionfo di Guazzaloca sindaco. Ma guardano lontano: preparano un'iniziativa top secret il cui timer di esplosione è programmato tra una quindicina di giorni, una "forma di incursione virale sul tema della comunicazione" dice Stefano Bonaga, ex signor Parietti ma soprattutto assessore comunale all'Innovazione amministrativa nel passato di sinistra della città, docente di antropologia filosofica all'Università e uno dei 30 fondatori di quello che definisce "un gruppo di iniziativa". Per dire che chi è dentro tira fuori idee e non si limita a buttare lì una firma.
Una critica neppure troppo velata all'altra realtà appena nata sotto le due Torri, quella di "6.30", promossa dall'amministratore della Zanichelli, il prodiano Federico Enriques. Hanno raccolto un migliaio di firme, facendo arrabbiare il potente segretario regionale ds Mauro Zani. Ci sono quelle di Stefano Benni, Michele Serra (promotore anche di " Citoyens "), Carlo Ginzburg, Francesco Guccini, dell'entomologo Giorgio Celli e dei politologi Edmondo Berselli e Gianfranco Pasquino. Quell'ora di prima mattina che li denomina vuole "dare la sveglia" ai soliti che stanno a Roma. Dei quali si disinteressano invece, almeno apparentemente, i "Cittadini": pur senza voler cedere a "critiche, piagnistei, gridi di dolore alla Moretti", avvisano che "la politica non ha più niente da dire". Loro (con Bonaga e Serra e un po' di docenti universitari ci sono il filosofo Ermanno Bencivenga, l'imprenditore Massimo Osti, l'economista Mario Zanzani) vogliono ricostruire "un'identità alla sinistra" puntando a interconnettere le "tante intelligenze sociali diffuse a livello intellettuale, imprenditoriale, nel mondo del commercio, in quello delle partite Iva". Sì, proprio le "partite Iva", la bussola di Tremonti: quasi un sacrilegio.
Come può apparire un sacrilegio dire a Palermo, militando a sinistra, che fu "personalistico" il "rinascimento palermitano" dell'ex sindaco Leoluca Orlando. Eppure c'è anche questo sul biglietto da visita di Giovanni Fandiaca, 54 anni, celebre penalista, docente all'Università, qualche anno fa consigliere laico del Csm in quota Pds. Lui e il collega messinese Mario Centorrino, professore di Economia politica a Messina, sono già stati ribattezzati i "Pardi-Ginsborg di Sicilia". Fandiaca sente il bisogno di "ricominciare a pensare", consapevole che i Ds in Sicilia sono "a un livello di non ritorno". Il suo collega è con lui, le e-mail sul loro appello all'azione fioccano, il 9 marzo si conteranno in un'aula magna a Palermo. Lo slogan è "Sviluppo e legalità". "Sforziamoci di coniugare queste due parole - spiega Fandiaca - perché uno dei limiti del movimento antimafia fu proprio aver posto troppo l'accento sui valori della legalità in aree sociali in cui la gente ha il problema di avere qualcosa da mangiare per cena...". Sviluppo, dunque. Perché il successo in Sicilia significa riprendersi le fasce più deboli e non solo quel ceto medio che vuole "muovere" Ginsborg.
A Torino, invece, "c'è già una fitta rete di iniziative trasversali che interessa il mondo cattolico e la sinistra dei social forum. Un corpo di iceberg sociale molto denso, che si mobilita anche sotto la superficie". E' la tesi di Marco Revelli, sociologo vicino a Rifondazione. Una parte di questi, qualche centinaio, ha partecipato al corteo di giovedì scorso sotto una pioggia battente organizzato dal filosofo Gianni Vattimo (Ds), dal professore di Storia contemporanea Nicola Tranfaglia con l'appoggio del cantautore-prof Roberto Vecchioni. Hanno chiesto "giustizia e informazione uguali per tutti". Domani potranno chiedere qualcos'altro, magari ai loro leader di riferimento impegnati in Giornate dell'Intellettuale che qui, "dove per muoversi sul serio non si aspetta certo Moretti", non attecchiscono più.


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