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Corriere-Milano-La scuola si ribelli al linguaggio online: uccide il dialogo

Pagelle e lezioni su Internet. Protesta al Berchet: genitori e figli disorientati, serve buon senso nell'uso delle tecnologie "La scuola si ribelli al linguaggio online: uccide il dialogo"...

16/12/2003
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Corriere della sera

Pagelle e lezioni su Internet. Protesta al Berchet: genitori e figli disorientati, serve buon senso nell'uso delle tecnologie

"La scuola si ribelli al linguaggio online: uccide il dialogo"

Un segno dei tempi, a cercarlo bene, lo trovi anche nelle cronache spicciole di una scuola milanese. Dove c'è un prof di greco e di latino che quasi quasi si sente "pentito" e invoca il buon senso contro l'uso indiscriminato delle tecnologie cablate. Con una lunga lettera aperta, farcita di dotte finiture linguistiche, come si conviene ad un prof "che il tempo, e non il desio d'onore, ha piegato a un cauto uso del computer". Ma facciamo un passo indietro. Il Berchet, storico e gettonato liceo classico, mette in rete il pagellino, con i voti di metà quadrimestre. Non è una novità. Il "pater familias" cerca il dialogo col computer di casa, inserisce la password, digita la classe e la carriera del figliolo si manifesta. E se il voto manca appare la sigla "n/a", in inglese "not available", non disponibile (difficile anche da leggersi). Al liceo classico Berchet quel not available, ma dài. Avessero scritto "n/p", in latino "non pervenit". Ma tant'è. Anche il classico è un po' meno classico. Così, il professore di greco mette nero su bianco una certa idea di disagio e una più sentita preoccupazione. La indirizza al chiarissimo preside e invoca subito il buon senso nel maneggiare tanta esplosiva tecnologia informatica. Ma i prof si sentono davvero così oppressi da computer selvaggio? Nella lettera aperta, viene fuori una scuola che incomincia già a distinguere tra insegnanti amanuensi, travet della penna e della parola e insegnanti tecnologizzati, pronti a lanciare tutto in Internet. Anche le informazioni più personali come i risultati dei ragazzi.
E qui, il professore e pittore Giovanni Mattio tocca il cuore del problema. "Un genitore che voglia conoscere i risultati del figlio non dalle sue parole, ma da messaggi crittati, da consultare in segreto con la password, procede per la strada dell'incomprensione e della diffidenza. Una strada che ogni insegnante responsabile eviterà di favorire". Già, il dialogo in famiglia è sempre più raro. E il rapporto tra un genitore e un figlio non può essere virtuale. Come quello tra un prof e il suo allievo e la sua famiglia. E nel dialogo con la parola detta, non potrà mai apparire la sigla "n/a", in inglese "not available", non disponibile.
Giuseppe Tesorio

Cronaca di Milano