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Corriere-Piano Moratti, sì degli italiani

L'OSSERVATORIO Piano Moratti, sì degli italiani di RENATO MANNHEIMER Ciascun ministro succedutosi negli ultimi decenni ha voluto tentare - con maggiore o minore incisività - di rinnovare ...

10/12/2001
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Corriere della sera

L'OSSERVATORIO

Piano Moratti, sì degli italiani

di RENATO MANNHEIMER

Ciascun ministro succedutosi negli ultimi decenni ha voluto tentare - con maggiore o minore incisività - di rinnovare il nostro sistema scolastico. Con esiti contraddittori, ove elementi positivi si intrecciavano con scelte decisamente negative. Anche oggi la scuola contrappone alcune aree di eccellenza a contesti di assoluta mediocrità, col risultato di fornire una preparazione mediamente insufficiente, che non permette di affrontare adeguatamente il mondo del lavoro o dell'università. E' stato giustamente osservato che le carenze formative rappresentano forse il più grave handicap del nostro Paese rispetto al resto d'Europa. Anche l'attuale ministro ha voluto mettere mano alla questione, proponendo una riforma che ha suscitato sia alcuni plausi, sia accese contestazioni, specie da parte degli studenti. Le reazioni dell'opinione pubblica sono dunque differenziate. Vi è, ad esempio, una approvazione di principio (42% favorevoli, 27% contrari, 31% non so) all'idea dei due percorsi formativi separati, uno più professionalizzante, l'altro più "classico", che diminuisce tuttavia al crescere del titolo di studio (sino a trasformarsi in disapprovazione tra i laureati) e tra chi è orientato a sinistra.
Si rilevano però alcune opinioni, "trasversali" agli orientamenti politici, religiosi o di altra natura, approvate dalla grande maggioranza dei cittadini. Vi è in particolare: 1) una opzione a favore della scuola pubblica. Che non esclude la presenza di istituti privati, purché autofinanziati. Il finanziamento dello Stato alle scuole private è auspicato in misura relativamente maggiore dai cattolici praticanti e/o da chi si colloca sul centrodestra, ma anche in questi casi si tratta di minoranze, mai superiori al 20%; 2) un orientamento per l'unicità del sistema scolastico sul territorio (perfino tra l'elettorato della Lega). E' una significativa eccezione alla tendenza generale, favorevole al decentramento di molte funzioni dello Stato. Esso si trova pressoché nella stessa misura nelle diverse regioni, con meno enfasi nel Nord Est, più "autonomista" anche da questo punto di vista; 3) un atteggiamento di critica agli insegnanti che, malgrado il basso stipendio, vengono ritenuti "pagati in modo adeguato rispetto a ciò che fanno", ma per i quali viene auspicato al tempo stesso di "guadagnare di più in base al merito e non all'anzianità".
Agli "Stati generali della scuola", previsti per i prossimi giorni, il ministro dovrà tenere conto di questi orientamenti. Avendo presente anche che la sua riforma assume anche una valenza comunicativa, in quanto può fornire o sottrarre consensi al governo, la cui immagine presso l'elettorato appare oggi relativamente offuscata.


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