FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3765775
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Corriere-"Primine" anticipate I rischi di un ritardo che taglia fuori i giovani

Corriere-"Primine" anticipate I rischi di un ritardo che taglia fuori i giovani

RIFORMA MORATTI "Primine" anticipate I rischi di un ritardo che taglia fuori i giovani La questione dei tempi è essenziale. Un errore infilarsi in un tunnel di discussioni Per salv...

16/03/2002
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

RIFORMA MORATTI

"Primine" anticipate I rischi di un ritardo che taglia fuori i giovani

La questione dei tempi è essenziale. Un errore infilarsi in un tunnel di discussioni

Per salvare il monopolio delle "primine" a pagamento, la parte più conservatrice degli interessi privati non voleva la norma che aprirà a cinque anni e mezzo le aule elementari. Se ora, come vogliono gli oppositori, la riforma della scuola pubblica dovesse abbandonare lo strumento celere della delega, si perderebbero ancora 12 mesi e le pressioni private avrebbero paradossalmente partita vinta. E' solo un piccolo esempio dell'errore tattico e strategico di trasferire in un irato polverone dilatorio l'atteso confronto sull'intero sistema scolastico. La questione dei tempi è essenziale in questa zona della società. Via via che si slitta, una parte dei cittadini giovani resta anagraficamente tagliata fuori da novità pensate per loro. Che se ne fanno ex studenti di mezzi che arrivano quando hanno smesso di studiare? Più importanti sono i punti della riforma, più alti si fanno i costi di una strada lenta e litigiosa, che continuamente rinvia di slogan in slogan il momento di valutare e decidere la materia del contendere. La personalizzazione dei percorsi e la libertà di cambiare scelta, con agili passerelle fra il filone liceale e quello tecnico, potrebbe partire dal 2003. Ma se ci si infila in una minuziosa contesa si va al 2004 o al 2005. Così è per gli stage , che devono aprire agli studenti l'esperienza del mondo professionale e produttivo, ora consentita soltanto all'uno per cento di loro. Demografia e flussi migratori rendono poi addirittura incandescente il ritardo di un piano di aggiornamento per tutti i docenti che si trovano già oggi di fronte a 150 mila studenti stranieri, numero destinato a moltiplicarsi nei prossimi anni. E' un bacino di utenza civilmente in maturazione, che ha diritto a una scuola preparata e competente per l'accoglienza.
Questa riforma ha buoni motivi per essere apprezzata e altrettanti per essere criticata, secondo le ideologie, le enfasi e le diffidenze, gli opposti interessi politici e settoriali. Ma un merito è innegabile, è l'uscita dall'ipocrisia. Non nasconde di volere puntare, con un pragmatismo talvolta perfino urtante, a recuperare efficienza, spendibile sul mercato europeo delle competenze. Allo stesso tempo esplicita la volontà di un abbinamento tra valutazione degli apprendimenti e valutazione dei comportamenti, con un taglio selettivo, sette in condotta e bocciatura. Arriva dopo decenni ideologici di sinistra e non è davvero di sinistra.
Contrastare il disegno non solo è legittimo, nell'angolazione degli schieramenti è anche logico. Mettere in moto una tattica dilatoria in piazza e nei palazzi è invece dannoso per gli utenti della scuola. A sinistra come a destra, essi hanno bisogno di decisioni maturate nella pacatezza e con lucidità.